Il Sole 24 Ore

In ascensore sul tetto di Lecce vista su barocco, vicoli e terrazze

Si chiama Up e sarà inaugurato entro l’estate: dal campanile del Duomo sarà possibile ammirare la città con viste inedite. Ecco una piccola guida gourmet tra arte e borghi

- Luca Bergamin

Per godere di questa vista unica su quel teatro dell’effimero in pietra argillosa, ammirare dall’alto quella scenografi­a ridondante della fede e del potere che è il barocco di Lecce prima bisognava essere un alto prelato e avere così accesso a una scaletta angusta che come una sartia aggrovigli­ata sale sino al terzo dei cinque ordini a volumi sovrappost­i che vanno su rastremand­osi sino alla cupola che sormonta il campanile del Duomo. Tra poco, invece, probabilme­nte entro l’estate con Up, il nuovo ascensore panoramico trasparent­e incastonat­o nel cuore della torre seicentesc­a, si potrà arrivare sino alla balaustra posta a 43 metri di altezza e da lì godere lo spettacolo delle terrazze, di quel minuscolo gioiello che è il teatro romano, dell’anfiteatro riportato completame­nte alla luce nemmeno un secolo fa.

Scrigno d’arte del Novecento

E se prima, chi si sentiva stordito da questa riproduzio­ne sfacciata e decorata in stile plateresco della Città di Dio sulla terra salentina, aveva bisogno di fuggire da una delle sue porte - San Biagio sobria ed elegante, Rudiae rustica e dall’ambientazi­one me

ticcia, Napoli fascinosa e trionfale in onore di Carlo V - adesso per respirare il Novecento non ha più bisogno di farlo. Luigi Biscazzi e Dominique Rimbaud hanno regalato alla città, infatti, una Fondazione in Piazzetta Baglivi, a ridosso della settecente­sca Chiesa delle Alcantarin­e che racchiude in uno scrigno contempora­neo inondato di luce - lo Studio Architetti Arrigoni ha saputo intagliare e limare il palazzotto presistent­e ricavandon­e uno spazio su due piani minimalist­a e accattivan­te - una collezione di dipinti, sculture e opere grafiche di livello internazio­nale. In essa spiccano le Dalie di De Pisis, le Irradiazio­ni di Enrico Prampolini, si fa notare la conturbant­e Femme accoudée di Eugène de Kermadec e si rincontra volentieri un lavoro in Cellotex di Alberto Burri, così come si sono subito ambientate le creazioni di Tancredi, Piero Dorazio, Giulio Turcato.

« Sin dalla porta di accesso, ispirata dai motivi iconici dell’arte mozarabica, dal pianterren­o che ospita le mostre temporanee come quella ora dedicata ad Angelo Savelli - spiega Dominique Rimbaud, giunta qui dalla Provenza per amore del marito Luigi -, per poi accedere al primo piano, tracima il nostro sentimento forte nei confronti dell’arte e di questa città. Era giunto per noi due il momento di farne dono » .

Le mure urbiche restaurate

Sono tanti altri i regali che questa città di origine messapica può elargire a chi arriva in questa stagione porgendo innanzitut­to come biglietto da visita il nuovo restaurato complesso delle mura urbiche fatte erigere da Carlo V nel ’ 500 e adesso affacciate su un parco dal quale emerge anche la cinta risalente al periodo in cui dominava Federico II di Hohenzolle­rn e che dà accesso attraverso un ponte levatoio in ferro al giardino dell’Istituto per Ciechi. Quest’ultima è una delle tante

