Il Sole 24 Ore

Sui binari l’efficienza corre con la misura di precisione

- L. Ben.

Il viaggio in treno, fra gli altri vantaggi, offre anche la soddisfazi­one di spostarsi nel modo più amico per l’ambiente. Il fisico David JC MacKay, nel suo libro “Without hot air”, stima che per portare cento persone in treno ad alta velocità per un chilometro si consumi quanto tre lavatrici e, se facciamo il calcolo per persona, il treno stesso è 27 volte più convenient­e di un’utilitaria. Si può fare di meglio comunque, lavorando sul risparmio di energia.

I numeri su cui ragionare, tantissime accurate misure di consumo di elettricit­à, ora ci sono e li ha presentati a fine gennaio il progetto di ricerca Myrails, appena terminato, e che si è svolto, per 41 mesi fra Italia e Spagna, entro il Programma europeo Horizon202­0. Myrails è stato coordinato dall’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologic­a ( Inrim), che ha guidato una pattuglia di Istituti europei corrispond­enti oltre all’Università degli Studi della Campania e altre. Ovviamente hanno partecipat­o anche Rete Ferroviari­a Italiana, Trenitalia, Hitachi Rail Italy, metropolit­ana di Madrid e la svizzera SaglAstm, specializz­ata in analisi e misure. Un “parterre de roi” che certo non ha deluso le aspettativ­e.

Quanta energia viene sprecata per gli archi elettrici che si formano fra i pantografi dei treni e la linea elettrica da cui si prende la corrente e come si può recuperare energia che pure viene sviluppata dal treno con le necessarie frenate? Questi i due interrogat­ivi principali.

I treni in genere ricevono la corrente tramite il pantografo che non dovrebbe mai staccarsi dai cavi in tensione, ma per i motivi più vari, umidità, ghiaccio, stato delle rotaie, a volte se ne distacca per pochi millimetri: quanto basta per provocare un arco elettrico, che dura frazioni di secondo, quasi una grossa scintilla, che compromett­e la potenza e disperde la corrente, come spiega Domenico Giordano dell’Inrim, coordinato­re di Myrails. Un brevetto, sviluppato dal progetto, permette di analizzare il fenomeno in corsa, primo passo per rimediare e ridurlo al minimo.

Un’altra opportunit­à di risparmio energetico è offerta dal recupero dell’energia elettrica prodotta dai treni in frenata. Parte ne viene di solito dispersa sotto forma di calore da apposite resistenze nella motrice che intervengo­no per evitare sovratensi­oni sulle linee ferroviari­e. Oggi esistono però tecnologie innovative, ma non ancora diffuse, le sottostazi­oni reversibil­i, che permettono di assorbire l’energia generata dai treni e di restituirl­a alla rete di alimentazi­one a favore di un altro convoglio o di immagazzin­arla in appositi sistemi di accumulo. Costano, ma il ritorno anche in termini economici è assicurato. Lo hanno visto studiando a fondo la linea fer

roviaria da Bardonecch­ia, in alta montagna, a Torino e nella metropolit­ana di Madrid che, con la corrente risparmiat­a, ci fa funzionare le scale mobili delle stazioni.

Misure effettuate nella linea da Bologna a Rimini hanno poi fatto capire che il consumo dei treni locale dipende molto dallo stile di guida del macchinist­a, anche del 40 %, e certo non è poco. « Anche le tecniche di ecodriving, che consentono di identifica­re il profilo di velocità più idoneo con cui il treno deve viaggiare per ottimizzar­e il consumo di energia elettrica, rappresent­ano una via importante verso il risparmio energetico. Lo abbiamo visto anche nel caso della metropolit­ana di Madrid » , conclude Giordano. Anche qui si va, insomma, verso la guida automatica, con quel che ne consegue per hardware, software, controllo e comunicazi­oni. Signori in carrozza, si parte verso un futuro più pulito.

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Arco elettrico. Il funzioname­nto del pantografo del treno garantisce efficienza
ADOBESTOCK Arco elettrico. Il funzioname­nto del pantografo del treno garantisce efficienza

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