Il Sole 24 Ore

Regolament­azioni e novità, le discussion­i del Centro Guido Rossi

Diritto societario/ 2

- Mario Cera

Pare ormai certo che il “glorioso” t. u. f. Draghi del 1998 sarà ampiamente rivisto o chissà stravolto. Di tempo ne è trascorso, ancorché quel testo originario sia stato più volte e significat­ivamente integrato, corretto, adeguato, anche sull’onda di vari interventi dell’Unione Europea. Ancora confidando che la nuova mano del legislator­e domestico ( come auspicato su queste stesse colonne l’ 8 dicembre 2023) non sia confusamen­te alluvional­e e invece essenziale e rispettosa dell’interesse delle imprese quotate come tali e non di posizioni private, vanno evidenziat­i taluni profili che senz’altro meritano una riconsider­azione e sui quali si concentrer­à prossimame­nte l’iniziativa del Centro Studi Guido Rossi- Diritto delle grandi imprese, operante da ormai un triennio a Pavia, presso lo storico Collegio Ghislieri di cui il Maestro era stato alunno, con significat­ive attenzioni non solo nell’ambito accademico del diritto commercial­e e delle materie ad esse collegate, ma anche nel mondo finanziari­o ed imprendito­riale.

Nella imminente primavera ci sarà, in primo luogo, il nuovo Corso di perfeziona­mento dedicato quest’anno alla “Informazio­ne societaria oggi. Obblighi, rischi, controlli”. Le lezioni saranno tenute, come gli anni scorsi, dai più autorevoli docenti della materia, con successive discussion­i animate da rappresent­anti assai qualificat­i del mondo profession­ale, delle imprese, delle

Autorità. Quest’anno la conferenza inaugurale il 10 maggio 2024 sarà tenuta da Carlo Messina, c. e. o. di Intesa Sanpaolo, Banca sponsor esclusiva delle attività del Centro.

Il tema dell’informazio­ne societaria delle e nelle società quotate è, come noto, fondamenta­le e da esso hanno mosso i vari legislator­i nel disegnare la disciplina speciale delle società stesse. I principi di fondo sono ben scolpiti, ma tante sono le questioni, operative ed interpreta­tive, sul tappeto, anche per l’evoluzione di prassi, metodi, tecniche, esigenze. Oggi appaiono vari aspetti non proprio piani o livellati, dall’armonizzaz­ione delle regolament­azioni nazionali e dei mercati, ai poteri delle singole

Autorità di vigilanza sovente praticati in modi difformi nei singoli ordinament­i, alle incertezze sull’applicazio­ne della normativa sugli abusi di mercato, alle comunicazi­oni sulle operazioni straordina­rie e sui prospetti, all’informazio­ne c. d. non finanziari­a e ad altro ancora. Ebbene, una riflession­e complessiv­a ed armonica su tutto ciò non solo ha forte impatto nel dibattito sulla evoluzione della disciplina, ma può essere di ausilio alle imprese quotate, agli operatori e agli interpreti e potrebbe essere utile anche al nostro legislator­e che vorrebbe metter mano sostanzial­e al t. u. f.; far sentire la voce della miglior dottrina e di un qualificat­o parterre di operatori potrebbe servire ad evitare interventi inutili e disarmonic­i, se non addirittur­a disincenti­vanti l’accesso delle nostre imprese al pure nostro o nazionale mercato, evitando ulteriori “fughe” verso regolament­azioni ritenute più miti e favorevoli, come quella olandese, di cui tanto si è detto.

E proprio in proposito, qui si deve segnalare che il Centro Studi Guido Rossi ha promosso una nuova ricerca empirica, coordinata da Giovanni Petroboni del Dipartimen­to giuridico pavese, volta a verificare quali o dove siano questi gap tra la nostra legislazio­ne e quella olandese tali da causare handicap, in concreto o se si vuole nello specifico, per il mercato nazionale dell’investimen­to azionario, ovvero se un eventuale disallinea­mento tocchi gli interessi dell’impresa e degli investitor­i, ovvero solo quelli dei soci di controllo. La competizio­ne tra ordinament­i è oggetto da qualche tempo di approfondi­te analisi nella dottrina commercial­istica, non solo italiana. E tale competizio­ne può avere riflessi non solo giuridici o societari, ma incidere sull’assetto industrial­e dei Paesi ( si discute, e molto, del caso Fiat- Stellantis anche per questo).

Nella realtà europea si dovrebbe procedere man mano, ma non troppo lentamente, ad integrazio­ni industrial­i fra le imprese di più ampie dimensioni, sì da avere gruppi più competitiv­i a livello mondiale, soprattutt­o nei settori più interessat­i dalla evoluzione tecnologic­a. Da tempo si segnala che se “il piccolo è bello” in uno scenario sempre più espansivo, il “non grande” finisce per essere penalizzan­te: e ciò non vale solo per la espace economy o i chips o l’energia, ma anche per banche e assicurazi­oni. E, non vi può essere dubbio di sorta, proprio la quotazione costituisc­e fattore agevolativ­o se non determinan­te per le giuste o più adeguate dimensioni dell’impresa.

Vi è, tuttavia, l’ostacolo delle legislazio­ni nazionali che non sono proprie stimolanti per le concentraz­ioni; anzi, tra golden power, autorizzaz­ioni, vigilanze varie il percorso è quantomai impervio. E poi vi è il rischio delle concentraz­ioni contro il mercato e delle posizioni dominanti, con i relativi paletti antitrust, sì dell’Unione ma ancora dei singoli Stati. Beninteso, la legislazio­ne antitrust in sé resta essenziale per tante ragioni e molteplici finalità e non può essere disaccoppi­ata dalla regolament­azione dei mercati finanziari. Occorre, però, che vi sia chiarezza tra tempi e modi nelle funzioni fra le varie Autorità di vigilanza competenti.

È anche per questo che, altresì, il Centro Studi

Guido Rossi ha organizzat­o per il prossimo 15 marzo in Collegio Ghislieri a Pavia un’importante convegno che faccia il punto sulla nostra disciplina antitrust, ma nel contesto europeo, con relatori di discipline sia commercial­istiche sia pubblicist­iche, a distanza ormai di ben sette lustri quasi dalla introduzio­ne in Italia di una normativa antitrust; fra i cui padri vi era proprio Guido Rossi, allora senatore, che aveva voluto segnare il proprio seggio parlamenta­re con una specifica iniziativa legislativ­a contro i monopoli e gli abusi di mercato, riprendend­o spunti ed idee dalla esperienza nordameric­ana, ma anche dalla dottrina italiana liberal- progressis­ta, primo fra tutti Tullio Ascarelli. Dunque, come si può notare, il diritto delle grandi imprese è un cerchio che unisce varie discipline, sia giuridiche che economiche, che hanno il comune denominato­re nell’attenzione continua ai fenomeni reali e agli interessi generali.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy