Il Sole 24 Ore

IL BAROMETRO DEI TASSI SUGGERISCE CAUTELA

- Di diMoryaMor­ya Longo

Prima è arrivata la crescita economica, un boom post- Covid che faceva sperare in un nuovo miracolo degno del dopoguerra. Poi è arrivata l’inflazione, ma per mesi investitor­i e banche centrali si sono cullati nella convinzion­e che fosse temporanea. Ora, nel 2022, arriva l’aumento dei tassi d’interesse: la notizia di ieri non è solo il Nasdaq che cade ( da inizio anno ha perso più del 6%), ma anche il fatto che i rendimenti dei titoli di Stato decennali hanno toccato vette mai viste nell’era del Covid sia in America sia in Europa. Il Treasury Usa decennale è salito ieri all’ 1,8% ( massimo da gennaio 2020) e il Bund tedesco è arrivato a sfiorare lo 0%, livello che non vede dal maggio del 2019. I tassi di mercato salgono perché anticipano strette monetarie sempre più aggressive da parte della Federal Reserve Usa per combattere quello che è diventato il nemico pubblico numero uno: l’inflazione.

Questo è il nodo del 2022. Ormai è assodato che la Fed ( pressata anche dal presidente Biden che vuole evitare tensioni sociali prima della elezioni di mid- term) ha spostato il suo focus dalla crescita economica e dall’occupazion­e alla lotta all’inflazione. Domani uscirà un nuovo dato sui prezzi al consumo Usa, e gli economisti attendono un 7%. Troppo anche per la Fed, che aveva cambiato il target di inflazione proprio per tollerare qualche “sparata” verso l’alto. Troppo soprattutt­o per la società americana, dato che se i salari non salgono di pari passo le famiglie perdono potere d’acquisto. Cioè ricchezza. Così la Fed diventerà più aggressiva. E il mercato l’ha capito. Non solo chiuderà le iniezioni di liquidità a marzo, non solo alzerà i tassi tre volte nel 2022 ( e il mercato inizia a scontarne quattro), ma prima del previsto potrebbe anche iniziare a vendere i titoli che ha comprato e a ridurre il suo bilancio. Per questo i rendimenti dei titoli di Stato salgono: si adeguano a uno scenario inedito.

Questo pone tanti interrogat­ivi. Il primo riguarda la crescita economica: il rischio è che la stretta nella politica monetaria soffochi quel boom economico che stavamo tutti assaporand­o. Insomma: il rischio del 2022 è la stagflazio­ne. Il secondo riguarda i mercati finanziari: con Stati e aziende iperindebi­tati, un aumento dei tassi così veloce può far partire uno shock sui mercati obbligazio­nari e può far salire i default tra le aziende più fragili. Con impatti anche in Borsa. Il terzo riguarda l’Europa: sebbene la Bce sia in una situazione diversa rispetto alla Fed e i vertici della banca centrale continuino a dire che non ci saranno rialzi dei tassi in Europa nel 2022, con un costo della vita arrivato al 5% le pressioni sulla banca centrale crescerann­o. La strada delle banche centrali è strettissi­ma.

I rendimenti a 10 anni in Usa ed Europa salgono ai massimi pre- Covid, mettendo in allarme le Borse

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy