LE SPINE DEL PD, DALLE CASELLE DEI MINISTERI AL NODO- NORD
Con tutti i problemi di questa fase, tra cui la partita sui sottosegretari, a Zingaretti mancava solo la bufera social che lo ha investito per un tweet in cui si complimenta con Barbara D'Urso per aver avvicinato la politica alla gente. Al di là delle ironie del web, i punti dolenti sono altrove. Nell’immediato ci saranno le polemiche per come si è mosso sui sottosegretari e sulle logiche correntizie, ma più nel profondo c’è in ballo la rotta scelta dal segretario sia sulle alleanze con i 5 Stelle, sia sulla scelta di ripristinare il proporzionale. Tutti temi da congresso e infatti si respira un'aria congressuale che le discussioni sulle caselle ministeriali finiranno per accelerare.
Gli spifferi, comunque, sono arrivati fino a Bonaccini ( che molti vorrebbero candidare alla leadership) su cui si è scatenato il fuoco amico perché è ha condiviso certe posizioni di Salvini sulle riaperture dei ristoranti. Le aveva definite « ragionevoli » e si capisce che in questo suo affiancamento c'è la volontà di non lasciare tutta la rappresentanza di quel mondo solo alla Lega. Un istinto che il Governatore ha ben funzionante visto che lo ha fatto vincere per due volte in EmiliaRomagna e l'ultima contro un Salvini all'apice dei consensi.
In sostanza, il tema che mette sul piatto Bonaccini è che il Pd appare sempre più distante dalle logiche di un mondo produttivo oggi ancora più provato dalle misure anti- Covid e che questa lontananza in un momento così delicato rischia di essere fatale per il partito. Insomma, non si può lasciare il campo libero e la porta vuota a Salvini. Ormai, a Nord di Roma, sono rimaste l'Emilia e la Toscana, visto che anche Umbria e Marche sono passate a destra mentre dal Veneto al Piemonte passando per la Liguria, la battaglia è persa da tempo e non si vede alcuna voglia di rivincita. È in fondo quello che segnala Bonaccini giocando di sponda con Salvini: di non rinunciare strutturalmente alla rappresentanza sociale ed economica di questi territori.
Ha senso chiudersi nella propaganda anti- Capitano a tutti i costi perdendo completamente il contatto con quelle aree? Tra l'altro oggi il Pd convive con la Lega nel Governo Draghi e in un Esecutivo così orientato alla crescita e con una forte presenza di ministri del Nord, il partito di Zingaretti non si può autoescludere. Questa è una delle questioni che saranno addebitate alla gestione di Zingaretti da tutta un'area che ha posto il tema di una discussione congressuale a partire dalla scelta dell'alleanza con i 5 Stelle e della premiership da affidare a Conte. In effetti, pure il patto con i grillini sposta il baricentro politico/ programmatico a Sud di Roma.
Una volta, ai tempi della svolta di Veltroni, poi rimessa in discussione, si voleva sterzare proprio dall'impostazione di un Pd che fosse la rappresentazione del partito della spesa pubblica, concentrato nelle aree meridionali e tra il pubblico impiego e i pensionati. Ora, è come se la discussione tornasse a quei tempi. E Bonaccini ha messo il dito nella piaga. Una ferita ben più profonda e seria della vicenda dei sottosegretari che ha solo esasperato le note divisioni.