Il sabotaggio del Cavaliere alla corsa di Draghi
La conferenza stampa che ha aperto il nuovo anno è stata molto diversa dall’ultima, quella che ha chiuso il 2021. Non perché Draghi abbia smentito una sua disponibilità a succedere a Mattarella ma perché si è tenuto lontano dall’argomento, in qualche modo ammettendo che quelle risposte date ormai due settimane fa sul suo destino istituzionale erano state un errore. O almeno qualcosa che non ha portato bene alla sua corsa presidenziale che è in stallo su un punto, chi lo sostituirà al Governo. Insomma, quel ragionamento che lui aveva fatto ai giornalisti sul fatto che il programma – dal Pnrr alla pandemia – era ben impostato e il lavoro poteva proseguire « indipendentemente » dall’inquilino di Chigi non ha convinto. In effetti è proprio il negoziato su come far proseguire la legislatura - e quindi quale possa essere il suo successore e la maggioranza del nuovo Esecutivo - che non sta decollando. Anzi, qualcuno – nonostante ci siano già tentativi in corso – lo vuole affossare del tutto.
A dirlo chiaro è stato ieri Berlusconi. È lui che ha dato la piega alla giornata politica facendo filtrare frasi in cui il passaggio chiave è uno: « Con Draghi al Colle si andrebbe a votare. Forza Italia non si sente vincolata a sostenere alcun governo senza lui a Palazzo Chigi, e, nel caso, uscirebbe dalla maggioranza » . Una specie di bomba sulla strada del premier perché le elezioni sono l’esito che i parlamentari non vogliono e faranno di tutto per evitare. E soprattutto quelle frasi chiuderebbero all’ipotesi di una futura maggioranza Ursula, con il centro- sinistra e Renzi pronti a sostenere un altro Esecutivo – magari a guida Pd – ma con l’aiuto anche delle truppe del Cavaliere. È evidente infatti che senza Salvini, che ha già detto di voler uscire senza Draghi a Chigi, e senza Forza Italia, non è possibile immaginare una riedizione della maggioranza del Conte II, dunque l’unica via diventerebbero le urne a primavera.
Può darsi che il Cavaliere smentisca, come pensa Letta, può darsi invece che abbia voluto sabotare un’idea che circola tra i suoi, ma questo è lo scenario che ha voluto comunicare al Parlamento.
Uno spot alla sua candidatura funzionale a una campagna presidenziale che non prevede possa esserci una gara con il premier. Ma vale da qui alla quarta votazione, presumibilmente a fine gennaio, poi calerà il sipario su di lui e comincerà un’altra storia. Forse si vedranno in chiaro le divisioni a destra e si scioglierà il vero nodo che vincola il destino di Draghi, quello del voto.