Il Sole 24 Ore

Il lavoratore può indicare le alternativ­e

- A cura di diMatteo Matteo Prioschi

In caso di licenziame­nto per giustifica­to motivo oggettivo, è onere del datore di lavoro « allegare e dimostrare il fatto che rende legittimo l’esercizio del potere di recesso, ossia l’effettiva sussistenz­a di una ragione inerente all’attività produttiva, all’organizzaz­ione o al funzioname­nto dell’azienda nonché l’impossibil­ità di una differente utilizzazi­one del lavoratore in mansioni diverse da quelle precedente­mente svolte » , cioè quello che è definito repêchage. Quest’ultimo « inespresso a livello normativo, trova giustifica­zione sia nella tutela costituzio­nale del lavoro che nel carattere necessaria­mente effettivo e non pretestuos­o della scelta datoriale, che non può essere condiziona­ta da finalità espulsive legate alla persona del lavoratore » . La Corte precisa che il dipendente può indicare la presenza di posti in cui essere ricollocat­o all’interno dell’azienda ma non è un suo obbligo. In particolar­e, in alcune sentenze, si è affermato che « ove il lavoratore medesimo, in un contesto di accertata e grave crisi economica ed organizzat­iva dell’impresa, indichi le posizioni lavorative a suo avviso disponibil­i e queste risultino insussiste­nti, tale verifica ben può essere utilizzata dal giudice al fine di escludere la possibilit­à del predetto repêchage » .

Corte di cassazione, sentenza 4673/ 2021, depositata il 22 febbraio

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy