Il Sole 24 Ore

TRIBUNALI- HUB AD ALTA VELOCITÀ PER UNA GIUSTIZIA PIÙ EFFICIENTE

- Gabriel Cuonzo Managing Partner studio legale Trevisan & Cuonzo

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La cronica inefficien­za della giustizia civile italiana è una delle cause più importanti della mancata crescita del Paese e del basso livello di investimen­ti esteri. La qualità della giurisdizi­one è un fattore strategico nella localizzaz­ione dell’impresa globale ad alto tasso di tecnologia. La qualità percepita delle corti italiane da parte delle imprese multinazio­nali è bassissima da anni. Detto brutalment­e, l’Italia è una giurisdizi­one “da evitare” per moltissimi operatori economici a livello globale. I piccoli passi avanti compiuti negli ultimi anni non sono stati sufficient­i a modificare questa percezione. Oggi – a causa della pandemia – siamo a una svolta che potrebbe far sprofondar­e definitiva­mente il nostro sistema giurisdizi­onale o rilanciarl­o, portandolo ai livelli delle nazioni concorrent­i. La ragione è nella accelerazi­one degli investimen­ti tecnologic­i indotti dalla pandemia.

Ad esempio, i Paesi Bassi, la Germania e il Regno Unito stanno già sperimenta­ndo con successo udienzeonl­ine ze online ed è certo che nel prossimo futuro in quei Paesi vi saranno investimen­ti massicci in tecnologia applicata al processo civile per consolidar­e una supremazia di giurisdizi­one che esiste già ( ad esempio nel grande contenzios­o globale in settori chiave qualipharm­a, quali pharma, high tech teche e finanza). Il rischio molto forte è che l’attuale gravissimo gap tra l’Italia e le altre economie avanzate diventi irrecupera­bile.

I governi che si sono succeduti nell’ultimo decennio non sono riusciti ad affrontare alle radici il problema della inefficien­za della giustizia civile che si è aggravato con la pandemia.

Eppure, proprio la pandemia ha generato una combinazio­ne che offre una opportunit­à irripetibi­le: le risorse del “Recovery Fund” e – soprattutt­o – un governo presieduto da Mario Draghi, probabilme­nte l’unica grande personalit­à del panorama italiano con una visione pragmatica e non condiziona­ta dagli interessi corporativ­i che hanno finora sbarrato la strada a qualunque tentativo di vera riforma.

Gli stakeholde­r del sistema giustizia ( cioè gli avvocati e i magistrati) non hanno la volontà di cambiare veramente le cose. I circa 243mila avvocati italiani hanno un volume d’affari medio annuo di circa 58mila euro e un reddito medio Irpef di 38mila euro ( dati 2018). Gran parte di loro sopravvive proprio grazie alla polverizza­zione del contenzios­o ci

Tribunali dedicati.

L’idea di creare sezioni speciali per le imprese con giudici specializz­ati ha lo scopo di accorciare i tempi vile che genera ogni anno circa 3,3 milioni di nuove controvers­ie. La lunga durata delle cause e il loro assurdo spezzettam­ento in tante inutili udienze è funzionale alle esigenze di studi profession­ali molto piccoli con deboli o inesistent­i infrastrut­ture che non reggerebbe­ro l’urto di una rapida modernizza­zione del sistema con l’introduzio­ne del trial al centro del processo, come in tutte le giurisdizi­oni avanzate del mondo. L’ostilità di buona parte del foro italiano verso la tecnologia ( udienze online e altro) ha la stessa matrice. Il motto “causa che pende, causa che rende” è più che mai attuale. Quanto ai circa 9mila giudici, pur essendo in gran parte preparati e profession­ali, essi si formano e operano in un contesto di scarsa efficienza ed estremamen­te lontano dall’orizzonte culturale delle imprese moderne. Vi è poi un degrado anche materiale dei luoghi fisici ove si amministra la giustizia che testimonia una gravissima svalutazio­ne anche degli aspetti formali, simbolici della funzione giudiziari­a in Italia.

La creazione dei “tribunali d’impresa” non ha cambiato molto le cose. L’idea alla base dei tribunali d’impresa era quella di creare sezioni “dedicate” alle esigenze delle aziende con giudici specializz­ati e tempi più rapidi. Per funzionare, il progetto avrebbe dovuto puntare su pochissime sedi dotate dei migliori giudici di impresa italiani e con investimen­ti infrastrut­turali adeguati ( tecnologia e personale). Parallelam­ente si sarebbe dovuto riformare il processo civile concentran­do la trattazion­e delle cause in una singola fase orale sul modello del trial che è ormai uno standard nei sistemi giuridici di economie avanzate. Sarebbero bastati pochi milioni di euro per ottenere un effetto “promoziona­le” straordina­rio per la nostra economia. La nascita di first class tribunal in Italia avrebbe riempito le prime pagine dei giornali finanziari del mondo. Al contrario, si è seguita la solita logica localistic­a per cui le sezioni di impresa sono diventate 22 con conseguent­e impossibil­ità di concentrar­e risorse umane e tecnologic­he.

Occorre dunque avere il coraggio politico di invertire la rotta. La ricetta è relativame­nte semplice, ma ardua politicame­nte, visto che confligge con ideologie e interessi consolidat­i. Essa è la seguente. Avviare una seria riforma del processo civile basata sul trial, concentran­do la fase istruttori­a e quella decisoria in poche udienze consecutiv­e, e concentrar­e le risorse su pochi “super tribunali” di impresa con i migliori standard profession­ali e tecnologic­i. Questi super tribunali diventereb­berohub diventereb­bero hub in grado di ricevere il contenzios­o commercial­e più significat­ivo e in particolar­e di offrire alle imprese straniere una percezione di alta qualità e affidabili­tà. Ad esempio occorre disporre di aule attrezzate con dispositiv­i audio video e con personale per la trascrizio­ne delle discussion­i in udienza. Qualità del servizio non significa solo giudizi più rapidi ( 1 anno per il primo grado contro gli attuali 3 dei tribunali più efficienti), ma anche e soprattutt­o una istruttori­a accurata e sentenze di alto livello.

Parallelam­ente alla creazione di hub ad alta velocità per il contenzios­o d’impresa, occorre intervenir­e sulla generalità del contenzios­o civile anche attraverso misure deflazioni­stiche come l’aumento della liquidazio­ne delle spese legali in caso di soccombenz­a e la creazione di forme di mediazione finalmente efficaci.

Il governo dovrebbe ignorare le tante grida che si leverebber­o contro la giustizia “a due velocità”. Queste obiezioni nascondono interessi corporativ­i e ignorano la realtà. La creazione di una best practice nella giustizia civile in pochi tribunali d’impresa avrebbe ricadute positive anche sugli altri tribunali italiani che avrebbero un modello da seguire. In tutti i Paesi avanzati le cause più importanti si svolgono in un ristretto numero di sedi giudiziari­e dedicate che garantisco­no standard molto elevati creando best practice di sistema. Questa concentraz­ione di risorse verso infrastrut­ture performant­i, che poi diventino modello e volàno per tutto il sistema, si è già verificata con successo nei trasporti con l’alta velocità. Oggi la competitiv­ità si basa soprattutt­o sulle infrastrut­ture immaterial­i tra cui la giustizia civile è ormai probabilme­nte al primo posto. Non è esagerato ritenere che la creazione di una giustizia civile ad “alta velocità” possa essere il punto di svolta per la crescita dell’economia italiana.

LA CREAZIONE DELLE SEZIONI D’IMPRESA PURTROPPO NON HA DATO GLI ESITI SPERATI

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