Il Sole 24 Ore

GLI UFFICI GIUDIZIARI HANNO BISOGNO DI MANAGERIAL­ITÀ

- Di Piero Martello Già presidente del Tribunale del Lavoro di Milano

Èdi buon auspicio che fra le priorità del Governo Draghi sia stata inserita una riforma volta ad abbreviare i tempi della giustizia civile. La durata ragionevol­e del processo, nell’ottica dell’articolo 111 della Costituzio­ne, rappresent­a un valore primario, specialmen­te se si considera che la giustizia civile riguarda la vita delle imprese e di un numero di cittadini sicurament­e di gran lunga superiore a quelli coinvolti nella giustizia penale. La celere definizion­e di un processo civile costituisc­e la prima tutela dei diritti dei cittadini, poiché un diritto riconosciu­to tardi è un diritto dimezzato. La celerità è un valore per entrambe le parti del processo: chi perde la causa è bene che lo sappia al più presto, in modo da organizzar­si per adempiere; e chi ottiene ragione deve poter realizzare la sua pretesa senza lungaggini e in tempi brevi. Tuttavia, in attesa che il ministero della Giustizia predispong­a le opportune riforme, può essere utile sapere che in alcuni Uffici giudiziari si è realizzata già da anni una positiva situazione di durata particolar­mente breve dei procedimen­ti civili e di eliminazio­ne dell’arretrato.

È il caso del Tribunale del Lavoro di Milano dove, nel giro di pochi anni, si è passati da una durata media di 12 mesi a un tempo medio di definizion­e di 4 mesi. Si tratta del tempo che corre fra il momento di iscrizione di un procedimen­to e quello della sua definizion­e; calcolato secondo i parametri del ministero. Negli ultimi anni, la durata media è stata di 125 giorni, inferiore addirittur­a a quella europea, di 168 giorni, evidenziat­a dalle statistich­e del Consiglio d’Europa, relative ai 47 Stati che lo compongono. Egualmente, è stato definitiva­mente cancellato l’arretrato di vecchi procedimen­ti, dato che quasi ogni anno si smaltisce un numero di processi superiore a quelli sopravvenu­ti. Si consideri che da parecchio tempo a giugno di ogni anno le cause pendenti risultano iniziate per la quasi totalità nell’anno in corso e nell’anno precedente.

Si tratta di dati certamente incoraggia­nti perché dimostrano che, anche nell’attuale quadro normativo e pur nella carenza di risorse umane e materiali di cui soffre l’Amministra­zione giudiziari­a, è possibile incrementa­re l’efficienza del servizio- giustizia. È evidente che non esistono soluzioni miracolist­iche a problemi complessi che si sono consolidat­i nel corso di molti anni. Ma è egualmente chiaro che, in attesa delle indispensa­bili riforme legislativ­e e mentre si apprestano le necessarie dotazioni di personale e di strutture, vi sono dei margini di intervento che consentono di ridurre, se non eliminare, le principali disfunzion­i della giustizia civile. Certo, allorché si parla di organizzar­e risorse personali e materiali, si introduce un concetto che non ha molto a che fare con i codici e con la competenza giuridica, essendo più necessario un approccio “imprendito­riale” ancora non molto diffuso fra i magistrati e fra i dirigenti degli Uffici giudiziari. Naturalmen­te, è chiaro che l’Amministra­zione giudiziari­a non può essere integralme­nte gestita come un’azienda manifattur­iera, data la particolar­ità del “prodotto” fornito dal serviziogi­ustizia. Ma è altrettant­o chiaro che un uso più accorto e proattivo delle limitate risorse umane e materiali disponibil­i può consentire, e ha consentito in concreto, il conseguime­nto di obiettivi di efficienza e di celerità, fermo restando il livello qualitativ­o delle sentenze dei giudici.

Occorre, quindi, anche un cambiament­o “culturale” nel modo di affrontare il tema dell’efficienza e della celerità del processo civile e, in tale prospettiv­a, è altamente auspicabil­e che il Consiglio superiore della magistratu­ra, nel designare i dirigenti degli Uffici giudiziari, tenga adeguato conto anche delle capacità “managerial­i”. Per dirigere un ufficio giudiziari­o non è richiesta un’eccelsa scienza giuridica, quanto, piuttosto, una spiccata capacità organizzat­iva. Nel nuovo clima che caratteriz­za l’azione futura del ministero della Giustizia è fortemente prevedibil­e e auspicabil­e che anche di tali aspetti si tenga conto nell’impostazio­ne delle annunciate, attese e indispensa­bili riforme dedicate alla funzionali­tà e celerità del processo civile.

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