BUON LAVORO PRESIDENTE DRAGHI
I professionisti auspicano ristori e un maggiore coinvolgimento nelle riforme.
Buon lavoro Presidente Draghi. Il compito che grava sul nuovo Governo guidato da Mario Draghi non è affatto semplice, perché la pandemia ha travolto un’economia già fragile, che non aveva ancora recuperato gli effetti delle crisi del 2008- 09 e del 2011- 13. L’obiettivo dichiarato del Governo è quello di combattere la pandemia e di contrastare la crisi economica, assumendosi la responsabilità di avviare una nuova ricostruzione e di creare le basi per una crescita strutturale dell’economia. Le risorse necessarie per migliorare il potenziale di crescita dell’economia italiana saranno ottenute grazie al recovery fund, che metterà a disposizione dell’Italia circa 210 miliardi di euro in un arco temporale di sei anni. L’utilizzo dei fondi del recovery richiede, però, una serie di riforme, tra le quali il Premier sembra privilegiare: l’attribuzione di certezza alle norme ed ai piani di investimento pubblico; la riforma del fisco ( ma la riforma della giustizia tributaria non è stata citata nel discorso al Senato); la semplificazione burocratica e la riforma della pubblica amministrazione e, infine, la riforma della giustizia. Si tratta, a ben vedere, delle riforme che “la Lapet propone ormai da diversi mesi in ogni sede in cui è stata audita, e di cui condivide gli obiettivi e le linee essenziali”, rivendica Falcone. I tributaristi, però, chiedono un maggior coinvolgimento delle categorie professionali relativamente alle questioni più importanti per il rilancio del Paese, e dunque anche per quanto riguarda l’attuazione concreta delle singole riforme. In questi mesi, infatti, i professionisti che operano in materia di assistenza contabile e fiscale sono stati il braccio operativo dello Stato, tramite i quali gli aiuti economici hanno raggiunto i contribuenti. Strumenti come l’integrazione salariale, che hanno raggiunto 4 milioni di lavoratori dipendenti, hanno richiesto decine di ore di lavoro da parte dei professionisti contabili e dei consulenti del lavoro. Allo stesso modo i contributi a fondo perduto e l’erogazione dei finanziamenti garantiti hanno richiesto la necessaria intermediazione dei professionisti. Tuttavia, proprio i lavoratori autonomi hanno pagato il prezzo più alto alla crisi economica conseguente alla pandemia. Infatti, almeno il 16% dei professionisti ha subito direttamente l’impatto dei provvedimenti restrittivi, ma una percentuale ben maggiore ha subito una contrazione del fatturato in conseguenza dei provvedimenti restrittivi che hanno colpito le attività imprenditoriali alla cui filiera detti professionisti afferiscono. “Nonostante questi dati drammatici i professionisti sono ancora in attesa di ricevere equi ristori” lamenta Falcone. Nel programma di governo sembra centrale la riforma del fisco, “nella quale la Lapet sarà protagonista con l’audizione già fissata davanti alle Commissioni Finanze riunite di Camera e Senato” ricorda Falcone. Senz’altro opportuno è attribuire la responsabilità di redigere il progetto di riforma ad una commissione di esperti, a condizione che in seno alla commissione trovino spazio le rappresentanze dei professionisti, i quali saranno chiamati ad applicare le norme fiscali ogni giorno nei loro studi professionali. Uno degli obiettivi principali della riforma è la semplificazione del sistema IRPEF e, a questo fine, la Lapet insiste sulla necessità di ripensare alla soluzione dei modelli precompilati. Il 730 precompilato, infatti, “era stato presentato come uno strumento di semplificazione a favore dei contribuenti, invece, dal 2015 ad oggi, sono stati ben 13 gli adempimenti introdotti per supportarne la struttura”, chiarisce Falcone. Il presidente precisa che “l’ 80% dei modelli 730 ha richiesto interventi integrativi che, nella più gran parte dei casi, sono stati affidati ai professionisti o ai caf”. Alla luce dell’infelice esperienza del 730 precompilato la Lapet esorta il legislatore a ripensare la scelta dell’adozione dei precompilati in ambito iva. Nel discorso programmatico stupisce l’assenza di riferimenti alla riforma della giustizia tributaria, “che pure appare indifferibile vista l’intenzione del nuovo governo di attribuire certezza alle norme, consapevole che l’attuale incertezza limita gli investimenti sia italiani che stranieri”, rileva Falcone. Peraltro, prosegue il presidente, “il rapporto relativo all’andamento del contenzioso tributario nel terzo trimestre 2020 dimostra come in grado d’appello circa il 40% degli avvisi di accertamento impugnati viene dichiarato del tutto o in parte illegittimo”. La riforma dovrebbe almeno sottrarre l’organizzazione della giustizia tributaria al MEF, affidare la decisione delle controversie esclusivamente a giudici professionisti e togati e rafforzare la fase di reclamo e mediazione. D’altra parte, la volontà di attribuire certezza alle norme fiscali aderisce ad una necessità da tempo espressa dalla Lapet che insiste affinché, da un lato, lo Statuto del Contribuente sia elevato al rango di legge costituzionale, e dall’altro lato, l’interpretazione delle norme tributarie torni di competenza del MEF. Il presidente Falcone formula “un augurio particolare di buon lavoro al neo Ministro del lavoro Orlando”, con l’auspicio che prosegua senza indugio i lavori del tavolo permanente del lavoro autonomo, quale luogo di confronto per il riconoscimento di tutele adeguate per i professionisti. Questi ultimi, infatti, nonostante lo stesso Mario Draghi abbia riconosciuto che sono stati tra le categorie più colpite dalla crisi, sono ancora in attesa dell’approvazione dei provvedimenti in tema di malattia, di equo compenso e di adeguati ristori. “Un augurio di buon lavoro deve essere inviato anche al neo Ministro dello sviluppo economico Giorgetti”, aggiunge Falcone, affinché siano maggiormente valorizzate le professioni esercitate nell’ambito della legge 4/ 2013, poiché il suo Ministero è deputato proprio alla vigilanza sulle associazioni rappresentative delle professioni di cui alla legge 4/ 2013. Peraltro, le associazioni iscritte al Mise sono cresciute del 70% dal 2017 e nello stesso periodo di tempo i professionisti che operano nell’ambito della legge 4/ 2013 sono cresciuti del 23%. “Ciò dimostra che gli operatori pubblici ed i regolatori hanno preso piena consapevolezza delle opportunità garantite dalla legge 4/ 2013”, rivendica il presidente. Ora ci aspettiamo, conclude Falcone, “che un governo dichiaratamente europeista proceda senza indugio all’attuazione del test di proporzionalità, proprio in quanto espressione di un principio comunitario a tutela della concorrenza e del libero esercizio della professione”.