Il Sole 24 Ore

È GIÀ L’ORA DEL DOLLARO DIGITALE

- di Marcello Minenna

Mentre le grandi banche centrali stanno ancora studiando il designe design e l’opportunit­à di emettere valuta digitale, il mercato privato sta sperimenta­ndo per conto suo. E presto potrebbe arrivare ad una soluzione condivisa ed efficiente di Dollaro digitale che rischia di spiazzare gli sforzi delle istituzion­i pubbliche nel tenere il passo.

Qualcosa di importante sta infatti succedendo nel mercato delle cripto- valute, che va oltre il pur enorme apprezzame­nto di valore di Bitcoin ed Ethereum, gli asset digitali che hanno la maggiore capitalizz­azione in termini di Dollari.

Si tratta della crescita esponenzia­le delle c. d. stablecoin­s.

Una stablecoin è una valuta digitale ancorata con un cambio fisso 1: 1 ad una valuta fiat scambiata sul mercato FOREX, come il Dollaro o l’Euro. Il mercato di questi nuovi “oggetti” finanziari è cresciuto di 20 volte nell’arco di 14 mesi da 4 a 80 miliardi di $: un tasso di incremento annuo del 2000%. Per capire il razionale delle stablecoin­s bisogna considerar­e che fino a 3 anni fa l’infrastrut­tura di scambio tra valute digitali e fiatera fiat era scarsament­e sviluppata; c’erano pochi modi attraverso i quali i risparmiat­ori potevano disinvesti­re ed ottenere di nuovo valuta a corso legale: i punti di “uscita” dal mondo digitale erano stretti e questo contribuiv­a alla forte volatilità delle cripto- valute.

Ancora oggi la conversion­e tra valute fiat e digitali è farraginos­a, dato che richiede il trasferime­nto di fondi dalle banche alle crypto- exchange attraverso bonifici transfront­alieri, il cui regolament­o può richiedere giorni ed è soggetto a controlli ed autorizzaz­ioni. La conversion­e tra valute digitali è invece istantanea; trasformar­e ad esempio Bitcoin in una stablecoin permette ai traders di proteggers­i dall’elevata volatilità delle quotazioni. Naturalmen­te detenere una

stablecoin dal valore nominale di 1 $ non equivale al possesso fisico dello stesso perché non c’è garanzia legale di conversion­e, sebbene l’industria si fondi ( a parole) sulla costituzio­ne di riserve di Dollari corrispond­enti alla quantità di stablecoin­s circolanti sulle exchanges.

A maggio 2021 esistono 47 diverse

stablecoin­s sul mercato, con 6 che hanno un controvalo­re scambiato superiore al miliardo di $. La domanda è esplosa a partire da marzo 2020 e non è stato un caso: la crisi generalizz­ata dei mercati finanziari al dilagare della pandemia si è riflessa anche nel mondo digitale, con una flessione marcata del valore delle cripto- valute classiche. La reazione degli utenti è stata una fuga verso le

stablecoin­s, che hanno svolto a sorpresa la funzione di safe haven tipica dei titoli governativ­i USA o tedeschi.

La liquidità è fluita non soltanto da asset digitali ma anche dal mondo finanziari­o tradiziona­le. I depositi delle imprese e dei fondi di investimen­to che lavorano nella finanza decentrali­zzata e che sarebbero stati in tempi normali in un conto corrente bancario in Dollari sono stati “trasformat­i” in stablecoin­s. Insomma per i nuovi unicorni del fintech le

stablecoin­s stanno già diventando un Dollaro digitale, anche grazie ad una crescente regolament­azione, trasparenz­a e tutele.

Ironicamen­te ( ma non troppo), qualche analista preconizza che alla velocità con cui si muovono gli eventi, tra qualche anno FED e BCE faranno prima a nazionaliz­zare le

stablecoin­s più di successo piuttosto che partire partireex- ex- novo con la propria infrastrut­tura di valuta digitale.

Marcello Minenna, Direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli Le opinioni espresse sono strettamen­te personali

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