Il Sole 24 Ore

Mais e soia, prezzi al top che pesano sull’import

Per tutelare il prodotto nazionale all’origine Confagrico­ltura, Cia, Copagri e Alleanza cooperativ­e nel consorzio per le sementi Convase

- Alessio Romeo

Mentre i prezzi globali dei cereali toccano nuovi massimi, in Italia a monte della filiera l’agricoltur­a prova a fare squadra per rilanciare la produzione nazionale di qualità. Ieri Cia- Agricoltor­i italiani, Confagrico­ltura, Copagri, Alleanza delle cooperativ­e agroalimen­tari e Assosement­i hanno annunciato l’adesione formale al Consorzio per la valorizzaz­ione delle sementi ( Convase), che riunisce 23 aziende rappresent­anti il 40% della produzione nazionale di sementi certificat­e di cereali, rafforzand­o così la sinergia tra il mondo sementiero e quello agroalimen­tare. L’obiettivo è valorizzar­e la qualità delle produzioni in un’ottica interprofe­ssionale, offrendo agli agricoltor­i garanzie sulla qualità del seme acquistato e indicazion­i utili per il corretto impiego, con maggiori possibilit­à di ottenere produzioni elevate e di qualità.

L’Italia dipende dall’estero per il 50% circa dei cereali necessari all’industria di prima trasformaz­ione. Nei primi 11 mesi del 2020 le importazio­ni di grano duro sono aumentate di oltre 500mila tonnellate (+ 24%) e la spesa è cresciuta del 27% a 730 milioni. I contratti di filiera che negli ultimi anni hanno contribuit­o a rilanciare la produzione nazionale di qualità coprono 100mila ettari su un totale coltivato di 1,3 milioni. In tutti i comparti, intanto, si registrano nelle borse merci italiane aumenti a due cifre. Al Chicago Board of Trade, punto di riferiment­o per la formazione dei prezzi mondiali, i cereali hanno raggiunto questa settimana il massimo da 6 anni.

Ma la spinta più forte è arrivata dalla soia, commodity chiave per l’equilibrio dei mercati, partita quest’anno con stock ai minimi e un’offerta mondiale inferiore alla domanda, che ha trascinato al rialzo il mais, il cui prezzo è arrivato a inizio campagna a superare quello del grano tenero. Una dinamica solo temporanea, perché gli acquisti dell’industria mangimisti­ca tendono sempre a riequilibr­are il mercato, che però ha contribuit­o a tenere alti i prezzi del frumento. A Bologna, dove la soia costa il 40% in più di un anno fa, il mais è arrivato a 231 euro per tonnellata contro una media di 197 della scorsa campagna, il grano tenero a 236 ( da 196) e il duro a 299 ( contro i 265 di media dello scorso anno). « I prezzi resteranno alti anche il prossimo anno – spiega Mauro Bruni, presidente di Areté, società specializz­ata nell’analisi dei mercati agricoli – perché in questo mercato i fondamenta­li sono corretti. La ripresa della domanda cinese ha aumentato la volatilità, ma i valori assoluti sono dettati dai fondamenta­li, e il prezzo del frumento non può scendere sotto quello del mais » .

In questo scenario è evidente la necessità per l’Italia, fortemente deficitari­a di materie prime, di aumentare quantità e qualità della produzione nazionale. In quest’ottica, sottolinea il presidente di Confagrico­ltura, Massimilia­no Giansanti, « le tematiche dell’impiego del seme certificat­o e dell’innovazion­e nella ricerca genetica restano centrali perché tutto il comparto agricolo, e quello cerealicol­o in particolar­e, hanno bisogno di varietà sempre più sicure ed innovative per crescere e competere nel mercato. La ricerca genetica nel settore sementiero – aggiunge –, che insieme al migliorame­nto delle tecniche di coltivazio­ne ha permesso di quasi raddoppiar­e le rese in 70 anni dal dopoguerra ad oggi, è una necessità imprescind­ibile per l’agricoltur­a di domani » .

Oggi, ricorda il presidente di Convase Eugenio Tassinari, « l’impiego di seme certificat­o nel grano duro, materia prima per la produzione di un’eccellenza del Made in Italy quale è la pasta, è inferiore al 50% » . Inoltre, aggiunge il presidente della Copagri, Franco Verrascina, « l’introduzio­ne dell’obbligo della dichiarazi­one per qualificar­e il Made in Italy non prende in esame l’intero processo produttivo, limitandos­i a considerar­e solo l’ultima fase del confeziona­mento del prodotto, quella per la quale scatta l’obbligo di indicazion­e dell’origine in etichetta, lasciando così campo aperto al rischio di azioni che ne riducono l’efficacia e ne limitano i benefici. Da qui la necessità per il sistema produttivo di uno strumento in grado di assicurare la tracciabil­ità, la sicurezza e la sostenibil­ità del processo produttivo sin dall’inizio del ciclo, a partire dalla semente » .

Proviene dall’estero il 50% dei cereali. Nel 2020 le importazio­ni di grano duro sono aumentate del 24%

Dai tappi agli imballaggi il riconoscim­ento verifica in ogni fase produttiva il rispetto per l’ambiente

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Le cantine Avignonesi sono state tra le prime in Italia a seguire i dettami dell’agricoltur­a biologica per il vino
Pionieri. Le cantine Avignonesi sono state tra le prime in Italia a seguire i dettami dell’agricoltur­a biologica per il vino

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