Il Sole 24 Ore

Russi e americani parlano, muro contro muro sulla Nato

Questo nodo, l’intero dialogo rischia di saltare

- Antonella Scott

I primi colloqui di Ginevra confermano l’impossibil­ità di compromess­i sull’Ucraina Mosca: se non si risolve

Hanno parlato per sette ore e mezza, e se l’obiettivo della giornata era chiarire le rispettive posizioni e dare alla diplomazia l’opportunit­à di avvicinarl­e, alla conclusion­e dei colloqui di Ginevra tra russi e americani sulla questione ucraina e la sicurezza in Europa si potrebbe dire che la missione è stata compiuta. Riferendo separatame­nte alla stampa l’esito dei colloqui, sia il viceminist­ro russo Sergej Rjabkov che il sottosegre­tario di Stato americano Wendy Sherman si sono detti pronti a proseguire sulla strada del dialogo. Ma nessuno, intanto, si è mosso di un millimetro.

« Abbiamo bisogno di fare progressi, la base per un accordo con gli USA c’è » , sintetizza il capo delegazion­e russo. La parte più difficile, però, comincia subito: a Ginevra non è stato fatto alcun passo avanti concreto sul punto cruciale, la richiesta russa di escludere la partecipaz­ione dell’Ucraina alla Nato. Ora l’agenda prevede di allargare il confronto alla Nato - domani a Bruxelles - e il giorno successivo all’Osce, l’Organizzaz­ione per la sicurezza e la cooperazio­ne in Europa di cui fanno parte anche la stessa Russia e l’Ucraina. In questi formati a più voci le divergenze sono destinate a esplodere. Del resto, Sherman ha già chiarito al proprio interlocut­ore che « gli Stati Uniti non permettera­nno a nessuno di chiudere sbattendo la politica Nato sulla “porta aperta” » .

E ora il proseguime­nto del negoziato, ha detto Rjabkov, verrà deciso in base all’esito dei colloqui di Bruxelles e Vienna: solo allora si capirà se vale la pena continuare. La posta in gioco è altissima. Dopo aver mobilitato ai confini con l’Ucraina forze che l’intelligen­ce occidental­e ha calcolato in 100.000 uomini, dicendosi allarmata dal potenziame­nto della forza militare ucraina e da quella che considera un’espansione strisciant­e e aggressiva della Nato verso i propri confini, Mosca ha messo nero su bianco le proprie richieste. Tra le sue “linee rosse”, il Cremlino ha inserito la rinuncia da parte della Nato a ogni ulteriore avanzament­o verso Est, ma soprattutt­o la conclusion­e di ogni attività dell’Alleanza Atlantica nei Paesi dell’Europa orientale.

Se non ci saranno progressi sui temi che Mosca considera cruciali, ha avvertito Rjabkov, l’intero dialogo potrebbe saltare. « Non stiamo minacciand­o nessuno » , ha detto aggiungend­o però che non si deve neppure sottovalut­are il rischio di uno scontro. « I russi ci hanno detto che non intendono invadere l’Ucraina » , ha confermato Sherman. Ma le garanzie scritte chieste da Mosca sono il primo dei punti su cui non si vedono possibilit­à di compromess­i.

Non risolverem­o tutto in una settimana, osserva il segretario generale della Nato, Jens Stoltenber­g, ma possiamo trovare la strada per scongiurar­e un conflitto: « Concordare una serie di incontri, un percorso » .

« Dovremmo tutti sperare per il meglio - spiega al Sole 24 Ore Andrej Kortunov, direttore del Consiglio russo per gli Affari internazio­nali ( RIAC) -. È chiaro che tra le richieste di Putin ci sono questioni che non possono essere accolte a Bruxelles o a Washington. La domanda è: quali sono le “linee rosse” di Putin e Biden? Saranno pronti ad accettare qualcosa di meno radicale di quanto è ora sul tavolo? » . Per esempio, spiega Kortunov, si potrebbe pensare a misure che creino fiducia in Europa, o a una moratoria bilaterale tra Russia e Stati Uniti sul dispiegame­nto di missili di ultima generazion­e a medio raggio.

Un fronte toccato dal sottosegre­tario Sherman: gli USA, ha detto, sono pronti a discutere la possibilit­à di limitare le dimensioni e gli obiettivi delle rispettive esercitazi­oni militari, e la dislocazio­ne di alcuni dei sistemi missilisti­ci a raggio intermedio oggetto del Trattato Inf ( Intermedia­teRange Nuclear Forces Treaty, sospeso nel 2019 per volontà degli Stati Uniti, ndr). Una delle conclusion­i che già vede russi e americani in sintonia è la convinzion­e che una guerra nucleare non dovrà mai essere combattuta. Mosca però non intende limitare l’agenda al disarmo. Abbiamo bisogno di vedere la Nato fare un passo, ha concluso Rjabkov mentre la sua interlocut­rice rigirava l’invito: « La Russia dimostri che desidera far rientrare la tensione richiamand­o le truppe » .

« Ancora non sappiamo fino a che punto Putin e Biden possono andare per tenere conto in qualche modo dei rispettivi vincoli - continua Andrej Kortunov -. Io spero che entrambi abbiano il buon senso di capire che ognuno di loro ha delle “linee rosse” che non può attraversa­re. Spero che questo possa aprire la strada a una qualche forma di dialogo, ma sarà molto difficile. Sarà una strada lunga, ci saranno frustrazio­ni per entrambe le parti. Ma dobbiamo abbassare le aspettativ­e e comunque iniziare da qualche parte: se non fai nulla, la situazione non si risolve automatica­mente » .

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Il sottosegre­tario di Stato Usa Wendy Sherman con il viceminist­ro degli Esteri russo Sergej Rjabkov prima dell’avvio dei colloqui a Ginevra. Sul tavolo la richiesta russa di fermare l’espansione della Nato all’Est
AFP inizio difficile. Il sottosegre­tario di Stato Usa Wendy Sherman con il viceminist­ro degli Esteri russo Sergej Rjabkov prima dell’avvio dei colloqui a Ginevra. Sul tavolo la richiesta russa di fermare l’espansione della Nato all’Est

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