Atlantia, arriva l’offerta di Cdp per Aspi ma il prezzo delude
Oggi la proposta sul tavolo del consiglio ma il valore è troppo lontano dalle attese La cordata ha scontato il rischio investimenti e pure il nuovo calcolo delle tariffe
Il cda di Atlantia oggi dovrà valutare la proposta da 8 miliardi per l’ 88% di Aspi ma al netto della manleva, il prezzo scende a 7,3 miliardi
Ancora prima che l’offerta di Cdp e dei fondi per l’ 88% di Autostrade per l’Italia arrivi sul tavolo del consiglio di amministrazione le perplessità rispetto ai contenuti della proposta crescono all’interno di Atlantia.
Principalmente per una questione di prezzo, ma non solo. Per il controllo dell’asset la cordata ha messo sul piatto 8 miliardi di euro ma di fatto ha chiesto una sorta di “garanzia”, relativamente al tema della manleva, di 700 milioni. Il che implica un incasso netto per la holding di 7,3 miliardi. Cifra troppo bassa per Atlantia che peraltro ha sempre contestato questo meccanismo di “protezione” preteso da Cassa e dai suoi partner.
Questa, però, non è l’unica tematica sul tavolo. Cdp e i fondi giustificherebbero una valutazione così “bassa” dell’asset con il fatto che non condividono le previsioni di traffico sulla rete autostradale gestita da Aspi. La cordata è convinta che post Covid non ci sarà la ripresa auspicata dalla concessionaria. Va detto, tuttavia, che quelle previsioni di traffico stimate dalla società sono contenute nel piano economico finanziario concordato con Art ( Autorità dei Trasporti) e ministero delle Infrastrutture. E che di conseguenza sono alla base del calcolo dei pedaggi. Il nuovo meccanismo di definizione della tariffa, peraltro, prevede che l’oscillazione dei volumi di vetture sulla rete, se compresi all’interno di una determinata banda, non incidano su quanto deve essere pagato al casello diversamente se la variazione dovesse essere al di fuori di questo range si innescherebbero dei meccanismi di compensazione da “definire” con le istituzioni che andrebbero a riequilibrare gli incassi. Insomma, dal punto di vista di Atlantia non ci sarebbero ragioni per applicare “uno sconto” sul prezzo legato a diverse vedute sulle dinamiche di traffico. Per il consorzio, però, a questa questione se ne aggiungerebbe un’altra: il rischio investimenti. Il pef prevede 14 miliardi di interventi e spesa con i pedaggi questa somma ma se, all’atto pratico, la cifra dovesse poi sensibilmente lievitare? Di qui la decisione di dare un altro taglio all’offerta che scadrà il prossimo 16 marzo, data prorogabile nel caso in cui il board di Atlantia dovesse decidere di chiamare a raccolta i soci per farli esprimere sulla proposta.
Al momento, questo, non è ancora dato da sapere. Di certo le perplessità in seno all’azienda rispetto ai contenuti dell’offerta non mancano. D’altra parte è difficile immaginare che il consiglio convocato per oggi possa bocciare direttamente la proposta. Più plausibile che attenda una valutazione compiuta degli advisor e a valle di questa decida come muoversi, ossia se passare la parola agli azionisti o accantonare questa offerta vincolante chiedendo un prezzo più rotondo. Anche se, va sottolineato, anche a questi prezzi la cessione di Autostrade per l’Italia potrebbe significare per la holding l’azzeramento del debito.