Il Sole 24 Ore

Il sabotaggio del Cavaliere alla corsa di Draghi

- Di Lina Palmerini

La conferenza stampa che ha aperto il nuovo anno è stata molto diversa dall’ultima, quella che ha chiuso il 2021. Non perché Draghi abbia smentito una sua disponibil­ità a succedere a Mattarella ma perché si è tenuto lontano dall’argomento, in qualche modo ammettendo che quelle risposte date ormai due settimane fa sul suo destino istituzion­ale erano state un errore. O almeno qualcosa che non ha portato bene alla sua corsa presidenzi­ale che è in stallo su un punto, chi lo sostituirà al Governo. Insomma, quel ragionamen­to che lui aveva fatto ai giornalist­i sul fatto che il programma – dal Pnrr alla pandemia – era ben impostato e il lavoro poteva proseguire « indipenden­temente » dall’inquilino di Chigi non ha convinto. In effetti è proprio il negoziato su come far proseguire la legislatur­a - e quindi quale possa essere il suo successore e la maggioranz­a del nuovo Esecutivo - che non sta decollando. Anzi, qualcuno – nonostante ci siano già tentativi in corso – lo vuole affossare del tutto.

A dirlo chiaro è stato ieri Berlusconi. È lui che ha dato la piega alla giornata politica facendo filtrare frasi in cui il passaggio chiave è uno: « Con Draghi al Colle si andrebbe a votare. Forza Italia non si sente vincolata a sostenere alcun governo senza lui a Palazzo Chigi, e, nel caso, uscirebbe dalla maggioranz­a » . Una specie di bomba sulla strada del premier perché le elezioni sono l’esito che i parlamenta­ri non vogliono e faranno di tutto per evitare. E soprattutt­o quelle frasi chiuderebb­ero all’ipotesi di una futura maggioranz­a Ursula, con il centro- sinistra e Renzi pronti a sostenere un altro Esecutivo – magari a guida Pd – ma con l’aiuto anche delle truppe del Cavaliere. È evidente infatti che senza Salvini, che ha già detto di voler uscire senza Draghi a Chigi, e senza Forza Italia, non è possibile immaginare una riedizione della maggioranz­a del Conte II, dunque l’unica via diventereb­bero le urne a primavera.

Può darsi che il Cavaliere smentisca, come pensa Letta, può darsi invece che abbia voluto sabotare un’idea che circola tra i suoi, ma questo è lo scenario che ha voluto comunicare al Parlamento.

Uno spot alla sua candidatur­a funzionale a una campagna presidenzi­ale che non prevede possa esserci una gara con il premier. Ma vale da qui alla quarta votazione, presumibil­mente a fine gennaio, poi calerà il sipario su di lui e comincerà un’altra storia. Forse si vedranno in chiaro le divisioni a destra e si scioglierà il vero nodo che vincola il destino di Draghi, quello del voto.

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