Cattolica, altra offerta per il 10% La società frena, il titolo vola
Tempi ancora non maturi per cedere le azioni proprie: il prezzo deve salire
Seduta sugli scudi per il titolo Cattolica che ha concluso le contrattazioni di ieri in rialzo del 7,6% a un passo dai 4,6 euro. La compagnia assicurativa ha beneficiato dell’improvviso interesse attorno alla quota di azioni proprie in portafoglio, si tratta di circa un 10%, acquisito in occasione dell’esercizio del diritto di recesso da parte di alcuni soci cooperatori. Ivass, come è noto, ha recentemente imposto alla società di vendere il pacchetto entro l’anno. Quota per quale avrebbe già manifestato interesse, sebbene in maniera informale, Finint. La finanziaria di Enrico Marchi punterebbe a definire una cordata di investitori, esteri e locali, pronti a rilevare le azioni che saranno oggetto di cessione. Allo stesso modo, però, come riferito ieri dall’Ansa, il 14 gennaio scorso, gli imprenditori veneti di Plavisgas, reduci dalla lauta plusvalenza generata dall’investimento in Ascopiave, hanno manifestato a Cattolica l’interesse a rilevare, prima dell’aumento da 200 milioni di euro, il pacchetto di azioni proprie nel portafoglio della compagnia. Cattolica ha risposto l’ 11 febbraio con una presa d’atto della proposta e ha ricordato come l’Ivass abbia chiesto la dismissione delle azioni entro fine anno « senza imporre condizioni o forme di sorta » e come « allo stato » non sia « possibile formulare indicazioni più precise su modalità e tempistiche realizzative » .
Parole che farebbero trasparire “scarso” interesse. Ma che in realtà sarebbero alla base di un ragionamento preciso legato alla tempistica di valorizzazione del pacchetto di azioni proprie. L’azienda ha tutta l’intenzione di vendere quei titoli ma questo potrebbe non essere il momento giusto. La società ha pagato le azioni 5,47 euro, quasi 1 euro in più delle quotazioni attuali, mettendo sul piatto complessivamente poco più di 110 milioni contro gli 80 milioni di ieri. Una bella differenza che, si auspica, potrebbe ridursi notevolmente una volta superate alcune tematiche che certamente non favoriscono l’ascesa in Borsa. La governance, per esempio, ma anche la trasformazione in spa, in calendario ma non ancora avvenuta. Senza contare l’aumento di capitale da 200 milioni. Inoltre, tra qualche mese sarà anche possibile valutare i primi effetti della partnership industriale con Generali.
Comprensibile, quindi, che si voglia attendere l’estate o anche il prossimo settembre prima di mettere in agenda la vendita del pacchetto. Fatto salvo non arrivi un’offerta di gran lunga superiore ai prezzi di oggi.