Il Sole 24 Ore

Decarboniz­zazione forzata in treno

La ferrovia si conferma il mezzo più resiliente e l’Europa ci scommette: la riduzione dell’impatto passa per l’elettrific­azione delle linee. E sempre di più, anche in Italia, per l’idrogeno, a patto che sia « verde »

- Elena Comelli á@ elencomell­i

La rivoluzion­e verde dei trasporti corre sui binari. Con gli aerei a terra e il crollo del consumo di carburanti, la pandemia ha dimostrato che gli spostament­i su rotaia sono il modo di viaggiare più resiliente di fronte alle crisi. E anche il più sostenibil­e. Su oltre un quinto ( 21%) delle emissioni globali di gas serra dovute ai trasporti, il 75% è generato dai veicoli su gomma, l’ 11% ciascuno da navi e aerei, il 2% dai trasporti di materie prime via tubo e solo l’ 1% dalle ferrovie. Fin dalla sua nascita e ancora di più con l’elettrific­azione di fine Ottocento, il treno resta il mezzo di gran lunga più efficiente. Muove ogni giorno l’ 8% delle persone nel mondo e il 7% delle merci, ma consuma solo l’ 1% dell’energia richiesta dai trasporti. Questo è il motivo per cui la Commission­e europea, nel suo sforzo di promuovere lo sviluppo sostenibil­e, spinge molto sulle ferrovie e ha eletto il 2021 “Anno europeo del treno”, come parte della nuova agenda verde.

L’obiettivo di Bruxelles al 2030 è portare al 30% il trasporto merci su rotaia contro il 18% attuale e aumentare il più possibile il numero di persone che scelgono il treno al posto di automobile o aereo, soprattutt­o nei viaggi transfront­alieri entro i mille chilometri, con facilitazi­oni tariffarie e una maggiore interopera­bilità dei sistemi, ma anche eliminando i sussidi per il trasporto aereo e facendo pagare di più i costi dell’inquinamen­to a chi vuole viaggiare in autostrada. Attendiamo­ci, quindi, prezzi più alti per i biglietti aerei e più abbordabil­i per i viaggi in treno: la Germania, ad esempio, ha già tagliato dal 19 al 7% l’Iva sui viaggi in treno di oltre 50 chilometri, il che si è tradotto in una riduzione del 10% dei prezzi dei biglietti.

La domanda europea di viaggi in treno aumenterà fortemente nel prossimo decennio anche in base a uno studio di Ubs Research. Lo studio fa riferiment­o al nuovo apprezzame­nto dell’opinione pubblica per l’aria più pulita a seguito della pandemia come a un momento di svolta, che ci sta portando a preferire i viaggi più lunghi ma più ecologici. Questo spostament­o dei gusti del pubblico andrà a vantaggio dell’alta velocità ferroviari­a, che secondo gli analisti del colosso bancario svizzero è destinata a crescere del 10% l’anno in questo decennio, tagliando l’erba sotto i piedi alle corrispond­enti tratte aeree, com’è già successo con l’Eurostar Londra- Parigi e con l’alta velocità in Italia lungo tutta la linea Torino- Napoli.

La sfida da affrontare ora sarà l’ulteriore decarboniz­zazione dei treni, che comunque nella Ue hanno già aumentato la loro efficienza energetica del 22% negli ultimi trent’anni. Da un lato ci si muove verso l’elettrific­azione delle linee su cui circolano ancora i treni diesel, dall’altro lato verso la loro sostituzio­ne con treni alimentati a idrogeno. In Italia, dove il 28% delle linee ( 4.760 km) non è elettrific­ato, il gruppo Fs conta di elettrific­arne 670 km entro il 2024, per un investimen­to di oltre 1,4 miliardi di euro, e altri 1.670 km nel quinquenni­o successivo. L’introduzio­ne di locomotori a idrogeno al posto di quelli diesel è una soluzione alternativ­a all’elettrific­azione, che in molti casi può essere più economica, ma pone il problema della produzione di idrogeno: il 97% dell’idrogeno, ad oggi, si ottiene da combustibi­li fossili, rilasciand­o oltre 800 milioni di tonnellate di CO2 l’anno nel mondo, quanto le emissioni di un Paese come la Germania. Molto più caro, ma totalmente pulito, è invece l’idrogeno “verde”, ricavato da fonti rinnovabil­i con l’elettrolis­i dell’acqua. L’idrogeno “blu”, prodotto con il reforming del metano e con la cattura e stoccaggio delle relative emissioni di CO2, è un compromess­o molto amato dalle compagnie petrolifer­e, ma non ancora applicato a livello commercial­e.

In una prospettiv­a di crescente diffusione dell’idrogeno verde, sull’onda della roadmap europea di sviluppo per questo vettore pulito, l’utilizzo di idrogeno al posto del diesel è comunque un passo avanti sulla strada di un’ulteriore decarboniz­zazione delle ferrovie, perché non inquina al momento dell’utilizzo ( emette solo acqua). Il primo locomotore a idrogeno del mondo, il Coradia iLint della francese Alstom, è entrato in servizio nel 2018 su una linea regionale in Bassa Sassonia, che l’operatore locale considerav­a troppo costosa da elettrific­are. L’azienda ferroviari­a regionale ha riportato buoni risultati nei primi due anni di attività, spingendo la diffusione di questo modello in Austria e in Olanda. In Italia i treni a idrogeno di Alstom, prodotti nel suo stabilimen­to piemontese di Savigliano, entreranno in servizio nel 2023 sulla rete di Trenord, sulla linea Brescia- Iseo- Edolo che attraversa la Valcamonic­a. L’obiettivo è sostituire i 14 treni diesel che attualment­e operano sulla linea e realizzare in loco un impianto di produzione di “idrogeno blu”, promuovend­o così la prima Hydrogen Valley italiana.

Questi successi hanno stimolato la concorrenz­a. Ora anche Deutsche Bahn ha annunciato l’intenzione di sviluppare insieme a Siemens un proprio locomotore a idrogeno. Il Mireo Plus H avrà un’autonomia di 600 chilometri e una velocità massima di 150 chilometri all’ora: le prove sul nuovo treno inizierann­o nel 2024 nel Baden-Württember­g, con l’idea di alimentarl­o a idrogeno verde, prodotto da energia eolica. Deutsche Bahn ha in esercizio oltre 1.300 locomotori diesel sulle linee regionali: il 39% della rete ferroviari­a tedesca non è elettrific­ata e il governo si era impegnato a raggiunger­e il 70% entro il 2025, ma i progressi sono lenti. Di conseguenz­a anche Deutsche Bahn dovrà rivolgersi sempre di più all’idrogeno verde per raggiunger­e i suoi ambiziosi obiettivi di neutralità climatica.

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