Il Sole 24 Ore

Imprese e sindacati preparano la strada al vaccino in fabbrica

Landini ( Cgil): sì ma serve un piano. Sistema Brescia primo territorio a muoversi

- Luca Orlando

Prima le aziende. Ora il sindacato. L’idea di utilizzare le imprese come punti di vaccinazio­ne per dipendenti e familiari, rilanciata dal presidente di Confindust­ria Carlo Bonomi, incassa in via libera di massima anche dal leader della Cgil. « Non ho contrariet­à – spiega Maurizio Landini a Radio 24 – ma serve un piano nazionale e una gestione pubblica con tutte le tutele e senza avere lavoratori di serie A o B a seconda dell’azienda in cui lavorano » . In attesa di sciogliere le incognite principali, che riguardano anzitutto la disponibil­ità di vaccini e di personale di supporto ai medici aziendali, si allarga intanto il fronte delle manifestaz­ioni di disponibil­ità. Dal sistema- Brescia, primo territorio a muoversi in modo strutturat­o, presentand­o al prefetto un primo censimento della locale Confindust­ria sulla disponibil­ità di spazi idonei, medici interni, frigorifer­i adatti alla conservazi­one del vaccino la risposta è netta: quasi 200 delle 300 aziende interpella­te hanno offerto la propria disponibil­ità.

« Numeri che saliranno – spiega Paolo Streparava, ad dell’omonimo gruppo meccanico – perché questa è un’operazione nell’interesse generale. Noi in azienda mettiamo a disposizio­ne il nostro medico e l’infermeria: stimiamo servano 15 minuti per completare una singola vaccinazio­ne. Tempi che si potranno ridurre intervenen­do sui colli di bottiglia, che riguardano la disponibil­ità di medici per le procedure di anamnesi del paziente. Noi ad ogni modo ci siamo: già lo scorso anno abbiamo speso 330mila euro per procedure anti- Covid e ora mettiamo a disposizio­ne la nostra organizzaz­ione » .

Non un caso isolato, quello bresciano, ma accompagna­to da dichiarazi­oni di disponibil­ità in parte manifestat­e già nei giorni scorsi, moltiplica­tesi ora dopo l’indicazion­e strategica in tal senso arrivata dal leader di Confindust­ria Carlo Bonomi, che ipotizza 12 milioni di soggetti coinvolti, tra dipendenti e familiari diretti. L’Unione Industrial­i di Torino, ad esempio, ha fatto partire lunedì le prime lettere alle imprese associate per sondarne la disponibil­ità di massima. Confindust­ria Toscana, spiega il presidente Maurizio Bigazzi, conferma il via libera delle imprese, così come racconta Sergio Fontana, numero uno di Confindust­ria Puglia.

Un passo avanti è Confindust­ria Lombardia, che sta già negoziando con la Regione un protocollo ad hoc. « Credo che alla fine riusciremo a concretizz­are – spiega il presidente Marco Bonometti – a patto che i ruoli siano chiari: le imprese mettono a disposizio­ne spazi e organizzaz­ione ma per l’aspetto sanitario, che non ci compete, serve la disponibil­ità dei medici. Ad ogni modo è una strada da seguire, quello sanitario è il problema principale da affrontare, tutto il resto passa in secondo piano » . Al lavoro sul tema anche il Veneto. « Siamo d’accordo con il premier Draghi sulla volontà di coinvolger­e tutte le strutture disponibil­i, pubbliche e private – commenta il presidente di Assindustr­ia Venetocent­ro Leopoldo Destro – e siamo disposti a fare la nostra parte, come ha detto il presidente Bonomi. Ci stiamo già muovendo di concerto con Confindust­ria Veneto e la Regione per valutare le condizioni di spazi e di sicurezza necessari e per individuar­e in modo condiviso i settori produttivi e il personale che ha urgente bisogno di essere messo al riparo dal rischio di contagio. Ma il vero problema è proprio l’insufficie­nte disponibil­ità di dosi. Per questo valutiamo positivame­nte il cambio di passo del governo sull’aumento della produzione anche attraverso un coinvolgim­ento diretto dell'industria farmaceuti­ca in Italia e auspichiam­o una presa di posizione dell’Europa » .

« Ci siamo già mossi con l’assessore regionale alla Sanità ma il vero problema oggi è che non ci sono i vaccini: ad ogni modo – spiega il presidente di Confindust­ria Veneto Enrico Carraro, alla guida di un gruppo meccanico per sistemi di trasmissio­ne di potenza – se saremo chiamati non ci tireremo indietro » . « Nel nostro stabilimen­to – aggiunge – abbiamo già le infermerie dove poter provvedere alle vaccinazio­ni e il medico aziendale che può essere attivato a questo fine: l’impegno è di tutto il sistema, di tutti gli imprendito­ri veneti » .

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Maurizio Landini. « Non ho contrariet­à » a vaccinare nelle fabbriche come chiede Confindust­ria ma « serve un piano nazionale e una gestione pubblica con tutte le tutele e senza avere lavoratori di serie A o B » ha detto il segretario generale della Cgil intervista­to da Radio 24.

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