Sanremo, via al Festival con la sfida della pubblicità
Coletta: « Festival del whatever it takes, non farlo sarebbe stato grave »
Questa sera su Rai 1 la prima puntata della settantunesima edizione del Festival della canzone di Sanremo. Per la Rai oltre alla sfida degli ascolti c’è quella della raccolta della pubblicità.
Avanti tutta, nonostante tutto. Stasera, in diretta su Rai 1, parte la 71esima edizione del Festival di Sanremo, la seconda sotto la direzione artistica di Amadeus e la prima ( e unica, si spera) stravolta dall’emergenza Covid.
Un evento fortemente voluto dalla Rai e dalla filiera della musica che, meno di un mese fa, hanno ottenuto dal Comitato tecnico scientifico ( Cts) il disco verde per l’organizzazione di un’edizione senza pubblico all’Ariston. Quest’anno si può parlare di « Festival del whatever it takes » , ha detto il direttore di Rai 1 Stefano Coletta, nel senso che « non farlo sarebbe stato un grave vulnus per il servizio pubblico » .
L’edizione 2020, caduta una manciata di giorni prima della pandemia, fu da incorniciare: 9,8 milioni di spettatori nella media delle cinque serate e uno share medio del 56,5% ( il più alto degli ultimi anni) secondo le elaborazioni dello Studio Frasi su dati Auditel, raccolta pubblicitaria che toccava la cifra record di 37 milioni, a fronte di un budget per l’organizzazione di circa 18 milioni. Sul 2021 non si forniscono cifre ma Coletta, in conferenza stampa, fa riferimento « a un più generale calo dei budget Rai per l’intera annualità » .
Quanto alla raccolta, il tema sarà fronteggiare lo stop agli eventi esterni come il Nutella Stage, quantificabile secondo fonti ufficiose in circa 10 milioni. Il potenziale per recuperare terreno, considerando gli altissimi livelli di audience della trasmissione e pure il fatto che la gran parte degli italiani, quest’anno, resterà a casa, in ogni caso c’è.
« Nessun altro evento oltre il Festival di Sanremo – spiega Francesco Siliato, media analyst dello Studio Frasi – che consente di pianificare 258 spot con ascolti sopra i dieci milioni, come accaduto lo scorso anno. Il record 2020 per uno spot all’interno del Festival è di Tim con 15,4 milioni di spettatori, ma ce ne sono diversi tra i 14 e i 13 milioni. E anche a mezzanotte tanti comunicati commerciali hanno superato i dieci milioni di spettatori per le loro inserzioni. Di sicuro – conclude Siliato – nessun evento è in grado di vendere sul mercato pubblicitario un prodotto analogo » .
La Tim, sponsor unico del Festival per il quinto anno consecutivo, ci ha creduto e ci crede. « Lanciamo un concorso, forse il primo al mondo di questo genere, legato alla vita che ci attenderà una volta finita l’emergenza sanitaria » ha spiegato Luca Josi, direttore brand strategy, media & multimedia entertainment di Tim. Non solo spot, quindi, ma anche un gioco quiz che culminerà con un premio sicuramente ad alto valore evocativo: un viaggio di 365 giorni per quattro persone. In crociera.
Insomma; l’auspicio di un nuovo mondo post- Covid, in una kermesse fortemente voluta dagli attori del mercato. Sul versante discografico, nonostante l’evento non sia centrale in tema di vendite - l’intero ’ intero roster di concorrenti “esprime” appena l’ 1,5% del mercato discografico italiano - è ancora fondamentale come passerella di visibilità, soprattutto per i giovani artisti. Si spiega in questo modo l’assortimento “indie- centrico” dei 26 campioni in gara quest’anno: 14 appartengono a etichette indipendenti ( in particolare a Sugar, con tre artisti), 12 a major con la tradizionale prevalenza di Sony sette artisti), seguita da Universal ( tre) e Warner ( due). Un dato che, secondo Mario Limongelli, presidente dell’associazione di categoria Pmi, « sottolinea la vitalità delle etichette indipendenti italiane » . Rispetto all’offerta di qualche anno fa, secondo Enzo Mazza, ceo di Fimi, l’associazione delle major, « c’è più attenzione al potenziale streaming degli artisti già nelle proposte in concorso. Il gioco, dal punto di vista di chi fa il nostro lavoro, sta tutto nel capitalizzare la vetrina di Sanremo » . E, da un paio di edizioni, c’è almeno un pezzo l’anno che funziona.