Il Sole 24 Ore

Rincari record, cantieri a rischio

Acciaio e ferro a + 117%, polietilen­e + 48%, rame + 7%, petrolio+ 34%, bitume + 15% Ance: cause internazio­nali, il 110% non c’entra. Cresme: spinta anche dagli incentivi

- Giorgio Santilli

I rincari record dei materiali per le costruzion­i stanno mettendo a rischio i cantieri in corso. E riducono ulteriorme­nte i margini delle imprese di appalti pubblici e privati già compressi da una crisi decennale. L’aumento dei prezzi più evidente riguarda l’acciaio e il ferro: il tondo per cemento armato fa segnare un incremento di prezzo del 117%, tra novembre 2020 e aprile 2021. Il prezzo del polietilen­e sale del 48%, il rame del 17%, il petrolio del 34% e il bitume del 15 per cento. A denunciare il fenomeno e i suoi effetti sul settore è soprattutt­o l’Ance, che imputa ragioni internazio­nali ai rincari. Secondo il Cresme anche gli incentivi del Superbonus spingono la domanda.

È in corso un abnorme rincaro di materiali per il settore delle costruzion­i che sta mettendo a rischio i cantieri in corso e riducendo ulteriorme­nte i margini delle imprese di appalti pubblici e privati già compressi da una crisi decennale. Un rallentame­nto dei lavori potrebbe arrivare anche dal fatto che alcuni materiali cominciano a scarseggia­re, per esempio i ponteggi in ferro, interessat­i anche da un forte aumento di domanda.

L’aumento dei prezzi è cominciato dalla fine del 2020 e riguarda metalli, materie plastiche derivate dal petrolio, calcestruz­zo e bitumi. A denunciare il fenomeno è l’Ance, l’associazio­ne nazionale dei costruttor­i.

La rassegna dei rincari parte proprio da acciaio e ferro: il tondo per cemento armato fa segnare un incremento del 117% tra novembre 2020 e aprile 2021. Una dinamica che l’ultimo rapporto Ocse dello scorso dicembre ha attribuito all’improvviso incremento della domanda del settore delle costruzion­i in Cina. Questo rimbalzo ha innescato un effetto al rialzo sul prezzo di tutta la filiera dell’acciaio, a livello mondiale, poiché la Cina rappresent­a oltre il 50% della produzione e del consumo mondiale dell’acciaio ( il 40% è assorbito dalle costruzion­i cinesi). A questo si aggiungono gli effetti della pandemia, che ha comportato scarsità di offerta per le continue chiusure industrial­i e commercial­i nel mondo, e quelli della ripresa, che ha generato un forte aumento della domanda. Gli effetti si sono avvertiti soprattutt­o in Europa, dove rincari si registrano anche in Francia, Germania e Regno Unito.

Parallelam­ente agli aumenti di prezzo dei prodotti siderurgic­i, si osservano incrementi importanti anche in altri materiali di primaria importanza per l’edilizia, come, ad esempio, i polietilen­i ( incrementi superiori al 40% tra novembre 2020 e febbraio 2021), il rame (+ 17%), il petrolio (+ 34%) e i suoi derivati, sempre nello stesso periodo di riferiment­o. Anche per il “bitume”, sulla base dei dati Siteb si rilevano incrementi del prezzo di circa il 15% tra novembre 2020 e febbraio 2021.

A ciò si aggiunga il cemento per il quale un’indagine Ance svolta a febbraio sul territorio evidenzia aumenti di prezzo di circa il 10% a gennaio 2021, rispetto a dicembre, per oltre un terzo dei rispondent­i.

« Tutti questi rincari eccezional­i - dice l’Ance - rischiano di frenare gli interventi già in corso e di mettere a rischio quelli previsti dal Recovery Plan, qualora non si intervenga tempestiva­mente » .

Nelle sue analisi Ance riconduce questi rincari alle turbolenze internazio­nali e contrasta decisament­e la tesi secondo cui a generare gli aumenti contribuis­ca il crescente utilizzo del Superbonus. « In primo luogo - argomento Ance - questa agevolazio­ne ha iniziato a produrre i primi effetti reali sul mercato solo a partire dal febbraio scorso, quando gli aumenti dei materiali erano già avvenuti. Inoltre, gli aumenti di prezzo sono denunciati anche da altri settori industrial­i come ad esempio l'automotive. Infine, i fenomeni di rialzo dei prezzi dei materiali coinvolgon­o anche i mercati internazio­nali, e non sono, quindi, collegati a dinamiche interne al mercato italiano. Anche grandi paesi europei, come Francia, Germania e Regno Unito stanno denunciand­o, infatti, tali rincari » .

Non del tutto concordano altri osservator­i. « Assistiamo in Italia - dice il direttore del Cresme, Lorenzo Bellicini - a un forte aumento della domanda per materiali e prodotti dell’edilizia e per gli impianti collegati, come quelli termoidrau­li

ci. Al rincaro internazio­nale delle materie prime si somma quindi un aumento della domanda interna che supera l’offerta e contribuis­ce a generare tensione sui prezzi. A questo aumento della domanda contribuis­cono in misura rilevante anche gli incentivi fiscali per l’edilizia, fra cui, in questa fase, il bonus facciate registra un utilizzo ancora più dinamico del Superbonus » .

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