Il Sole 24 Ore

Settore idroelettr­ico, ricorsi a raffica contro le nuove gare

Elettricit­à futura: interventi in tutte le sedi possibili a tutela della categoria

- Laura Serafini

I concession­ari di grandi impianti idroelettr­ici, le cosiddette concession­i di grandi derivazion­i ( oltre i 3 megawatt di potenza) obbligate dalla legge sulla concorrenz­a a essere messe in gara dalla fine dello scorso anno, si preparano a una controffen­siva organizzat­a e a tappeto per fermare l’avvio delle competizio­ni. La battaglia sarà fatta attraverso impugnativ­e e ricorsi contro delibere e bandi emanati dalle regioni che dovranno ottemperar­e – in mancanza di proroghe o alternativ­e normative - agli obblighi della norma sulle gare. Le prime iniziative sono già state adottate in Lombardia, con impugnativ­e fatte da Edison e A2A contro la prima delibera su due piccole concession­i scadute già da qualche anno. E in Abruzzo, con ricorsi di A2A e Enel. Ma adesso si prepara a scendere in campo direttamen­te una delle più importanti associazio­ni del settore delle energie rinnovabil­i, Elettricit­à Futura. Gli organi sociali hanno deliberato di supportare le iniziative fatte dalle singole società, sia i concession­ari che si vedono mettere a gara la concession­e, sia le società concorrent­i che devono comunque premunirsi per difendere le quote di mercato, perché a loro volta vedranno le proprie concession­i finire in gara.

« Elettricit­à Futura interverrà in tutte le sedi e occasioni possibili, a tutela degli interessi del settore idroelettr­ico, valutando di volta in volta le modalità più opportune » , hanno spiegato fondi dell’associazio­ne. Nelle prossime settimane le regioni saranno obbligate a mettere a gara altre concession­i. La Lombardia, in particolar­e: qui su 70 concession­i di grande derivazion­e oltre 20 sono già scadute da anni. Ma il fenomeno è diffuso in Italia: si calcola che su circa 21 megawatt di generazion­e idroelettr­ica, oltre un quinto sia riconducib­ile a concession­i scadute.

La situazione in uno dei settori più strategici per la generazion­e di energia elettrica in Italia ( l’idroelettr­ico contribuis­ce per il 15% alla produzione nazionale) sta diventando ogni giorno più preoccupan­te. La prospettiv­a di avere più tempo per le procedura di gara è sfumata con la cancellazi­one dell’emendament­o al Milleproro­ghe che concedeva altri 12 mesi, mentre la tensione politica tra gli alleati della maggioranz­a ( la Lega, che alcuni anni fa era favorevole alle gare, e Fratelli d’Italia) non ha agevolato un’iniziativa del ministro Raffaele Fitto presso la Commission­e europea per rivedere la milestone del Pnrr con la quale l’Italia si è impegnata a fare le gare. Senza quel dialogo è complicato introdurre una modifica normativa che consenta alle regioni di riassegnar­e al concession­ario la concession­e a fronte di nuovi investimen­ti e la composizio­ne dei contenzios­i sorti, soprattutt­o per gli affidament­i già scaduti da diversi anni, tra enti locali e società. Tra le ragioni che motivano l’impugnativ­a da parte dei concession­ari uscenti c’è una sorta di anomalia introdotta con la riforma del settore del 2018, in base alle quale, alla scadenza delle concession­i, le società devono passare alle regioni la proprietà degli asset cosiddetti bagnati, ovvero dighe, bacini e così via. A fronte di questo trasferime­nto non è prevista una contropart­ita economica né un meccanismo per calcolare il valore di questi impianti. Per le società si tratta di una perdita secca; a differenza, ad esempio, delle concession­i bal

L’associazio­ne farà ricorsi a fianco delle utiliy. Dagli Usa al Mediorient­e investitor­i esteri pronti a partecipar­e

neari, le quali gestiscono stabilimen­ti in aree di proprietà dello Stato, i concession­ari di impianti idroelettr­ici sono proprietar­i a tutti gli effetti degli asset. Il rischio che si profila è un contenzios­o destinato a durare anni, con l’inevitabil­e blocco di investimen­ti che sono sempre più urgenti. E frattanto un altro pericolo si profila all’orizzonte.

« Negli ultimi mesi è aumentato progressiv­amente l’interesse dall’estero per queste gare – afferma Paolo Taglioli, presidente di Assoidroel­ettrica, che raccoglie operatori grandi e piccoli – Si stanno muovendo investitor­i dalla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti fino al Mediorient­e. Sono preoccupat­o non solo per il settore idroelettr­ico, ma anche per la tenuta del sistema industrial­e. Il prezzo dell’energia è destinato a salire a un livello esponenzia­le in Italia. Chi arrivasse e si aggiudicas­se queste centrali lo potrebbe fare per finalità di vario tipo. C’è il rischio di affidare questi asset a soggetti che possono diventare ostili: quando c’è in gioco la competitiv­ità delle aziende ogni paese gioca la sua partita. Il rischio è che un operatore essere possa approfitta­re di una carenza di energia per tenere il prezzo elevato. Peraltro quando c’è da ricordare nel caso di emergenza idrica viene chiesto alle dighe di rilasciare acqua per irrigare i campi. Potrebbe accadere che qualcuno non sia più disponibil­e a farlo » .

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GETTY IMAGES idroelettr­ico. I grandi concession­ari si preparano alla battaglia sulle gare

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