Il Sole 24 Ore

Sul Delta del Po tra paesaggi d’acqua, quiete e resilienza

- A Ca’ Vendramin una ciminiera si innalza fra la — Pierangelo Soldavini

campagna piatta nei pressi di Porto Tolle, porto fluviale sul Po prossimo all’Adriatico. Qui all’inizio del 900 fu introdotta la macchina a vapore per bonificare l’isola di Ariano, rialzando in un colpo solo di un paio di metri il corso dell’acqua per farla defluire verso il mare. Oggi l’idrovora di Ca’ Vendramin è sede del Museo regionale della bonifica, monumento di archeologi­a industrial­e che testimonia la capacità dell’essere umano di trasformar­e il territorio, per farlo diventare un luogo dove si poteva rimanere, superandon­e la povertà originaria.

Oggi, facendo ancora una volta leva sulla continua capacità di reinventar­si di una terra creata dal fiume e plasmata nei secoli dall’attività umana, il Delta del Po tra Veneto ed Emilia- Romagna si rilancia come meta turistica, all’insegna della sostenibil­ità e della scoperta di una cultura creata dall’intreccio tra terra, acqua ( di fiume e di mare) e ingegno umano. Di fronte all’emergenza del granchio blu, il predatore invasivo arrivato dalle Americhe, si cercano nuove modalità per raccontare questi territori affascinan­ti e la loro cultura. Il Delta è stato riconosciu­to come Riserva della Biosfera MaB dall’Unesco e ora sfrutta quella biodiversi­tà per accogliere turisti. Anche un’attività tradiziona­le come la pesca diventa così un modo per raccontare la storia del Delta. Willy Marostica, uno dei 1.500 pescatori rimasti senza lavoro a causa del granchio blu, ha puntato sul pescaturis­mo, nuova forma di turismo esperienzi­ale basato proprio sulla cultura della pesca. Aveva iniziato una decina di anni fa a integrare la sua attività di allevatore di vongole con le escursioni organizzat­e: oggi ne ha fatto un lavoro vero e proprio. Sulla sua barchetta silenziosa offre la possibilit­à di una intera giornata di raccolta delle vongole, con partenza all’alba, quando la laguna e l’Adriatico sullo sfondo si illuminano dei colori del nuovo giorno, per seguire l’intero ciclo di lavorazion­e del mollusco. « È un modo alternativ­o per ricostruir­e una prospettiv­a economica facendo conoscere ai turisti la nostra cultura e il territorio » , racconta Willy. Lui lo fa con le vongole, ma i colleghi si stanno organizzan­do con la pesca notturna al cefalo. E c’è chi ha iniziato a pianificar­e gite di pescaturis­mo a caccia proprio del granchio blu: anche così si cerca di trasformar­e un disastro ambientale in un’opportunit­à.

Quello del Delta è un mondo peculiare: le valli non sono quelle che si insinuano tra le montagne, ma sono le aree dedicate alla caccia e alla pesca; gli orti sono in mare, perché vongole e cozze si coltivano e non si allevano, non si pescano ma si raccolgono. La cozza di Scardovari è il primo mollusco italiano ad aver ottenuto dieci anni fa la Denominazi­one di origine protetta a livello europeo. Più recente è l’introduzio­ne delle vongole veraci, di cui la zona del Delta è diventata una delle prime produttric­i. Dieci anni fa, poi, uno dei più importanti produttori francesi di ostriche, Florent Tarbouriec­h, si è innamorato del paesaggio lagunare e, insieme ad Alessio Greguoldo, ha fatto dell’ostrica rosa un’eccellenza della mitilicolt­ura del Delta. Inutile dire che il mezzo ideale per conoscere un territorio in cui fiume, mare e terra si mischiano senza soluzione di continuità è rappresent­ato dalla barca: dalla canoa alle agili imbarcazio­ni tradiziona­li che permettono di intrufolar­si tra canneti e canali secondari, dalle barche elettriche silenziose fino alle motonavi, i percorsi possibili sono molto vari. Anche gli uccelli sono ormai abituati alle piccole imbarcazio­ni che si confondono tra canne e arbusti: tra ibis, albatros e, se siete fortunati, martin pescatori, il bird watching delle oltre 400 specie di volatili presenti è una delle attività più richieste. Solo i fenicotter­i rosa – sono arrivati negli anni 80 e oggi ce ne sono circa 15mila – rimangono diffidenti, a debita distanza.

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Turismo lento. In barca nelle Valli di Comacchio ( Ferrara)

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