NEGAZIONISMO MONETARIO: TANTE INSIDIE
In che modo la BCE può contribuire all'uscita definita dalla recessione pandemica? Partendo dai dati, e non ascoltando le voci estreme, superficiali e di parte del negazionismo monetario.
Per essere efficace, la politica monetaria deve rispettare tre condizioni: essere incardinata in una banca centrale indipendente, quindi gestita da un banchiere centrale prudente, che a sua volta annunzia ed implementa una strategia coerente. Le tre condizioni sono necessarie per incidere nella giusta direzione sul nesso tra aspettative e credibilità, che è il fulcro di trasmissione da cui dipende appunto l'efficacia della azione monetaria.
Oggi, delle tre condizioni, la BCE è in grado di rispettare le prime due automaticamente, grazie ai Trattati europei. L'indipendenza della BCE è necessaria per evitare che la miopia della politica – sia delle cancellerie nazionali che a Bruxelles – possa distorcere l'orizzonte temporale della politica monetaria, che deve essere quello di tutelare nel medio periodo il valore dell'euro. Contemporaneamente, ci deve essere la garanzia che il banchiere centrale abbia quell'orizzonte temporale e quella finalità; il Trattato blinda il comportamento dei banchieri centrali a Francoforte, chiedendogli proprio di privilegiare la stabilità monetaria. Rimane la necessità di avere una strategia coerente: nell'attuale fase congiunturale, la BCE ha individuato una bussola operativa: avere nell'Unione “favorevoli condizioni finanziarie”.
L'espressione è stata introdotta il mese scorso dalla presidentessa Lagarde, ed al suo esordio la relativa comunicazione non è apparsa efficace. Da quel momento, la BCE è stata attenta a chiarire perchè la bussola finanziaria è oggi essenziale: occorre evitare che si blocchi proprio il meccanismo di trasmissione prima ricordato, che parte a monte dalle parole ed i fatti della BCE, per poi arrivare a valle ai comportamenti di famiglie, imprese, governi e banche, attraverso le aspettative. Il ragionamento è semplice: il tratto dominante della recessione pandemica è l'incertezza, che rappresentare la tossina che blocca le decisioni di consumo e di investimento sia degli operatori privati che di quelli pubblici. L'incertezza distorce ed inceppa il funzionamento dei mercati creditizi e finanziari. Occorre perciò che la politica monetaria sia straordinaria, nel senso che faccia quello che in tempi normali non fa: avere una presenza attiva e sistematica su tutti i canali di finanziamento che uniscono il risparmio, da un lato, alla spesa ed all'investimento dall'altro. La politica monetaria dovrà essere straordinaria finchè non si avrà la certezza che “la guerra è finita”: non solo deve essere cessata definitivamente e stabilmente la pandemia, ma occorre che siano neutralizzate anche le relative conseguenze negative sul sistema di produzione e di distribuzione dei beni e dei servizi, reali e finanziari. Occorrerà tempo. Gli ultimi dati della BCE dicono che la recessione ha causato nell'area euro una perdita pari al 6.88 percento del prodotto interno lordo; nello stesso anno, i prezzi al consumo sono saliti solo dello 0.3 percento, e le previsioni per il triennio 20212023 vedono comunque la dinamica dei prezzi non andare oltre l' 1.4 percento, che è un valore minore rispetto al target del 2 percento della BCE.
Certo l'incertezza potrà provocare sorprese, il che significa che in linea di principio c'è sia un rischio deflazione che un rischio inflazione. Su questo punto la posizione della BCE appare chiara: in un sistema economico caratterizzato da elevati debiti privati e pubblici, gli effetti di una deflazione sarebbero molto più letali di quelli di una inflazione. Ma anche assumendo che i rischi attesi siano simmetrici, in un contesto ad alta incertezza l'unica strategia prudente è quella di annunziare che la politica monetaria rimarrà straordinaria, finchè i dati non racconteranno una storia diversa. Insomma, la BCE vuol attendere di vedere surriscaldamenti in prezzi ed aspettative, “nel bianco degli occhi”, come direbbero gli amanti dei film western, prima di far cessare la fase straordinaria di politica monetaria.
Questo atteggiamento della BCE è evidente agli antipodi delle forme di negazionismo monetario che sovente si leggono ed ascoltano nei commenti sulla azione delle banche centrali, in Europa come negli Stati Uniti. C'è il negazionismo monetario dei falchi, che non vede l'ora di dichiare la fine della politica monetaria straordinaria; ma c'è anche quello delle colombe, a cui piacerebbe che la straordinarietà non finisse mai. Sarà prudente che la BCE continui a navigare tra la Scilla e Cariddi del negazionismo, stando ben lontana dall'uno e dall'altro scoglio.