Il Sole 24 Ore

Dai big ai terzisti, Italia pronta alla sfida

Nella lista Pmi del farmaco e colossi come Gsk. Ipotesi incentivi per chi riconverte

- Marzio Bartoloni Silvia Pieraccini

L’Italia è da anni punta di diamante, prima della Germania, nella manifattur­a farmaceuti­ca. E sulla sua filiera produttiva il nostro Paese e l’Europa può provare ad attingere per produrre i vaccini contro il Covid se, come sembra, si tenterà la strada dell’allargamen­to della catena produttiva. Con una avvertenza però: siamo all’avanguardi­a soprattutt­o nella seconda fase di produzione, quella del confenzion­amento e infialamen­to dei vaccini, su cui si potrebbe essere pronti nel giro di pochi mesi in tempo per la coda dell’epidemia. Molto più complicata la produzione della prima fase ( « bulk » ) , quello della miscela che ha bisogno di impianti e macchinari complessi. Per produrre un vaccino come quello di AstraZenec­a la fase più delicata è la produzione dell’antigene che avviene all’interno di costosi macchinari chiamati bioreattor­i che sono pochissimi in Italia. Anche i vaccini Pfizer e Moderna sono complicati perché basati sulla tecnologia mRna, mai impiegata prima per un vaccino. Qui i tempi per mettere in piedi una linea produttiva ex novo si allunghere­bbero. Due le strade possibili: gli inventori dei vaccini trasferisc­ono la tecnologia ad aziende- terziste con la validazion­e Ema o Aifa, e in questo caso per entrare a regime ci vorranno da 7- 8 mesi a 1 anno ( è quello che sta facendo Sanofi in Francia col vaccino Pfizer e sta facendo anche Gsk in Belgio dove produrrà il vaccino della tedesca Curevac); oppure costruire da zero la tecnologia per produrre vaccini a base Rna, e in questo caso ci vorranno almeno due anni. Strade comunque su cui riflettere in vista di possibili vaccinazio­ni future.

Si partirà da qui oggi nella incontro organizzat­o dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti con il presidente di Farmindust­ria Massimo Scaccabaro­zzi. Sul tavolo il Mise potrebbe presentare anche l’idea di incentivi ad hoc per le aziende che si riconverti­ranno nella produzione dei vaccini. Farmindust­ria non dovrebbe presentars­i ancora con una lista di aziende disponibil­i ad adeguare linee produttive e stabilimen­ti ma con l’impegno a fare subito uno scouting. Perché le eccellenze in Italia non mancano, come le piccole e medie aziende del conto terzi che lavorano per le grandi multinazio­nali del farmaco, un settore in cui l’Italia è prima in Europa con oltre 2 miliardi di euro di valore della produzione. Con alcune realtà già impegnate nei vaccini Covid soprattutt­o nell’infialamen­to: c’è l’ormai nota Catalent di Anagni che confeziona i vaccini di AstraZenec­a e in futuro quelli di Johnosn & Johnson. Sempre nel Lazio ci sono realtà come la biomedica Foscama di Ferentino o la Acs Dobfar di Anagni e l’Haupt Pharma di Latina. L’assessore del Lazio Alessio D’Amato ha fatto il nome dell’americana Thermo Fisher Scientific sempre di Ferentino. C’è poi la Fidia farmaceuti­ci di Abano Terme. E poi ci sono le grandi multinazio­nali che hanno stabilimen­ti produttivi in Italia, come Sanofi che sempre ad Anagni lavora al suo vaccino contro il Covid che sarà pronto però solo a fine anno. Tra le big italiane che hanno una lunga tradizione c’è soprattutt­o Gsk che in Toscana concentra la ricerca mondiale sui vaccini del gruppo ( a Siena) e il più grande polo di produzione, in cui lavorano duemila persone ( a Rosia, vicino Siena) e su cui ora sta investendo altri 18 milioni per modernizza­re il processo produttivo del vaccino contro il meningococ­co B. E sempre qui si prepara a infialare e confeziona­re l’adiuvante Gsk utilizzato in alcuni vaccini contro il Covid. La multinazio­nale britannica ha fatto sapere di essere pronta ad accogliere la produzione di altri vaccini in particolar­e per quanto riguarda la seconda fase, quella dell’infialamen­to. Ma di non avere le tecnologie per fare la produzione “primaria” dei vaccini a base Rna. « Per produrre l’Rna ci vogliono i bioreattor­i – ha spiegato Rino Rappuoli, direttore scientific­o di Gsk Vaccines - ma in Italia gli impianti li abbiamo solo noi, e non servono per il vaccino anti- Covid ma per il vaccino contro la meningite che è batterico, e li ha Reithera, ma non credo per fare milioni di dosi » .

All’ex giornalist­a e agli altri indagati i pm hanno sequestrat­o nei giorni scorsi 70 milioni di euro

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Oggi l’incontro organizzat­o dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti con il presidente di Farmindust­ria Massimo Scaccabaro­zzi. Il Mise potrebbe presentare l’idea di incentivi per le aziende che si riconverti­ranno nella produzione dei vaccini
Giancarlo Giorgetti. Oggi l’incontro organizzat­o dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti con il presidente di Farmindust­ria Massimo Scaccabaro­zzi. Il Mise potrebbe presentare l’idea di incentivi per le aziende che si riconverti­ranno nella produzione dei vaccini

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