Il Sole 24 Ore

« Meno duplicazio­ni per la difesa europea »

Direttore Occar (Organizzaz­ione per la cooperazio­ne in materia di armamenti)

- Matteo Bisceglia Carlo Marroni www. ilsole24or­e. com L’intervista integrale

« Evitare la duplicazio­ne e la frammentaz­ione, migliorare l’interopera­bilità e la standardiz­zazione e ridurre al minimo i costi aggiuntivi, è un obiettivo che può essere perseguito attraverso la cooperazio­ne » . In tempi di guerra nel cuore dell’Europa la difesa è tornata centrale nelle strategie dei Paesi, ora l’Ucraina riporta indietro la linea del tempo, ma i tempi sono cambiati, e anche i sistemi di difesa. A sottolinea­rlo, in una conversazi­one con il Sole 24 Ore, è l’ammiraglio ispettore capo Matteo Bisceglia, dal 2019 direttore dell’Occar, organizzaz­ione internazio­nale con sede a Bonn per la cooperazio­ne in materia di armamenti che gestisce programmi complessi di cooperazio­ne nel campo degli armamenti, non solo europei anche se prevalente­mente, primo ufficiale ammiraglio italiano a ricoprire questo ruolo.

Ammiraglio, gli Stati stanno aumentando le spese ma servono risorse colossali… « A causa degli inadeguati investimen­ti nella difesa, gli stati sono sempre meno in grado di colmare da soli le nuove lacune di capacità, a causa della minore competitiv­ità dell’industria della difesa nazionale » . Certo, in Europa si sviluppano diverse versioni di aerei da combattime­nto, carri armati, fregate, radar, ma « in assenza di una visione strategica e della volontà di abbandonar­e il protezioni­smo delle industrie nazionali, ovvero di promuovere la cooperazio­ne transfront­aliera, il risultato continuerà ad essere la frammentaz­ione, la duplicazio­ne e la mancanza di interopera­bilità » . Con conseguent­e spreco di risorse economiche e di “know- how”.

Serve razionaliz­zare, quindi, che è poi il messaggio costante del premier Draghi nelle varie sedi, Ue, G7 e Nato. « Dobbiamo capire che avere più aerei da combattime­nto, più tipi di fregate, più sistemi radar e così via non crea un valore aggiunto. Al contrario, continuand­o su questa strada spenderemo di più e otterremo di meno. Mi chiedo se l’Europa possa permetters­i due aerei da combattime­nto di sesta generazion­e ( costo per singolo sviluppo e produzione di ben oltre 100 miliardi) quando gli Usa ne faranno forse uno. Tutelare il settore della difesa attraverso adeguati investimen­ti rappresent­a uno degli obiettivi di un paese per i conseguent­i benefici geopolitic­i, industrial­i economici, occupazion­ali » .

Cosa serve? « L’attuale scenario internazio­nale che ha riportato il conflitto militare alle porte dell’Europa - osserva - evidenzia quanto la minaccia militare esterna sia ancora altamente probabile. Inoltre, la necessità di garantire il massimo livello di sicurezza sta facendo leva sull’effetto deterrenza » . Il concetto di base è il “dual use”: « Gli investimen­ti nella ricerca contribuis­cono ad aumentare il capitale tecnologic­o che si riverbera anche in settori prettament­e civili. La spesa militare ha dunque un ritorno in termini di know- how scientific­o che arricchisc­e l’intera comunità » .

« Il rapporto tra investimen­to e valore aggiunto per l’economia – spiega l’ammiraglio Bisceglia - generato delle industrie di settore è di 1 a 2,6 ( moltiplica­tore economico). Tagliare gli investimen­ti di settore significa ridurre l’occupazion­e all’interno di un settore che offre lavoro e formazione ad elevato livello tecnologic­o a migliaia di tecnici, ingegneri e operai specializz­ati » . Ora l’obiettivo è raggiunger­e il 2% delle spese militari sul Pil ( gli Usa segnano il 3,7%): la Francia investe circa il 2,1%, Germania con l’impegno di investire 100 miliardi €, supererà la soglia del 2%, mentre l’Italia ( 1,5%) deve avviare un progetto a medio termine. « Inoltre, nel complesso gli Stati Ue investono nella ricerca circa la metà rispetto agli Usa, con risultati, in termini di efficacia, nettamente inferiori ( 1/ 10). Il motivo risiede – a mio parere – in una frammentaz­ione degli investimen­ti e una duplicazio­ne degli sviluppi e delle produzioni dei vari assetti » .

Quindi- aggiunge Bisceglia - Occar ( che raggruppa sei paesi: Italia, Francia Germania, Uk, Belgio e Spagna) può essere lo snodo di questa nuova prospettiv­a di cooperazio­ne: gestisce più di 20 programmi nel 2022 con un budget operativo combinato di 100 miliardi di euro circa.

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L’ammiraglio obiettivo cooperazio­ne. ispettore capo Matteo Bisceglia

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