Centrali idroelettriche: - 60% di produzione su base annua
Il dg Taglioli: stiamo vivendo l’anno peggiore della storia dell’idroelettrico
Per ora la stima è solo provvisoria ma tale da far scattare l’allerta rossa per l’intero comparto. Perché, senza una reale inversione di tendenza nei mesi di novembre e dicembre, la produzione di energia garantita dalle 4mila centrali idroelettriche disseminate lungo la penisola, che mediamente assicurano 45 terawattora di elettricità l’anno ( il 15% del fabbisogno italiano), è destinata a crollare del 60 per cento. Facendo sostanzialmente una media tra la contrazione del 50- 55% per le strutture situate sui corpi idrici principali e il calo del 65- 70% per gli impianti collocati nei corsi d’acqua secondari.
È questo il grido d’allarme lanciato da Assoidroelettrica, la principale associazione di categoria che riunisce 427 operatori per 4,5 miliardi di chilowattora annui prodotti, il 40% delle società del settore. « Stiamo vivendo l’anno peggiore della storia dell’idroelettrico - spiega al Sole 24 Ore il direttore generale dell’associazione, Paolo Taglioli -. Mai così poca acqua, mai un governo così distante dalle nostre esigenze. A oggi non abbiamo ricevuto alcun riscontro alla nostra istanza di riconoscimento dello stato di calamità naturale, indispensabile per ottenere la sospensione del pagamento di mutui e canoni » . Nei giorni scorsi, l’associazione aveva infatti inviato una missiva al premier Mario Draghi e al capo del dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio per denunciare le previsioni catastrofiche della produzione idroelettrica italiana e per evidenziare lo stato di profonda sofferenza di numerose imprese impossibilitate a far fronte al pagamento di concessioni e mutui e costrette a dichiarare fallimento per il crollo degli introiti.
Nella stessa comunicazione, Assoidroelettrica era poi tornata a sottolineare il pesante impatto del contributo previsto sul comparto. « La recente pubblicazione della delibera Arera, attuativa della legge di conversione del Sostegni ter, prevede un prelievo di circa l’ 80% del nostro fatturato - prosegue Taglioli -. Assoidroelettrica si è già attivata per impugnarla, chiedendo la sospensiva, in quanto tale prelievo se applicato cagionerebbe alle nostre aziende un danno irreparabile » . La mancata attivazione dello stato di calamità naturale, che l’associazione aveva chiesto a inizio marzo, avrebbe consentito al settore di tirare una boccata d’ossigeno grazie alla sospensione di canoni e sovracanoni e allo stop alle rate di mutui e leasing.
Così, però, non è stato e i produttori fanno ora i conti anche con gli effetti della lunga ondata di siccità che ha finito per amplificare l’impatto determinato a inizio anno dall’assenza di neve sulle montagne e dalla scarsità d’acqua nei laghi e nei fiumi ridotti praticamente a ruscelli. « Se fino a oggi - precisa il dg di Assoidroelettrica - le centrali più grandi hanno potuto contare sulle scorte d’acqua contenute nei bacini e, in questi giorni, dove presenti, della fusione dei ghiacciai, i prossimi mesi saranno assai critici. Giunti in questo periodo, l’unica reale speranza è quella di avere un autunno mediamente piovoso e un reale cambiamento di rotta negli ultimi mesi dell’anno » .