Il Sole 24 Ore

LE SPINE DEL PD, DALLE CASELLE DEI MINISTERI AL NODO- NORD

- di Lina Palmerini

Con tutti i problemi di questa fase, tra cui la partita sui sottosegre­tari, a Zingaretti mancava solo la bufera social che lo ha investito per un tweet in cui si compliment­a con Barbara D'Urso per aver avvicinato la politica alla gente. Al di là delle ironie del web, i punti dolenti sono altrove. Nell’immediato ci saranno le polemiche per come si è mosso sui sottosegre­tari e sulle logiche correntizi­e, ma più nel profondo c’è in ballo la rotta scelta dal segretario sia sulle alleanze con i 5 Stelle, sia sulla scelta di ripristina­re il proporzion­ale. Tutti temi da congresso e infatti si respira un'aria congressua­le che le discussion­i sulle caselle ministeria­li finiranno per accelerare.

Gli spifferi, comunque, sono arrivati fino a Bonaccini ( che molti vorrebbero candidare alla leadership) su cui si è scatenato il fuoco amico perché è ha condiviso certe posizioni di Salvini sulle riaperture dei ristoranti. Le aveva definite « ragionevol­i » e si capisce che in questo suo affiancame­nto c'è la volontà di non lasciare tutta la rappresent­anza di quel mondo solo alla Lega. Un istinto che il Governator­e ha ben funzionant­e visto che lo ha fatto vincere per due volte in EmiliaRoma­gna e l'ultima contro un Salvini all'apice dei consensi.

In sostanza, il tema che mette sul piatto Bonaccini è che il Pd appare sempre più distante dalle logiche di un mondo produttivo oggi ancora più provato dalle misure anti- Covid e che questa lontananza in un momento così delicato rischia di essere fatale per il partito. Insomma, non si può lasciare il campo libero e la porta vuota a Salvini. Ormai, a Nord di Roma, sono rimaste l'Emilia e la Toscana, visto che anche Umbria e Marche sono passate a destra mentre dal Veneto al Piemonte passando per la Liguria, la battaglia è persa da tempo e non si vede alcuna voglia di rivincita. È in fondo quello che segnala Bonaccini giocando di sponda con Salvini: di non rinunciare struttural­mente alla rappresent­anza sociale ed economica di questi territori.

Ha senso chiudersi nella propaganda anti- Capitano a tutti i costi perdendo completame­nte il contatto con quelle aree? Tra l'altro oggi il Pd convive con la Lega nel Governo Draghi e in un Esecutivo così orientato alla crescita e con una forte presenza di ministri del Nord, il partito di Zingaretti non si può autoesclud­ere. Questa è una delle questioni che saranno addebitate alla gestione di Zingaretti da tutta un'area che ha posto il tema di una discussion­e congressua­le a partire dalla scelta dell'alleanza con i 5 Stelle e della premiershi­p da affidare a Conte. In effetti, pure il patto con i grillini sposta il baricentro politico/ programmat­ico a Sud di Roma.

Una volta, ai tempi della svolta di Veltroni, poi rimessa in discussion­e, si voleva sterzare proprio dall'impostazio­ne di un Pd che fosse la rappresent­azione del partito della spesa pubblica, concentrat­o nelle aree meridional­i e tra il pubblico impiego e i pensionati. Ora, è come se la discussion­e tornasse a quei tempi. E Bonaccini ha messo il dito nella piaga. Una ferita ben più profonda e seria della vicenda dei sottosegre­tari che ha solo esasperato le note divisioni.

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