Imprese e sindacati preparano la strada al vaccino in fabbrica
Landini ( Cgil): sì ma serve un piano. Sistema Brescia primo territorio a muoversi
Prima le aziende. Ora il sindacato. L’idea di utilizzare le imprese come punti di vaccinazione per dipendenti e familiari, rilanciata dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi, incassa in via libera di massima anche dal leader della Cgil. « Non ho contrarietà – spiega Maurizio Landini a Radio 24 – ma serve un piano nazionale e una gestione pubblica con tutte le tutele e senza avere lavoratori di serie A o B a seconda dell’azienda in cui lavorano » . In attesa di sciogliere le incognite principali, che riguardano anzitutto la disponibilità di vaccini e di personale di supporto ai medici aziendali, si allarga intanto il fronte delle manifestazioni di disponibilità. Dal sistema- Brescia, primo territorio a muoversi in modo strutturato, presentando al prefetto un primo censimento della locale Confindustria sulla disponibilità di spazi idonei, medici interni, frigoriferi adatti alla conservazione del vaccino la risposta è netta: quasi 200 delle 300 aziende interpellate hanno offerto la propria disponibilità.
« Numeri che saliranno – spiega Paolo Streparava, ad dell’omonimo gruppo meccanico – perché questa è un’operazione nell’interesse generale. Noi in azienda mettiamo a disposizione il nostro medico e l’infermeria: stimiamo servano 15 minuti per completare una singola vaccinazione. Tempi che si potranno ridurre intervenendo sui colli di bottiglia, che riguardano la disponibilità di medici per le procedure di anamnesi del paziente. Noi ad ogni modo ci siamo: già lo scorso anno abbiamo speso 330mila euro per procedure anti- Covid e ora mettiamo a disposizione la nostra organizzazione » .
Non un caso isolato, quello bresciano, ma accompagnato da dichiarazioni di disponibilità in parte manifestate già nei giorni scorsi, moltiplicatesi ora dopo l’indicazione strategica in tal senso arrivata dal leader di Confindustria Carlo Bonomi, che ipotizza 12 milioni di soggetti coinvolti, tra dipendenti e familiari diretti. L’Unione Industriali di Torino, ad esempio, ha fatto partire lunedì le prime lettere alle imprese associate per sondarne la disponibilità di massima. Confindustria Toscana, spiega il presidente Maurizio Bigazzi, conferma il via libera delle imprese, così come racconta Sergio Fontana, numero uno di Confindustria Puglia.
Un passo avanti è Confindustria Lombardia, che sta già negoziando con la Regione un protocollo ad hoc. « Credo che alla fine riusciremo a concretizzare – spiega il presidente Marco Bonometti – a patto che i ruoli siano chiari: le imprese mettono a disposizione spazi e organizzazione ma per l’aspetto sanitario, che non ci compete, serve la disponibilità dei medici. Ad ogni modo è una strada da seguire, quello sanitario è il problema principale da affrontare, tutto il resto passa in secondo piano » . Al lavoro sul tema anche il Veneto. « Siamo d’accordo con il premier Draghi sulla volontà di coinvolgere tutte le strutture disponibili, pubbliche e private – commenta il presidente di Assindustria Venetocentro Leopoldo Destro – e siamo disposti a fare la nostra parte, come ha detto il presidente Bonomi. Ci stiamo già muovendo di concerto con Confindustria Veneto e la Regione per valutare le condizioni di spazi e di sicurezza necessari e per individuare in modo condiviso i settori produttivi e il personale che ha urgente bisogno di essere messo al riparo dal rischio di contagio. Ma il vero problema è proprio l’insufficiente disponibilità di dosi. Per questo valutiamo positivamente il cambio di passo del governo sull’aumento della produzione anche attraverso un coinvolgimento diretto dell'industria farmaceutica in Italia e auspichiamo una presa di posizione dell’Europa » .
« Ci siamo già mossi con l’assessore regionale alla Sanità ma il vero problema oggi è che non ci sono i vaccini: ad ogni modo – spiega il presidente di Confindustria Veneto Enrico Carraro, alla guida di un gruppo meccanico per sistemi di trasmissione di potenza – se saremo chiamati non ci tireremo indietro » . « Nel nostro stabilimento – aggiunge – abbiamo già le infermerie dove poter provvedere alle vaccinazioni e il medico aziendale che può essere attivato a questo fine: l’impegno è di tutto il sistema, di tutti gli imprenditori veneti » .