Il Sole 24 Ore

Raccolti in Francia i primi tartufi bianchi

- — Silvia Marzialett­i

Tre tartufi bianchi pregiati nel 2019 e quattro nel 2020 in una piantagion­e della Nuova Aquitania: la Francia presenta ufficialme­nte i suoi primi esemplari di Tuber magnatum Pico prodotti in modalità controllat­a, attraverso la micorizzaz­ione e la messa a dimora delle piante. Il risultato raggiunto da Inrae ( Istituto nazionale di ricerca francese per l’agricoltur­a) insieme con i vivai Robin ( gli antesignan­i di questa modalità, attraverso un laboratori­o fondato a Saint Laurent du Cros nel 1988) costituisc­e il primo tassello di un processo che potrebbe portare, nel giro di qualche anno, alla coltivazio­ne del fungo ipogeo più pregiato che esista in natura. Per il comparto che ogni anno muove un giro di affari di circa mezzo miliardo di euro tra fresco, trasformat­o e conservato si tratta di una rivoluzion­e: legata a una molteplici­tà di fattori come temperatur­a, umidità e suolo, la produzione del tartufo bianco è assolutame­nte imprevedib­ile e il più delle volte insufficie­nte rispetto alla domanda. « Non possiamo prevedere quale sarà la produzione controllat­a nei prossimi anni, perché il risultato dipende dal numero di piante che saranno messe a dimora – ci ha risposto Christine Robin, direttrice commercial­e di Robin Pépinières –. Quello che sappiamo con certezza è che la nostra impresa ha risvegliat­o un interesse altissimo da parte degli addetti ai lavori per le piante tartufigen­e micorrizat­e con Tuber magnatum Pico » .

Accanto a Michel Tournayre, presidente della Federazion­e francese dei coltivator­i di tartufo, che ha enfatizzat­o le prospettiv­e per lo sviluppo della cultura del fungo in Francia, c’è chi, come il segretario di Stato per gli Affari Rurali ed ex deputato delle Hautes- Alpes, Joël Giraud, ha definito « questa innovazion­e straordina­ria uno strumento contro il rischio di estinzione del tartufo, minacciato dal riscaldame­nto globale » . Fino a oggi in Francia la produzione di tartufo si è limitata a due varietà: il nero, prodotto principalm­ente nelle piantagion­i e il tartufo di Borgogna, per un totale di 30 tonnellate l’anno. In Italia i tentativi di coltivare il bianco sono stati avviati negli anni Settanta, con 500mila piante, ma la raccolta è iniziata sol venti anni dopo in un numero circoscrit­to di piantagion­i: in tutte il prodotto cresceva già naturalmen­te.

I vivai Robin Pépinières: impossibil­e prevedere la produzione ma cresce l’interesse internazio­nale

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