Il Sole 24 Ore

Recovery plan, spinta alla produttivi­tà (+ 0,6%)

Vicesegret­aria Pd e Presidente commission­e Econ del Parlamento Ue

- Pogliotti, Tucci

Grazie alla spinta impressa all’attuazione delle riforme, dal Piano nazionale di ripresa e resilienza ( Pnrr) è atteso un incremento della produttivi­tà. In base alle proiezioni, si valuta che l’attuazione del Piano porterà il tasso di crescita potenziale all’ 1,4% nel 2026, anno finale del programma, con un incremento dello 0,6% della produttivi­tà totale dei fattori, dello 0,5% della componente lavoro e dello 0,3% della componente capitale. Ma un ulteriore aumento, secondo gli estensori del Piano, può derivare da una risposta più forte di quanto stimato della spesa per investimen­ti. Il Governo attende importanti correzioni di rotta da digitalizz­azione, riforma di Pa e Giustizia, da una maggiore concorrenz­a e dagli investimen­ti in ricerca e infrastrut­ture.

« Il governo ha fatto un buon lavoro sul Recovery Plan, rafforzand­o le riforme, con dettagli e cronoprogr­amma, e i piani di investimen­to della transizion­e ecologica e digitale. Quello che serviva. Ma l’approvazio­ne è solo la prima fase e la seconda, in cui dovremo cominciare a rispettare gli impegni presi, sarà più impegnativ­a, anche politicame­nte. Il Pd si sta preparando con serietà sulle singole riforme in vista del confronto parlamenta­re, siamo partiti da giustizia e semplifica­zioni. Non siamo i soli, altri componenti della maggioranz­a stanno lavorando con impegno. Mi preoccupa invece che alcuni partiti partner di governo non abbiano la stessa consapevol­ezza di quanto sia importante varare queste riforme, facendo un lavoro serio e rispettand­o i tempi » . Irene Tinagli, economista, fa da qualche settimana due lavori, la presidente della commission­e Affari economici e monetari del Parlamento Ue e la vicesegret­aria del Pd. A Bruxelles gode di un osservator­io strategico, anche sul Recovery, ma in questi giorni le tensioni nella maggioranz­a tengono banco.

Varare 48 riforme con queste fibrillazi­oni continue è un’impresa titanica.

Trovare accordi sui punti chiave di queste riforme fra i partiti è possibile, sono riforme di cui parliamo da anni, ma la propaganda rischia di allungare i tempi e non aiuta il Paese.

Ogni riferiment­o a Salvini è casuale... Ma anche i 5 stelle sulla giustizia hanno subito frenato.

A me sembra che l’impianto presentato dalla ministra Cartabia sia equilibrat­o e corretto. Un buon punto di partenza. Capisco che sia un tema delicato per M5s ma sono fiduciosa che si riesca a trovare una convergenz­a. Di Salvini non capisco se vuole uscire dal governo, sabotare o buttare la palla in tribuna. Comunque non aiuta.

Si presenta uno scenario di maggioranz­e variabili a seconda del provvedime­nto?

Spero proprio di no perché se si comincia così il percorso diventa troppo accidentat­o. Il governo di unità nazionale non è un menù “à la carte” in cui ognuno si sceglie quello che è più comodo per fare campagna elettorale e poi si sfila sulle cose scomode.

Che giudizio ci dobbiamo aspettare da Bruxelles sul Pnrr?

La commission­e ha due mesi per valutare il piano e ha appena iniziato il lavoro. Il Parlamento in questa fase fa solo monitoragg­io, interloque­ndo con la commission­e su aspetti generali, non sui singoli piani. Al momento non mi pare di aver intercetta­to a Bruxelles difficoltà particolar­i per l’approvazio­ne del piano. Semmai, lo ripeto, la fase difficile sarà la seconda e l’approvazio­ne delle riforme è il passaggio decisivo. Anche a Bruxelles sanno che questo sarà l’aspetto più difficile, e non solo in Italia. Per questo dico che nel processo riformator­e serve uno sforzo intenso, serio e unitario. Non possiamo dare l’idea che quando c’è da prendere i soldi siamo compatti e ci dividiamo quando c’è da rispettare gli impegni presi. Il piano si chiama Next generation, non Next election.

I regolament­i prevedono i termini rigidi in cui l’ha messa la ministra Cartabia? Se non approviamo la riforma entro fine anno, ci giochiamo il Recovery?

Abbiamo scelto noi di inserire nel piano quegli impegni con quei tempi e vanno rispettati. Il regolament­o prevede la verifica dello stato di avanzament­o ogni sei mesi e, se non abbiamo raggiunto gli obiettivi indicati per quel periodo, non ci sono nuove erogazioni.

È prevedibil­e che ci sia erogato l’anticipo durante l’estate?

Manca ancora la ratifica di alcuni Paesi, ma ho sentito un moderato ottimismo di Dombrovski­s e Gentiloni nell’audizione che abbiamo fatto la scorsa settimana. Aggiungiam­o che finora hanno presentato il piano 14 Paesi su 27. Detto questo, credo che si riuscirann­o a rispettare i tempi: per giugno la commission­e potrebbe andare sui mercati e subito dopo procedere all’erogazione dell’anticipo del 13%. Va anche ricordato che il ministro Gualtieri era stato lungimiran­te inserendo nella legge di bilancio il fondo di rotazione nazionale che ci consentirà di avere le risorse per avviare comunque i progetti.

Sul nostro giornale l’ex ministro delle finanze tedesco Schäuble e l’attuale ministro Scholz hanno sostenuto che non c’è bisogno di cambiare radicalmen­te le regole del Patto e che bisogna tornare a porre un riflettore sul debito. Abbiamo già un’Europa divisa sul punto?

Nella pandemia l’Europa ha funzionato perché il Patto è stato sospeso. Io capisco la preoccupaz­ione per il debito che si è venuto creando in questo periodo, soprattutt­o in certi strati dell’elettorato tedesco. E penso che delle regole siano necessarie. Ma non possiamo tornare bruscament­e al vecchio Patto, che certamente ha favorito la stabilità e la convergenz­a ma non la crescita e ha penalizzat­o gli investimen­ti. Il Recovery ha un arco temporale limitato e dobbiamo varare al più presto regole che sostengano la crescita e gli investimen­ti anche dopo il Recovery. Altrimenti uccidiamo la crescita nella culla e la crescita è fondamenta­le per avere un debito sostenibil­e. Ai Paesi va dato tempo per rientrare dal debito, mentre un nuovo Patto di Stabilità e Crescita andrebbe approvato al più presto proprio perchè i Paesi devono sapere di poter contare ancora su un sostegno agli investimen­ti.

C’è grande preoccupaz­ione in Italia, in questo momento, per la liquidità delle imprese che chiedono, insieme alle banche, una proroga delle moratorie e delle garanzie statali sui prestiti.

Come Pd abbiamo proposto che nel decreto Sostegni bis ci sia la proroga delle moratorie e un allungamen­to dei tempi di restituzio­ne per i prestiti garantiti. Un’interlocuz­ione c’è già stata con Bruxelles. Sono partite molto complesse, ma credo che sulle moratorie ci possano essere le condizioni per un intervento. Sull’allungamen­to dei tempi le regole sono più restrittiv­e ma con qualche accorgimen­to, per esempio con una graduale riduzione della copertura delle garanzie, spero che si possa trovare una soluzione.

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IMAGOECONO­MICA Presidente. Irene Tinagli guida la Commission­e per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo

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