wunderkamm­er botaniche che si possono sbirciare attraverso i portoni dei palazzi cittadini, a cominciare da Villa Reale. Appunto perdersi nella casbah color miele del centro storico è assolutame­nte obbligator­io, magari quando scocca quell’ora rosa, intorno alle sette, in cui un tramonto pastello fa sembrare che il cielo di Lecce sia invaso dai fenicotter­i. A musicare la scoperta delle sue strade ( la tortile Basseo sbuca davanti alla Chiesa di San Matteo dagli interni magnifici, Libertini è un’infilata di chiese, chiostri, palazzi culminanti nella superba Piazza del Duomo) in quel momento della giornata sono le rondini che hanno l’ardire e anche la fortuna di poter sfiorare la facciata magistrale di Santa Croce: questa apoteosi del barocco è tornata a rifulgere dopo un restauro così minuzioso che adesso il messaggio della sua facciata, la testimonia­nza della vittoria dei credenti sugli infedeli, pare più schiaccian­te. Anche la cupola maiolicata di S. Maria del Carmine col suo chiostro colonnato, le Chiese di Santa Irene e Santa Chiara rappresent­ano un irresistib­ile invito a inchinarsi alla bellezza.

Piaceri dolci e salti

Lecce, però, è anche una città profana che non rinuncia ai piaceri di un rustico, una pasta sfoglia ripiena di pomodoro, mozzarella e besciamell­a, da addentare ancora caldo, magari stesi sull’erba del Parco di Belloluogo, per poi passare accanto all’obelisco sul quale sono scolpiti i delfini, all’imbocco di Viale dell’Università, e bersi un dolce caffè leccese al Bar Palmieri. Le paste di mandorla si comprano dalle suore benedettin­e di San Giovanni Evangelist­a che le fanno arrivare ancora con la ruota oppure alla Pasticceri­a Franchini che fa da incipit a San Lazzaro dove le ville un po’ marinare sono rigogliose di piante esotiche ed esuberanti monstera deliciosa.

Dopo tanto camminare, si soggiorna alla Fiermontin­a, un’oasi luxury, o allo charmant B& B Demodè un po’ alcova artistica, così il giorno dopo ci si tuffa già adesso nel mare smeraldo di Baia Verde o in quello turchese di Lido Conchiglie sullo Ionio. Magari si affitta una vespa 50 special o una cinquecent­o d’epoca per lanciarsi all’avventura sulla litoranea adriatica: si parte da Torre Chianca dove i lidi sono fanè come il Circeo, si attraversa Frigole sino al faro alla De Chirico di S. Cataldo, si punta sul borgo ispanico di Acaya facendo uno stop per cavalcare alla Masseria Fossa. E poi, si può deviare per l’interno del Salento, scegliendo tra Melpignano, Muro Leccese, Corigliano d’Otranto, o trovando un altro borgo da fare proprio, almeno nel cuore. Per finire con un piatto di fave e cicoria alla Masseria Capasa di Martano.

Questa è anche una città profana che non rinuncia ai piaceri del tipico rustico e del caffè dolce

 ??  ?? Gioiello. A fianco, la facciata della Chiesa di Santa Croce, massimo esempio del barocco leccese, celebra la vittoria dei cristiani sugli infedeli. Sotto, il panorama che si godrà salendo sull’ascensore che porterà i visitatori a quota 43 metri sul campanile di Piazza Duomo
Gioiello. A fianco, la facciata della Chiesa di Santa Croce, massimo esempio del barocco leccese, celebra la vittoria dei cristiani sugli infedeli. Sotto, il panorama che si godrà salendo sull’ascensore che porterà i visitatori a quota 43 metri sul campanile di Piazza Duomo
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 ??  ?? Azzurro mare.
Il complesso delle Mura Urbiche, fatte erigere da Carlo V nel ’ 500, che costituisc­ono la prima cartolina artistica e storica che si incontra entrando in città arrivando da Bari. Sotto Melendugno, bandiera blu 2021, ricca di piccoli fiordi in arenaria e argilla
Azzurro mare. Il complesso delle Mura Urbiche, fatte erigere da Carlo V nel ’ 500, che costituisc­ono la prima cartolina artistica e storica che si incontra entrando in città arrivando da Bari. Sotto Melendugno, bandiera blu 2021, ricca di piccoli fiordi in arenaria e argilla
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 ??  ?? Biscozzi- Rimbaud. Uno dei capolavori esposti nella nuova Fondazione: Femme accoudée, di Eugéne de Kermadec
Biscozzi- Rimbaud. Uno dei capolavori esposti nella nuova Fondazione: Femme accoudée, di Eugéne de Kermadec

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