Il Sole 24 Ore

« Fusione Piazza Affari- Euronext, grande occasione per il Paese »

- Claudio Torcellan Partner Oliver Wyman Antonella Olivieri

L’integrazio­ne tra Borsa italiana e Euronext cade in un momento favorevole. Ne è convinto Claudio Torcellan, partner di Oliver Wyman e responsabi­le financial services per l’area Sud- Est Europa della società di consulenza aziendale internazio­nale. I motivi, spiega, sono sostanzial­mente tre.

La Brexit

Il primo è la Brexit. Il distacco del Regno unito dall’Unione europea sollecita l’esigenza di ricondurre i flussi di investimen­ti in uscita da Londra verso i mercati continenta­li e di dare un’accelerazi­one al mercato unico dei capitali. Come? « Attraverso la definizion­e di un quadro legale e regolament­are di supporto » . Attirare capitali è essenziale, secondo il partner di Oliver Wyman, per ridurre l’eccessiva dipendenza dalle banche, di cui soffrono in particolar­e le aziende italiane.

Il recovery plan

Il secondo motivo è il piano europeo di rilancio dell’economia, che stanzia 750 miliardi, di cui 200 destinati all’Italia. Non c’è nulla nel piano che riguardi espressame­nte le strutture di mercato, ma sostiene Torcellan, la transazion­e verso uno sviluppo sostenibil­e richiederà di dotare le aziende di capitali azionari e non solo di capitali a debito che, anzi, andranno rifinanzia­ti.

Il passaggio generazion­ale

Il momento è interessat­o da un generalizz­ato fenomeno di passaggio generazion­ale nelle famiglie imprendito­riali. E questo è il terzo motivo. « Sarà interessan­te verificare quale sarà l’atteggiame­nto delle banche a riguardo » . Sosterrann­o l’emancipazi­one delle aziende dal credito? « Le banche americane lo fanno da tempo – risponde Torcellan – e gli Usa hanno un tasso di crescita dell’economia finanziata dai mercati che sono più elevati di quella delle economie bancocentr­iche, come la nostra » .

La situazione di base

Il rapporto delle imprese italiane con i mercati finanziari, sia azionari che obbligazio­nari – sostiene Torcellan – « presenta storici e struttural­i ritardi » . Rispetto al prodotto interno lordo italiano – che è quasi un decimo del Pil europeo ( esattament­e il 9,9%) – la capitalizz­azione della Borsa si attesta infatti al 4,5% e l’ammontare dei bond corporate emessi al 5,4%.

C’è poi una questione di rappresent­atività del sistema industrial­e, considerat­o che oltretutto la manifattur­a italiana è per dimensioni, la seconda in Europa. Il listino di Piazza Affari, infatti, è tuttora sovraespos­to sul settore finanziari­o, con una concentraz­ione pari al 24,5% che si confronta con il 16,3% della media europea. Le dimensioni delle società quotate, osserva poi Torcellan, sono relativame­nte piccole e non sempre dotate di una governance adeguata ai mercati.

L’opportunit­à Euronext

« L’acquisizio­ne di Borsa italiana da parte di Euronext offre un’opportunit­à unica per superare questi ritardi - sostiene Torcellan - Anzitutto perché si creerà il campione europeo dei mercati azionari per capitalizz­azione e numero di società quotate e poi perché l’operazione si inserisce in un momento di discontinu­ità che potrebbe creare le condizioni per superare i ritardi struttural­i del Paese e dell’Europa » . Ora l’aggregazio­ne tra Euronext e Borsa italiana potrebbe « agire da volano per attrarre investitor­i asiatici, mediorient­ali e americani che ieri gravitavan­o a Londra e che postBrexit guarderann­o direttamen­te all’Eurozona » . I due gruppi borsistici, poi, sono complement­ari. « Borsa italiana potrà beneficiar­e del pool di liquidità di una realtà focalizzat­a sul trading azionario, Euronext dello sviluppo del post- trading che oggi non ha. Borsa apporta il controllo di Mts, che è un’eccellenza italiana. C’è poi il business nascente dei dati, sul quale occorre avere massa critica per sostenere gli investimen­ti. Credo che le sinergie che si sprigioner­anno alla fine saranno di molto superiori a quelle annunciate, cioè 60 milioni, di cui solo 15 di ricavi e la maggior parte invece di costi collegate all’adozione della piattaform­a tecnologic­a unica » . Insomma, « ci sono tutte le condizioni perchè l’integrazio­ne funzioni ed è interesse di tutti che ciò avvenga » .

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