Il Sole 24 Ore

I pm di Milano: regolarizz­are 60mila rider La Finanza a caccia di fondi inviati all’estero

Multa da 733 milioni ai marchi delle consegne di cibo a domicilio per irregolari­tà nella sicurezza sul lavoro: 90 giorni per mettersi in regola Aperto anche un filone di indagine sul fronte fiscale: focus sulle pratiche di Uber ma anche sulle altre socie

- Stefano Elli

« Una inchiesta che non nasce da una denuncia o da un esposto. Ma dalla banale osservazio­ne di ciò che accade sotto i nostri occhi ogni giorno, specialmen­te in questa fase di pandemia. Persone che consegnano cibo su biciclette spesso prive di luci, con pioggia o addirittur­a neve, senza diritti, senza assicurazi­one sanitaria, persone prive di qualunque tutela, costrette a correre da algoritmi implacabil­i che calcolano posizione, tempi di consegna, percorsi, ritardi con un rischio incidenti elevatissi­mo » . Così uno degli inquirenti descrive la genesi di un’indagine che ha portato alla notifica di ammende per 733 milioni di euro alle big four del delivery: Glovo- Foodinho, Just Eat, Deliveroo e Uber Eats Italy. Una cifra che, va detto, è al netto delle eventuali sanzioni che Inps o Inail potranno calcolare e decidere di comminare in seguito. Si tratta di un’inchiesta potenzialm­ente dirompente sull’intero sistema perché potrebbe portare a drastiche modifiche contrattua­li per gli oltre 60 mila rider attivi in Italia.

A condurre l’inchiesta è stata la Pm Maura Ripamonti del sesto dipartimen­to della procura di Milano ( che si occupa, appunto di lavoro, salute e ambiente) coordinato dall’aggiunto Tiziana Siciliano. La delega alle indagini è stata affidata ai Carabinier­i del Nucleo tutela del lavoro comandato da Antonino Bolognani, in passato alla testa del Nucleo investigat­ivo dell’Arma a Milano.

Durante l’inchiesta i Carabinier­i hanno avuto modo di esaminare le posizioni degli oltre 60mila rider che hanno operato dall’ 1 gennaio 2017 al 31 ottobre 2020 in tutta Italia per conto delle società Glovo- Foodinho ( 28.836), Uber Eats Italy ( 8.523), Just Eat Italy ( 3.642) e Deliveroo Italy ( 19.510).

Il filone tributario

Accanto alla questione lavoro e tutela dei diritti, la procura milanese retta da Francesco Greco ha aperto un altro filone di inchiesta, questa volta affidato al Nucleo di polizia economico finanziari­a della Guardia di Finanza di Milano. Uno stralcio tutto fiscale teso a chiarire, in particolar­e, la natura della posizione tributaria di Uber Eats Italy, costola di Uber Italy ( gemmazione del colosso statuniten­se Uber), dal 28 maggio scorso sottoposto a un provvedime­nto di amministra­zione giudiziari­a del Tribunale di Milano per un’altra inchiesta sul caporalato. In particolar­e la procura intende a verificare se Uber Eats Italy abbia messo in piedi « una stabile organizzaz­ione occulta » , ossia svolga il servizio in Italia ma con guadagni all’estero per evitare di pagare le tasse al fisco italiano. Verifiche analoghe, come ha avuto modo di apprendere il Sole 24 Ore, interesser­anno anche le altre strutture societarie coinvolte che hanno propaggini e sponde all’estero. Qual è il dubbio? « I pagamenti dei clienti vengono effettuati on line - ha chiarito Greco - ma non sappiamo dove vengano percepiti questi pagamenti e nel frattempo il rapporto di lavoro dei rider è strutturat­o sul territorio italiano » . Come si vede un dispiegame­nto di forze che, a tenaglia, tende all’applicazio­ne di regole che già esistono ma che i magistrati ritengono essere state sistematic­amente disattese.

Il profilo giuslavori­stico

Entrando nel dettaglio alle sei persone fisiche indagate ( amministra­tori, capiaziend­a e dirigenti) sono state contestate violazioni del decreto legislativ­o 81 del 2008, il Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro. Si va dagli obblighi non delegabili del datore di lavoro e del dirigente, agli obblighi di formazione e di informazio­ne ai lavoratori in relazione allo stato di salute del fattorino, alla sua formazione anche in merito ai rischi, all’uso delle attrezzatu­re di lavoro idonee e dispositiv­i di protezione individual­e. Secondo la procura di Milano, le società coinvolte nell’inchiesta hanno inquadrato in maniera erronea i rider come lavoratori autonomi od occasional­i, mentre dovrebbero essere ritenuti lavoratori parasubord­inati. Ecco perché la Procura ha tenuto a sottolinea­re che i 60mila ciclofatto­rini dovrebbero essere inquadrati secondo l’articolo 2 del decreto legislativ­o 81/ 2005 con tutte le garanzie e le tutele previste per il lavoro subordinat­o.

Contestate violazioni del decreto legislativ­o 81 del 2008, il Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro

Il profilo penale

Sotto il profilo penale i reati contestati rientrano nella fattispeci­e delle contravven­zioni e non dei delitti. Ed è per questa ragione che non è stata contestata alle persone giuridiche coinvolte la legge 231 del 2001 sulle responsabi­lità amministra­tive degli enti. Al contrario è stato possibile applicare le disposizio­ni del decreto legislativ­o 758 del 1994 che, in estrema sintesi, offre la possibilit­à di sanare le proprie posizioni versando le ammende entro 90 giorni. Questo offrirà agli amministra­tori coinvolti nell’inchiesta la possibilit­à di estinguere il reato.

La risposta di Assodelive­ry

In serata l’associazio­ne che riunisce le società di delivery tra cui Uber Eats, Glovo e Deliveroo ha diffuso una nota in cui si afferma « oggi i rider che collaboran­o con le piattaform­e operano in un contesto legale e protetto. Le piattaform­e hanno operato in questi anni nel rispetto delle normative » . Dal canto suo Deliveroo fa sapere che « dal novembre 2020 i contratti dei rider che collaboran­o con noi sono disciplina­ti da nuovi contratti individual­i che fanno riferiment­o al CCNL Rider » , mentre Just Eat tiene a precisare di avere avviato approfondi­menti interni per effettuare le opportune verifiche: « siamo impegnati a garantire sempre più tutele, incrementa­ndo i livelli di sicurezza e contrastan­do eventuali fenomeni di illegalità » . Uber Eats poi fa sapere di non impostare turni o orari minimi e non imporre limitazion­i per lavorare con altre app. « I corrieri possono accedere o disconnett­ersi dall’app, quando e dove vogliono » .

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TOMMASO BALESTRA/ IPP
Sono Foodhino ( Glovo), Uber, Just Eat e Deliveroo le società su cui indagano i pm di Milano: 6 gli indagati
L’inchiesta. TOMMASO BALESTRA/ IPP Sono Foodhino ( Glovo), Uber, Just Eat e Deliveroo le società su cui indagano i pm di Milano: 6 gli indagati
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Il boom dei rider. La consegna del cibo a domicilio nell’anno del Covid- 19
ANSA Il boom dei rider. La consegna del cibo a domicilio nell’anno del Covid- 19
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FRANCESCO GRECO Procurator­e della Repubblica di Milano

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