Tra salivare e nasale c’è una latenza di due giorni
Le file per i tamponi davanti alle farmacie non accennano a diminuire, nonostante la validità dei test rapidi sia stata messa in discussione da più di un esperto, soprattutto verso omicron e soprattutto quando l’esito è negativo. Ora però uno studio pubblicato su MedRXiv in attesa di revisione dai ricercatori dell’Università di New York prova a fare chiarezza, e fissa alcuni punti fermi. Il campione esaminato è stato quello di 30 lavoratori dei teatri di Broadway e San Francisco, sottoposti ogni giorno a un tampone molecolare e antigenico, in alcuni casi salivare, in altri nasale, risultati infettati da omicron.
Nei giorni 0 e 1 in seguito all'esito positivo del molecolare, avvenuto in media a 3 giorni dal contagio, entrambi i test rapidi usati, ovvero BinaxNow di Abbott e Quidel QuickVue, approvati dalla Fda, hanno dato esito negativo, nonostante in 28 soggetti la carica virale fosse già sufficientemente alta da infettare altre persone ( fatto peraltro verificatosi in almeno 4 casi, e sempre prima della positività degli antigenici). In seguito anche gli antigenici si sono positivizzati, ma la risposta corretta, nel caso dei tamponi nasali, è arrivata due giorni dopo il picco virale e dopo l'esito corretto dei test salivari. Ci sarebbe quindi una latenza di due giorni tra i test salivari e quelli nasali, e sempre di almeno un paio di giorni tra il molecolare e i salivari ( tempo che salirebbe a 4- 5 giorni per i nasali).
Secondo gli autori questo scostamento temporale potrebbe essere dovuto al fatto che omicron si concentra maggiormente nella gola e nel cavo orale e, di conseguenza, nella saliva, mentre è meno presente nel naso, come conferma anche il fatto che la perdita di olfatto, così tipica del ceppo originale di Wuhan e delle prime varianti, è molto meno presente con omicron. In ogni caso, per avere un responso affidabile con un test rapido, è necessario attendere almeno quattro giorni prima del possibile contagio, e probabilmente preferire un test salivare. Come hanno sottolineato gli autori, resta comunque l'esigenza di verificare i test già in commercio rispetto alle caratteristiche delle varianti, ognuna delle quali può presentare differenze tali da rendere i test rapidi – tutti finalizzati a individuare la spike originale del ceppo di Wuhan - poco sensibili.