Venezia, rilancio No Mose sull’ambiente
Le dighe mobili finora sono state usate 20 volte, timori per l’ecosistema
L’attenzione si sposta sulla laguna. Da ottobre a Venezia il Mose è stato fatto funzionare finora ben 20 volte e ha raccolto la soddisfazione di chi ha evitato i danni da alta marea e la delusione di chi vede nelle barriere mobili a scomparsa una minaccia per la laguna e la città. E il mondo no- Mose sposta le attenzioni della contestazione dall’utilità e dalla funzionalità dell’opera ( finora pare utile e funzionante) verso il tema dei rischi per la sicurezza e per l’ambiente.
Il Mose è il sistema di paratoie che riposano sul fondo delle tre bocche di porto, pronte ad attivarsi per formare dighe contro l’acqua alta. L’opera infinita non è ancora completa ma nelle parti funzionali è già operativa; tra un anno sarà collaudata e consegnata al committente, lo Stato. È costata finora circa 6 miliardi, tangenti comprese.
Un esperto, Armando Danella, ha fatto un esposto alla Corte dei conti contro il progetto, e i magistrati contabili stanno esaminando l’opera e le spese sostenute per costruirla.
Secondo Luigi D’Alpaos, ingegnere idraulico dell’Università di Padova e conoscitore delle dinamiche della laguna, ci sono fortissimi rischi nelle operazioni di attivazione parziale delle paratoie del Mose, con il pericolo di effetti devastanti sulla delicatezza della laguna, mentre Jane da Mosto, esponente no- Mose al vertice dell’associazione We are here Venice, osserva che « si parla della regolazione della marea e non si fa il minimo accenno al fatto che il sistema Mose agisca in uno degli ambienti più delicati e preziosi esistenti dell’intero Mediterraneo. La salute della laguna veneziana è determinante per la salvaguardia, nonché sopravvivenza, della città di Venezia e della sua civiltà che resiste e vuole continuare a esistere » .
Secondo Andreina Zitelli, docente allo Iuav e relatrice del parere Via sul Mose, « Venezia può rappresentare in Europa un caso unico di resilienza nel programma nazionale per il New Generation EU Fund » poiché « Venezia copre in maniera emblematica i due obiettivi europei che richiedono azioni specifiche: verso i cambiamenti climatici che in rapida evoluzione mostrano la minaccia di una inondazione permanente e verso la resilienza urbana minacciata dalla crisi demografica con lo spopolamento urbano sociale ed economico e verso il meccanismo perverso della distorsione del turismo incontrollato per quantità e qualità » .
Secondo Zitelli, « il Mose è stato concepito mezzo secolo fa e oggi non è ancora concluso. Serve una riflessione ampia sull’opera che è obsoleta sia concettualmente che tecnologicamente, è una infrastruttura poi estremamente energivora. La valutazione ambientale rimane negativa, le paratoie giacciono sul fondo attaccate dalla corrosione, le cerniere devono essere già ora sostituite, destinate a divenire un rottame marino, dalla manutenzione proibitiva. Di fronte a condizioni estreme poi non abbiamo alcuna certezza della risposta, la risonanza delle paratoie non è stata adeguatamente studiata con lo spettro d’onde appropriato come era stato messo in rilievo dal professor Chiang Mei del Mit » .
Aggiunge Zitelli: « Come tutti capiscono dalle sequenze e ampiezze delle maree che portano a chiusure sempre più frequenti, si sono già generati conflitti tra la salvaguardia della città, la qualità delle acque e la portualità. Andrebbe istruita quella verifica tecnica funzionale che non è mai stata fatta. Basti sapere che il Mose non ha il progetto esecutivo mentre è proceduto per stralci di un progetto unitario inesistente » .