Più spesa e meno entrate, un gap fino a 100 miliardi per la Germania
L’emergenza prolungata può causare 50 miliardi di debito extra nel 2022 Rimandare il pareggio di bilancio potrà imporre un ritocco costituzionale
No a più debito e a più tasse ma anche no a meno investimenti e meno contributi sociali e meno assistenza sanitaria. Sì allo “zero nero” in linea di principio ma anche sì al rinvio del pareggio di bilancio. La Germania, alle prese con una pandemia indomabile e nel pieno di un’annata elettorale che vedrà uscire di scena gli equilibri di Angela Merkel, è finita in un corto circuito: i conti pubblici stanno andando peggio del previsto, potrebbero mancare all’appello 40- 50 miliardi quest’anno - coperti da un maxi buffer - e 40- 50 miliardi di extra- debito 2022.
Questo “buco” è causato dalla ripresa economica più debole del previsto, vaccinazioni lente, seconda ondata, lockdown estesi per il pericolo varianti: meno gettito fiscale e più spesa pubblica. Il ministro della Sanità Jens Spahn ( Cdu) pare abbia bisogno di 15,5 miliardi aggiuntivi nel 2022 per sovvenzionare l’assicurazione sanitaria obbligatoria, il ministro del Lavoro Hubertus Heil ( Spd) chiede più sussidi per pensioni e indennità di lavoro per l’orario ridotto, il progetto dei tamponi a costo zero per i cittadini potrebbe costare 4,5 miliardi al mese. Persino la ministra della Difesa Annegret KrampKarrenbauer chiede di poter arrivare a quel 2% di Pil di spesa ( attualmente 1,5%) per la Nato. Sono queste le indiscrezioni per una maggiore spesa pubblica che circolano mentre il ministro delle Finanze Olaf Scholz ( Spd) prepara il budget 2022 e il piano programmatico pluriennale fino al 2025: lo presenterà non più il 17 ma il 24 marzo.
L’aumento 2022 del debito pubblico, dopo i 130 miliardi del 2020 e fino ai 179,8 miliardi quest’anno, pone rischi e quesiti diversi, di natura contabile, legale e politica.
Per il terzo anno consecutivo, nel 2022 il freno costituzionale al debito pubblico rischia di essere sforato e resta da vedere se il governo federale potrà semplicemente ricorrere ancora una volta all’emergenza della catastrofe naturale prevista dalla legge costituzionale. Un’emergenza triennale o quadriennale non è più un’emergenza. In aggiunta, il ritorno allo Schwarze Null, il pareggio di bilancio, potrebbe richiedere svariati anni, al punto da imporre un ritocco alla costituzione, un allentamento pluriennale dello “Schuldenbremse”, il freno al debito, per l’occorrenza pandemia trasformato in un “corridoio” in tre fasi verso la disciplina di bilancio. Il dibattito è aperto.
Un terzo anno in profondo rosso, sia pur pandemico, ha fatto venire il mal di pancia alla corrente più conservatrice della Cdu che dopo l’arrivo del nuovo leader Armin Laschet ha più voce e fors’anche più peso. Nella Cdu lo zero nero è un cavallo di battaglia piglia- voti alle elezioni. Ma la pandemia potrebbe aver intaccato il rifiuto viscerale verso il debito di tanti tedeschi. I moderati dell’Unione cristiano- democratica ( tra i quali Angela Merkel) vedono, come aiuto alle urne in pandemia, la carota piuttosto che il bastone. L’Spd intanto semina sul suo terreno, rilanciando l’aumento degli investimenti pubblici finanziato a debito o con il rincaro delle tasse.
« La Germania ha dato una risposta ferma e forte alle sfide poste dalla pandemia. In questo modo, abbiamo migliorato l’assistenza sanitaria e protetto le imprese e i posti di lavoro. Abbiamo gettato le basi per una crescita economica futura con alti livelli di investimento. Ci siamo indebitati molto per questo - ha detto Scholz -. Quando la crisi sarà finita e l’economia globale riprenderà, saremo in grado di uscire dal nuovo debito nel medio termine – come abbiamo fatto dopo la crisi finanziaria dieci anni fa » .
Scholz è favorevole a ritoccare il freno sul debito per renderlo più graduale ma « questa proposta richiede molti interventi legislativi e un ampio consenso bipartisan ( una maggioranza in parlamento di due terzi, che va oltre Unione, Spd e Verdi, ndr).
In attesa di schiarite, uno scontro duro si è consumato sulla conferma del presidente del Consiglio degli esperti economici: l’Spd ha fatto fuori il professor Lars Feld, più vicino al pensiero economico dell’Unione.