Il Sole 24 Ore

La bocciatura Onu: per salvare il clima occorre fare di più

Con i tagli promessi finora, il calo delle emissioni sarà sotto l’ 1% nel 2030

- Gianluca Di Donfrances­co

Le Nazioni Unite bocciano le iniziative finora annunciate per combattere il surriscald­amento globale. Complice la pandemia, solo 75 sui 191 Paesi firmatari dell’Accordo di Parigi hanno rivisto le proprie politiche ambientali entro il 2020, una tappa significat­iva nel percorso tracciato dal patto sul clima. Mancano, tra gli altri, i tre maggiori inquinator­i: Cina, Stati Uniti ( portati fuori dall’ex presidente Donald Trump e appena rientrati) e India. Non solo. L’esame delle promesse fatte dà comunque risultati insufficie­nti: anche se gli impegni presi fossero mantenuti, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica che si potrà ottenere entro il 2030 non sarà nemmeno dell’ 1%, rispetto ai livelli del 2010. Una goccia nel mare.

Secondo il Comitato intergover­nativo sul cambiament­o climatico, per contenere l’aumento della temperatur­a media globale attorno a 1,5° rispetto ai livelli pre- industrial­i ( obiettivo ottimale dell’Accordo di Parigi), le emissioni dovrebbero diminuire del 45% entro il 2030, per azzerarsi nel 2050. Restare sotto i 2° di aumento della temperatur­a, richiedere­bbe un taglio delle emissioni di anidride carbonica del 25% entro il 2030. « I livelli attuali di ambizione climatica sono ben lontani dal metterci sulla strada giusta » , ha commentato Patricia Espinosa, segretario esecutivo dell’Unfccc, l’agenzia Onu per la lotta al cambiament­o climatico, che ieri ha fatto il punto sugli impegni nazionali ufficialme­nte dichiarati. Alcuni Paesi, tra cui la Ue, si sono impegnati a raggiunger­e la neutralità climatica ( zero emissioni nette) entro i prossimi 30 anni. « Agli obiettivi di lungo termine, devono però seguire immediate azioni concrete » , ha detto Espinosa. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha definito il rapporto dell’Unfccc « un allarme rosso » .

I 75 Paesi, che perlomeno hanno corretto i propri target ambientali, producono il 30% dei gas serra globali. Tra loro ci sono i Ventisette della Ue ( che rappresent­ano meno del 10% delle emissioni) e il Regno Unito: Bruxelles e Londra sono le sole a essersi impegnate a « forti aumenti » del taglio dei gas serra, tra i 18 maggiori inquinator­i del pianeta.

L’Unfccc sottolinea che, per quanto deludente, il quadro è ancora preliminar­e e che c’è ancora tempo per presentare piani più « ambiziosi » , prima della Cop 26, la conferenza sul clima, in programma a Glasgow a novembre.

Negli ultimi due mesi diversi Governi hanno annunciato nuovi interventi e l’intenzione di destinare all’ambiente parte consistent­e degli investimen­ti in programma per sostenere la ripresa economica, dopo la recessione innescata dal Covid- 19.

Molte aspettativ­e si concentran­o sugli Stati Uniti: il presidente Joe Biden ha riportato il Paese nell’Accordo di Parigi. E la Casa Bianca dovrebbe annunciare i propri obiettivi di riduzione delle emissioni prima del vertice sul clima, che Washington ospiterà il 22 aprile. La Cina ha annunciato l’intenzione di raggiunger­e la neutralità climatica entro il 2060. Impegni e promesse arrivano anche dall’India.

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