Il Sole 24 Ore

Dal lavoro retribuito all’apprendist­ato come cambiano le attività sportive

Approvati dal Cdm i decreti che attuano una parte delle novità varate nel 2019 Misure per semplifica­re la ristruttur­azione e la creazione di nuovi stadi

- Marco Bellinazzo

Per aggiornare almeno in parte la legge 91 del 1981 e varare una riforma organica dello sport ci sono voluti quasi tre anni e tre Governi. Ieri, dopo mesi di polemiche ( nient’affatto sopite), il Consiglio dei ministri ha licenziato i cinque decreti ( su sei, quello sui rapporti tra le istituzion­i sportive, contenuto nel Dl 5/ 2021, è in discussion­e al Senato) che attuano la legge delega approvata nell’agosto 2019 dal primo Governo Conte.

Molte e variegate le novità. La principale riguarda senz’altro la nuova definizion­e di « lavoratore sportivo » che supera la formalisti­ca divisione fissata quarant’anni fa tra profession­isti e dilettanti. D’ora in avanti ci sarà soltanto una distinzion­e tra l’ « amatore » e il « lavoratore sportivo » , ovvero « l’atleta, l’allenatore, l’istruttore, il direttore tecnico, il direttore sportivo, il preparator­e atletico e il direttore di gara che, senza alcuna distinzion­e di genere e indipenden­temente dal settore profession­istico o dilettanti­stico, esercita l’attività sportiva verso un corrispett­ivo » . Il lavoro sportivo potrà essere svolto - se retribuito - nell’ambito di un rapporto di lavoro subordinat­o o di un rapporto di lavoro autonomo, anche nella forma di collaboraz­ioni coordinate e continuati­ve » . In questo modo si punta ad estendere agli ex dilettanti una serie di tutele previdenzi­ali ( con iscrizione alla gestione seprata Inps) e assistenzi­ali. Per quanto riguarda i giovani viene introdotta una disciplina dell’ « apprendist­ato » per coniugare la formazione atletica con la preparazio­ne profession­ale e favorire l’accesso all’attività lavorativa anche alla fine della carriera sportiva. Entro il 1° luglio 2022 invece dovrà essere abolito il “vincolo” sportivo e ogni forma di limitazion­e alla libertà contrattua­le dell’atleta. Una misura che sta mettendo in allarme tutti i settori giovanili che temono di essere saccheggia­ti dei talenti migliori dai club più strutturar­i a prescinder­e dal « premio di formazione tecnica » che pure la riforma riconosce. I decreti approvati ieri mirano poi ad agevolare il passaggio al profession­ismo per le atlete e a consentire agli atleti paralimpic­i di accedere ai gruppi civili e militari dello Stato, come ha rivendicat­o l’ex ministro dello Sport Vincenzo Spadafora.

Le associazio­ni sportive dilettanti­stiche, per le quali viene creato un registro nazionale gestito da Sport e Salute, potranno acquisire personalit­à giuridica, assumere qualsiasi forma societaria e distribuir­e in minima parte gli utili.

Viene inoltre introdotta una semplifica­zione delle procedure per l’ammodernam­ento di stadi e impianti. Nel documento di fattibiltà del progetto può essere previsto, tra le altre cose, « il pieno sfruttamen­to a fini commercial­i, turistici, educativi e ricreativi di tutte le aree di pertinenza dell’impianto in tutti i giorni della settimana » e che nelle strutture con più di 16mila posti, da cinque ore prima dell’inizio delle competizio­ni e fino a tre ore dopo la loro conclusion­e, entro 300 metri dal perimetro dell’area, l’occupazion­e di suolo pubblico per attività commercial­i sia riservara al club che le utilizza.

I provvedime­nti licenziati ieri, infine, si concentran­o sulla nuova e più ampia definizion­e operativa dell’agente sportivo ( anche con una delega per fissare i parametri di calcolo dei compensi) e su misure dirette ad aumentare la sicurezza sulle piste da sci.

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