« Ecco come sfruttare la turbolenza »
« Questo può essere il momento della riscossa per le aziende e i settori legati al ciclo economico, quelli che sono stati penalizzati nell’ultimo decennio e ancora più nell’ultimo anno di pandemia. Se si guarda al periodo che va dal 2010 al 2020, si vede che le banche, le società industriali e tutti i settori legati al ciclo economico hanno sofferto in Borsa, mentre i gruppi tecnologici e le utility hanno beneficiato. Ora potremmo assistere allo scenario opposto » . Alberto Foà, presidente di AcomeA SgrGR, guarda il bicchiere mezzo pieno anche in questa fase difficile per i mercati finanziari, in cui a traballare sono sia i bond sia le azioni. Perché è vero che gli indici di Borsa scendono, ma è anche vero che non tutti i settori soffrono allo stesso modo. E non tutti sono destinati a soffrire in un contesto di ritorno dell’inflazione. Anzi: se anche cambiasse lo scenario rispetto a quello deflattivo degli ultimi 10 anni, i vincitori non mancherebbero. Ed è lì che gli investitori dovrebbero puntare.
Partiamo dagli Stati Uniti, dove il tema di un ritorno dell’inflazione è concreto. I rendimenti dei titoli di Stato salgono e le Borse soffrono. Sembra un vicolo cieco.
I rendimenti dei titoli di Stato salgono negli Stati Uniti da 8 mesi in realtà. Solo che nel 2020 i tassi reali restavano fermi e ampiamente negativi, per cui quelli nominali salivano nominali salivano perché aumentavanoperché aumentavano le aspettative di inflazione. Questo era uno scenario positivo per gli investimenti rischiosi, come azioni, bond aziendali, Paesi emergenti o attività reali. Ma nel 2021 la situazione è cambiata: ora i tassi reali salgono, ma non le aspettative di inflazione. Questo è invece negativo per le Borse e gli attivi rischiosi.
Ma è negativo anche per i titoli di Stato, con prezzi in calo. Insomma: Borse e tito lidi Stato soffrono contemporaneamente, non un bello scenario per chi investe...
È qui che bisogna guardare più in profondità. È vero che le Borse soffrono, ma non tutti i settori sono penalizzati allo stesso modo. Si pensi a comparti come quelli del turismo, hotel, viaggi, ma anche alle banche che beneficiano di tassi più alti. Oppure agli industriali. Penso che se questo scenario macroeconomico venisse confermato negli Stati Uniti, allora potremmo assistere a una rotazione settoriale importante. Pensi all’indice S& P 500: attualmente esprime un rapporto prezzo/ utili di 32. Ma questa è la media tra il settore tecnologico che è a 40 e il resto che è a 1516: questo significa che in futuro potremmo vedere un’espansione dei multipli dei settori più depressi.
E l’Europa? Qui il ciclo economico è meno vivace, il rischio di inflazione ben più basso e le Borse hanno meno titoli tecnologici. Sarà l’occasione per la riscossa anche dell’Europa?
Le Borse europee sono più esposte ai titoli finanziari ( per esempio in Italia) e agli industriali( per esempio in Germania ). Inoltre hanno multipli piùb assirispetto aWallSt re et. Non Non è dunque detto è dunque detto che debbano soffrire come le Borse Usa: potrebbero scendere meno, ononscendere. E alcuni settori potrebbero beneficiare di questa situazione: le banche per esempio hanno spazio per recuperare.
E se l’aumento dell’inflazione costringesse la Fed a rialzare i tassi? Questo non rischia di essere il game changer in grado di far crollare tutti i mercati?
Questo è il problema. Il presidente Fed,Je rom ePowell, continua arassicurare i mercati sull’ orientamento espansivo della banca centrale, ma se l’inflazione salisse troppo potrebbe trovarsi in una posizione scomoda. Il giorno che si troverà davvero l’inflazione nel pianerottolo di casa, Powell potrebbe rischiare di essere additato come colui che ha perso il controllo della situazione. Non c’è niente di peggio per un banchiere centrale.
‘‘ Non tutti i settori sono destinati a soffrire in un contesto di ritorno dell’inflazione