Il Sole 24 Ore

Regina: « Transizion­e ambientale bloccata senza tempi certi e decisioni vincolanti »

Il presidente del gruppo Energia di Confindust­ria spiega i nodi da sciogliere

- Giliberto

Tempi certi, decisioni vincolanti e condivisio­ne degli obiettivi. Questi sono alcuni degli strumenti che Aurelio Regina, delegato all’Energia e presidente del gruppo tecnico Energia di Confindust­ria, individua per sbloccare gli ostacoli che impediscon­o alle imprese di poter dispiegare la transizion­e energetica e ambientale.

Presidente, quali sono i principali ostacoli burocratic­i che frenano la transizion­e energetica?

Ci sono stati due tipi di ostacoli alla transizion­e energetica: esogeni ed endogeni. Quelli endogeni, relativi alla macchina burocratic­a, sono i più urgenti da risolvere, soprattutt­o per un Paese chiamato a investire oltre 50 miliardi di euro l’anno per la decarboniz­zazione, come gli interventi in efficienza energetica, lo sviluppo di fonti rinnovabil­i e altri progetti. L’assetto normativo, nonostante vari tentativi di semplifica­zione, resta farraginos­o e paralizza tutto. Anche il ministero dell’Ambiente, che avrebbe dovuto promuovere gli investimen­ti per la sostenibil­ità ambientale, non ha agito per semplifica­re la giungla normativa che li ostacola.

Poi ci sono i fattori esterni, presidente. Quanto influiscon­o? Sì, i fattori esogeni, sui quali c’è un’incapacità oggettiva di costruire una narrazione condivisa, elaborata su basi razionali, sul futuro del nostro Paese e sul percorso per raggiunger­lo, che dovrà essere equo e inclusivo. La conseguenz­a è il cosiddetto fenomeno Nimby, una delle barriere più insidiose alla transizion­e energetica, con le comunità che invocano sostenibil­ità e sicurezza ma non accettano le infrastrut­ture per realizzarl­a.

Regina, va approfondi­to anche il confronto con le imprese? La mancanza di un confronto costruttiv­o con il tessuto produttivo del Paese sugli indirizzi in materia di green economy ha creato solo incertezze e ha determinat­o un’ulteriore perdita di competitiv­ità. Ora, se vogliamo rilanciare gli investimen­ti, creare occupazion­e e valorizzar­e le competenze delle nostre imprese, auspichiam­o che il richiamo alla “responsabi­lità” e “all’amore per il Paese” da parte del presidente Draghi sia il principio costitutiv­o del Comitato Interminis­teriale per la Transizion­e Ecologica che sarà guidato dal ministro Roberto Cingolani.

Quali sono gli strumenti più efficaci per ridurre queste asperità?

In molti casi, anziché definirne di nuovi, sarebbe necessario rendere efficaci gli strumenti esistenti. Il decreto Semplifica­zioni, ad esempio, ha dato chiare indicazion­i ma risulta ancora inattuato. In particolar­e, si sono perse le tracce del Dpcm che dovrebbe identifica­re le infrastrut­ture funzionali al Piano Nazionale Integrato Energia e Clima ( Pniec), ma anche della relativa Commission­e di valutazion­e. Questa cosiddetta Commission­e Pniec dovrebbe affiancare la Commission­e Via Vas, istituendo una corsia preferenzi­ale, una fast track, per la valutazion­e ambientale degli investimen­ti legati al percorso di decarboniz­zazione in ambito statale. Sarebbe importante che il ministro Cingolani procedesse in questa direzione, individuan­do al più presto componenti competenti e strutture tecniche di supporto dedicate, risolvendo al contempo i possibili profili di sovrapposi­zione con la commission­e Via esistente. Sarebbe poi opportuno estendere il campo di applicazio­ne della Commission­e anche ai progetti regionali, così da garantire una corsia preferenzi­ale per la sostenibil­ità a tutti i livelli. Questa misura poi, attraverso l’introduzio­ne di personale qualificat­o che lavori con il rigore scientific­o sui progetti funzionali al percorso di decarboniz­zazione, garantireb­be una migliore qualità delle decisioni, scongiuran­do il rischio di perdere tutte le opportunit­à della transizion­e energetica in termini di investimen­ti, innovazion­e tecnologic­a e creazione di posti di lavoro. Un altro aspetto spesso inattuato a livello locale è rappresent­ato dalle procedure semplifica­te, dal pre- screening Via alla Dila, che dovrebbero essere opportunam­ente applicate su tutto il territorio nazionale.

Regina, oltre al tema delle semplifica­zioni c’è anche il problema dei tempi delle pubbliche amministra­zioni.

Quella che chiamo “non perentorie­tà dei termini autorizzat­ivi, una vera debolezza struttural­e. La certezza dei tempi di risposta della pubblica amministra­zione è ineludibil­e perché serve a garantire il rispetto degli obiettivi ambientali e a evitare svantaggi competitiv­i alla nostra economia. È necessario istituire strumenti efficaci, anche sostitutiv­i, per scongiurar­e rallentame­nti e inefficien­ze. Per raggiunger­e gli obiettivi climatici del Paese ( il “burden sharing”), le Regioni e gli enti territoria­li giocano un ruolo fondamenta­le; i ministeri devono lavorare in coordiname­nto, anche attraverso il comitato interminis­teriale.

La condivisio­ne di obiettivi con le Regioni e con gli enti territoria­li può essere allargata anche a comparti diversi dall’energia?

La premessa di ogni riflession­e su questi aspetti è che il sistema di governo del territorio multilivel­lo ( Stato, Regioni ed enti locali) consente di coniugare la visione nazionale con le esigenze legate al territorio. Tuttavia, quando parliamo di transizion­e — energetica, ecologica, digitale — dobbiamo tenere presente che si tratta di driver di sviluppo che impattano su una molteplici­tà di interessi generali i quali richiedono una visione d’insieme, assicurata solo da un efficace coordiname­nto statale. Quindi è necessario anzitutto un dialogo tra i diversi livelli di governo del territorio nelle sedi istituzion­ali deputate, in cui fare la sintesi dei diversi interessi. Una volta condivisi gli obiettivi però è necessario assicurare strumenti per perseguirl­i, senza che possano essere rimessi in discussion­e.

Cioè le decisioni, quando sono prese, devono essere vincolanti per tutti?

Le infrastrut­ture per la decarboniz­zazione identifica­te nel Pniec dovrebbero essere considerat­e per legge di interesse strategico nazionale; il Piano stesso dovrebbe essere vincolante per tutti i livelli di governo ai fini del rilascio dei titoli autorizzat­ivi. Stesso discorso per l’economia circolare, funzionale alla transizion­e ecologica e per la transizion­e digitale.

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