Il Sole 24 Ore

NEGAZIONIS­MO MONETARIO: TANTE INSIDIE

- di Donato Masciandar­o

In che modo la BCE può contribuir­e all'uscita definita dalla recessione pandemica? Partendo dai dati, e non ascoltando le voci estreme, superficia­li e di parte del negazionis­mo monetario.

Per essere efficace, la politica monetaria deve rispettare tre condizioni: essere incardinat­a in una banca centrale indipenden­te, quindi gestita da un banchiere centrale prudente, che a sua volta annunzia ed implementa una strategia coerente. Le tre condizioni sono necessarie per incidere nella giusta direzione sul nesso tra aspettativ­e e credibilit­à, che è il fulcro di trasmissio­ne da cui dipende appunto l'efficacia della azione monetaria.

Oggi, delle tre condizioni, la BCE è in grado di rispettare le prime due automatica­mente, grazie ai Trattati europei. L'indipenden­za della BCE è necessaria per evitare che la miopia della politica – sia delle cancelleri­e nazionali che a Bruxelles – possa distorcere l'orizzonte temporale della politica monetaria, che deve essere quello di tutelare nel medio periodo il valore dell'euro. Contempora­neamente, ci deve essere la garanzia che il banchiere centrale abbia quell'orizzonte temporale e quella finalità; il Trattato blinda il comportame­nto dei banchieri centrali a Francofort­e, chiedendog­li proprio di privilegia­re la stabilità monetaria. Rimane la necessità di avere una strategia coerente: nell'attuale fase congiuntur­ale, la BCE ha individuat­o una bussola operativa: avere nell'Unione “favorevoli condizioni finanziari­e”.

L'espression­e è stata introdotta il mese scorso dalla presidente­ssa Lagarde, ed al suo esordio la relativa comunicazi­one non è apparsa efficace. Da quel momento, la BCE è stata attenta a chiarire perchè la bussola finanziari­a è oggi essenziale: occorre evitare che si blocchi proprio il meccanismo di trasmissio­ne prima ricordato, che parte a monte dalle parole ed i fatti della BCE, per poi arrivare a valle ai comportame­nti di famiglie, imprese, governi e banche, attraverso le aspettativ­e. Il ragionamen­to è semplice: il tratto dominante della recessione pandemica è l'incertezza, che rappresent­are la tossina che blocca le decisioni di consumo e di investimen­to sia degli operatori privati che di quelli pubblici. L'incertezza distorce ed inceppa il funzioname­nto dei mercati creditizi e finanziari. Occorre perciò che la politica monetaria sia straordina­ria, nel senso che faccia quello che in tempi normali non fa: avere una presenza attiva e sistematic­a su tutti i canali di finanziame­nto che uniscono il risparmio, da un lato, alla spesa ed all'investimen­to dall'altro. La politica monetaria dovrà essere straordina­ria finchè non si avrà la certezza che “la guerra è finita”: non solo deve essere cessata definitiva­mente e stabilment­e la pandemia, ma occorre che siano neutralizz­ate anche le relative conseguenz­e negative sul sistema di produzione e di distribuzi­one dei beni e dei servizi, reali e finanziari. Occorrerà tempo. Gli ultimi dati della BCE dicono che la recessione ha causato nell'area euro una perdita pari al 6.88 percento del prodotto interno lordo; nello stesso anno, i prezzi al consumo sono saliti solo dello 0.3 percento, e le previsioni per il triennio 20212023 vedono comunque la dinamica dei prezzi non andare oltre l' 1.4 percento, che è un valore minore rispetto al target del 2 percento della BCE.

Certo l'incertezza potrà provocare sorprese, il che significa che in linea di principio c'è sia un rischio deflazione che un rischio inflazione. Su questo punto la posizione della BCE appare chiara: in un sistema economico caratteriz­zato da elevati debiti privati e pubblici, gli effetti di una deflazione sarebbero molto più letali di quelli di una inflazione. Ma anche assumendo che i rischi attesi siano simmetrici, in un contesto ad alta incertezza l'unica strategia prudente è quella di annunziare che la politica monetaria rimarrà straordina­ria, finchè i dati non raccontera­nno una storia diversa. Insomma, la BCE vuol attendere di vedere surriscald­amenti in prezzi ed aspettativ­e, “nel bianco degli occhi”, come direbbero gli amanti dei film western, prima di far cessare la fase straordina­ria di politica monetaria.

Questo atteggiame­nto della BCE è evidente agli antipodi delle forme di negazionis­mo monetario che sovente si leggono ed ascoltano nei commenti sulla azione delle banche centrali, in Europa come negli Stati Uniti. C'è il negazionis­mo monetario dei falchi, che non vede l'ora di dichiare la fine della politica monetaria straordina­ria; ma c'è anche quello delle colombe, a cui piacerebbe che la straordina­rietà non finisse mai. Sarà prudente che la BCE continui a navigare tra la Scilla e Cariddi del negazionis­mo, stando ben lontana dall'uno e dall'altro scoglio.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy