Fiere: sfida persa sui sussidi erogati ( fermi al 4%)
I ristori bloccati dalla Ue come aiuti di Stato: Berlino però ha avuto una deroga
Sostenere il sistema fieristico, asse portante della promozione, significa sostenere tutta l’economia. In molti Paesi i governi sono intervenuti con misure vigorose. In Germania, ad esempio, le fiere hanno ottenuto 642 milioni a fondo perduto da erogare entro giugno. In Italia sono stati messi a disposizione 408 milioni, oltre a 300 milioni di finanziamenti gestiti da Simest: ma solo il 4% dei ristori è arrivato a oggi, a causa dei vincoli Ue sugli aiuti di Stato ( Berlino, però, ha ottenuto una deroga).
« Abbiamo le idee chiare per ripartire e per il futuro, ma ora abbiamo bisogno del sostegno del governo per essere accompagnati a questa ripartenza con il serbatoio pieno, come i nostri competitor tedeschi, che hanno ottenuto enormi risorse dallo Stato » .
Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano ( principale azionista di Fiera Milano) paragona il mercato fieristico internazionale a una gara di Formula 1, in cui le concorrenti italiane rischiano di doversi fermare al primo giro per fare benzina e di perdere terreno rispetto alle rivali tedesche, le più agguerrite. « Sia chiaro – precisa
Pazzali – non intendiamo mettere pressioni sul nuovo governo e non aspettiamo i ristori per risolvere i problemi del settore. Fiera Milano ha presentato nei giorni scorsi il Piano industriale 2021- 2025 e noi, come azionista faremo la nostra parte, con circa 100 milioni di investimenti. Lo stesso stanno facendo gli altri player italiani. Tuttavia, dopo che noi abbiamo lavorato in autonomia sulla ripartenza, è necessario un intervento del governo per essere pronti alla griglia di partenza con le stesse potenzialità degli altri Paesi » .
Tutto il sistema fieristico internazionale, dall’Europa all’Asia, alle Americhe, è stato gravemente colpito dalla pandemia, con perdite di fatturato tra il 70 e l’ 80%. La differenza è che in alcuni Paesi i governi sono intervenuti con ristori consistenti e, soprattutto, provvedimenti che permettono di rendere accessibili questi aiuti. È il caso della Germania, dove le fiere hanno ottenuto 642 milioni di euro a fondo perduto, da erogare entro il 30 giugno.
Anche in Italia le somme messe a disposizione dal precedente esecutivo sono significative: in tutto, 408 milioni a fondo perduto, oltre a 300 milioni di finanziamenti gestiti da Simest. Il problema è che, a oggi, secondo le stime di Aefi ( l’Associazione degli enti fieristici italiani) appena il 4% delle risorse a fondo perduto è arrivato concretamente nelle casse delle società fieristiche, in parte perché mancano i decreti attuativi, in parte a causa della disciplina sugli aiuti di Stato imposta dall’Unione europea attraverso il de minimis. In base a questo strumento, e alle successive modifiche del Temporary Framework che ne hanno elevato le soglie, ciascuna impresa ( quartiere fieristico oppure organizzatore) potrà ricevere a massimo 1,8 milioni di euro per gli aiuti di importo limitato e 10 milioni per i contributi a copertura dei costi fissi. Una dotazione insufficiente per i gruppi più grandi se si considera che, prese assieme, le quattro principali realtà italiane ( Milano, Bologna, Rimini- Vicenza e Verona) hanno visto sfumare nel 2020 quasi 550 milioni di ricavi rispetto al 2019, ma hanno ricevuto a compensazione circa 4 milioni.
Il Governo federale tedesco è riuscito a superare questo ostacolo, chiedendo e ottenendo da Bruxelles una deroga alla normativa sugli aiuti di Stato ( sulla base del fatto che il Covid19 venisse riconosciuto come una calamità naturale), e potrà dunque ora erogare i fondi alle imprese senza tetti massimi. Il sistema fieristico italiano chiede al governo Draghi di fare altrettanto. « Non chiediamo altre risorse – dice Pazzali –: quelle messe a disposizione sono adeguate e riconosciamo lo sforzo fatto per sostenere il settore. Chiediamo strumenti e provvedimenti adeguati per riequilibrare il mercato internazionale e rimettere il sistema italiano in grado di competere ad armi pari con i concorrenti » .
Anche perché sostenere il sistema fieristico significa di fatto investire sulla ripresa economica del Paese. « Le fiere sono uno dei più efficaci strumenti di politica industriale – ricorda il presidente di Fondazione Fiera Milano, citando i risultati di una ricerca realizzata in collaborazione con The European House- Ambrosetti –. Le oltre 50 manifestazioni realizzate da Fiera Milano nel 2019 hanno generato 17,5 miliardi di euro di export per le aziende espositrici italiane e ricavi per 46,5 miliardi di euro, oltre a 8,1 miliardi di indotto sul territorio » . A livello nazionale, Aefi calcola in 60 miliardi di euro il valore generato per l’economia italiana dalle esposizioni, che generano circa il 50% dell’export di prodotti made in Italy.
Il nuovo governo sembra esserne consapevole: a pochi giorni dall’insediamento, sono già avvenuti i primi contatti tra le strutture ministeriali interessate ( Mise, Economia, Affari Esteri e Turismo) con i rappresentanti del settore. Un ottimo segnale, osserva Pazzali: « Ma dobbiamo fare in fretta – aggiunge –. La campagna vaccinale ci porterà presto a una nuova normalità e noi dobbiamo farci trovare pronti. Il sistema competitivo in Europa oggi vede in testa Germania, Italia e Francia: dobbiamo fare di tutto per non perdere le nostre posizioni e magari guadagnarne » .
Una strada è quella delle alleanze: al momento l’unica operazione concreta è quella avviata da BolognaFiere e Ieg ( Rimini- Vicenza) che dovrebbe portare a una fusione entro l’estate. Ma tutti i principali player sembrano aperti al dialogo, tra quartieri o tra quartieri e organizzatori, in uno scenario collaborativo inedito in un sistema fieristico storicamente frammentato in mille campanili in competizione tra loro.
Fiera Milano ha presentato martedì scorso la sua strategia per affrontare questa nuova normalità: digitalizzazione, servizi alle imprese, rafforzamento del portafoglio di manifestazioni organizzate direttamente; consolidamento del business congressuale e apertura a operazioni di M& A. « Come Fondazione ci siamo impegnati a sostenere in particolare gli investimenti su tecnologie, sostenibilità e customer experience – aggiunge Pazzali –. Faremo la nostra parte, ma il momento è delicato per tutta la filiera: fiere, congressi e allestitori sono chiusi da un anno, con la sola, limitata eccezione di settembre e ottobre. Abbiamo bisogno di benzina per stare al passo con i tedeschi » .