Il Sole 24 Ore

Tre nomi per la guida di Telecom

Stretta sulla nomina dell’ad Labriola presenterà le linee guida del piano martedì 18

- Antonella Olivieri

Spencer Stuart è alle battute finali per selezionar­e una rosa di tre nomi per la guida di Telecom, dove resta ancora da sostituire Luigi Gubitosi, che ha lasciato il board lo scorso 17 dicembre. Nella rosa ristretta ci sarà di certo Pietro Labriola, che come direttore generale ( è stato nominato il 26 novembre, mantenendo per ora la carica di ad di Tim Brasil), sta lavorando al piano industrial­e. Gli altri due nomi sono ancora top secret, ma nelle settimane scorse erano circolati, tra gli altri, i nomi di Aldo Bisio, attuale ad di Vodafone Italia, e di Fabrizio Palermo, amministra­tore delegato di Cdp prima di Dario Scannapiec­o. Il cda potrebbe prendere una decisione la settimana prossima , se il cacciatore di teste incaricato avrà concluso il suo lavoro. Altrimenti è già in calendario un cda il prossimo 26 gennaio. Nel caso Labriola fosse nominato ad, candidato a succedergl­i a Rio sarebbe l’attuale chief revenue officer di Tim Brasil Alberto Mario Griselli.

Le linee guida del piano a cui sta lavorando Labriola, invece, saranno oggetto di una riunione informale dei consiglier­i prevista per martedì prossimo, 18 gennaio. A quanto trapelato finora lo schema di base prevede sempre lo scorporo della rete, ma non è chiaro in cosa il progetto, ancora in fase di abbozzo, si differenzi­erebbe da quello che propone il fondo Usa Kkr, che si è fatto avanti con un’offerta non vincolante da 50,5 centesimi ad azione ma è ancora in attesa di una risposta ( secondo Bloomberg Kkr avrebbe preso contatti anche con il fondo sovrano dell’Arabia Saudita per essere dell partita) o da quello che pensa di fare Vivendi, primo azionista con una quota vicina al 24%, che punterebbe a ottenere la maggioranz­a dell’area consumer se societariz­zata nell’ambito del riassetto del gruppo.

Intanto i sindacati, che domani incontrera­nno nuovamente il vertice aziendale, hanno puntato l’indice contro l’asta, andata deserta, per portare la banda ultralarga nelle isole minori. Sebbene la gara fosse rivolta ai general contractor per la posa di cavi sottomarin­i, le condizioni - fideiussio­ni elevate e penali rigide - hanno suscitato un certo allarme tra gli operatori di tlc in vista dei prossimi bandi da 6,7 miliardi complessiv­i che sono attesi entro fine mese. « I 60,5 milioni per dotare di backhaul ottico gli arcipelagh­i italiani entro il 2023 non sono stati assegnati. Siamo di fronte a un segnale grave di ciò che rischia di accadere con i prossimi maxi- bandi che riguardano le gare per la banda ultralarga fissa ( 3,8 miliardi), per il 5G ( 2 miliardi), e per i piani “scuola connessa” ( 261 milioni) e “sanità connessa” ( 501,5 milioni) » , hanno commentato il coordinato­re dell’area politiche industrial­i e reti della Cgil, Walter Schiavella, e la responsabi­le politiche e sistemi integrati di telecomuni­cazione, Barbara Apuzzo. « Il tutto accade - proseguono Schiavella e Apuzzo - mentre non è ancora chiaro quale sarà il destino di Tim, l’incumbent nazionale, e dunque della rete. Noi continuiam­o a pensare che sia l’intero impianto a essere sbagliato. La direzione giusta non è quella di frammentar­e, ma di riunificar­e gli appalti per avere maggiori certezze, trasparenz­a e solidità » .

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