Settore idroelettrico, ricorsi a raffica contro le nuove gare
Elettricità futura: interventi in tutte le sedi possibili a tutela della categoria
I concessionari di grandi impianti idroelettrici, le cosiddette concessioni di grandi derivazioni ( oltre i 3 megawatt di potenza) obbligate dalla legge sulla concorrenza a essere messe in gara dalla fine dello scorso anno, si preparano a una controffensiva organizzata e a tappeto per fermare l’avvio delle competizioni. La battaglia sarà fatta attraverso impugnative e ricorsi contro delibere e bandi emanati dalle regioni che dovranno ottemperare – in mancanza di proroghe o alternative normative - agli obblighi della norma sulle gare. Le prime iniziative sono già state adottate in Lombardia, con impugnative fatte da Edison e A2A contro la prima delibera su due piccole concessioni scadute già da qualche anno. E in Abruzzo, con ricorsi di A2A e Enel. Ma adesso si prepara a scendere in campo direttamente una delle più importanti associazioni del settore delle energie rinnovabili, Elettricità Futura. Gli organi sociali hanno deliberato di supportare le iniziative fatte dalle singole società, sia i concessionari che si vedono mettere a gara la concessione, sia le società concorrenti che devono comunque premunirsi per difendere le quote di mercato, perché a loro volta vedranno le proprie concessioni finire in gara.
« Elettricità Futura interverrà in tutte le sedi e occasioni possibili, a tutela degli interessi del settore idroelettrico, valutando di volta in volta le modalità più opportune » , hanno spiegato fondi dell’associazione. Nelle prossime settimane le regioni saranno obbligate a mettere a gara altre concessioni. La Lombardia, in particolare: qui su 70 concessioni di grande derivazione oltre 20 sono già scadute da anni. Ma il fenomeno è diffuso in Italia: si calcola che su circa 21 megawatt di generazione idroelettrica, oltre un quinto sia riconducibile a concessioni scadute.
La situazione in uno dei settori più strategici per la generazione di energia elettrica in Italia ( l’idroelettrico contribuisce per il 15% alla produzione nazionale) sta diventando ogni giorno più preoccupante. La prospettiva di avere più tempo per le procedura di gara è sfumata con la cancellazione dell’emendamento al Milleproroghe che concedeva altri 12 mesi, mentre la tensione politica tra gli alleati della maggioranza ( la Lega, che alcuni anni fa era favorevole alle gare, e Fratelli d’Italia) non ha agevolato un’iniziativa del ministro Raffaele Fitto presso la Commissione europea per rivedere la milestone del Pnrr con la quale l’Italia si è impegnata a fare le gare. Senza quel dialogo è complicato introdurre una modifica normativa che consenta alle regioni di riassegnare al concessionario la concessione a fronte di nuovi investimenti e la composizione dei contenziosi sorti, soprattutto per gli affidamenti già scaduti da diversi anni, tra enti locali e società. Tra le ragioni che motivano l’impugnativa da parte dei concessionari uscenti c’è una sorta di anomalia introdotta con la riforma del settore del 2018, in base alle quale, alla scadenza delle concessioni, le società devono passare alle regioni la proprietà degli asset cosiddetti bagnati, ovvero dighe, bacini e così via. A fronte di questo trasferimento non è prevista una contropartita economica né un meccanismo per calcolare il valore di questi impianti. Per le società si tratta di una perdita secca; a differenza, ad esempio, delle concessioni bal
L’associazione farà ricorsi a fianco delle utiliy. Dagli Usa al Medioriente investitori esteri pronti a partecipare
neari, le quali gestiscono stabilimenti in aree di proprietà dello Stato, i concessionari di impianti idroelettrici sono proprietari a tutti gli effetti degli asset. Il rischio che si profila è un contenzioso destinato a durare anni, con l’inevitabile blocco di investimenti che sono sempre più urgenti. E frattanto un altro pericolo si profila all’orizzonte.
« Negli ultimi mesi è aumentato progressivamente l’interesse dall’estero per queste gare – afferma Paolo Taglioli, presidente di Assoidroelettrica, che raccoglie operatori grandi e piccoli – Si stanno muovendo investitori dalla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti fino al Medioriente. Sono preoccupato non solo per il settore idroelettrico, ma anche per la tenuta del sistema industriale. Il prezzo dell’energia è destinato a salire a un livello esponenziale in Italia. Chi arrivasse e si aggiudicasse queste centrali lo potrebbe fare per finalità di vario tipo. C’è il rischio di affidare questi asset a soggetti che possono diventare ostili: quando c’è in gioco la competitività delle aziende ogni paese gioca la sua partita. Il rischio è che un operatore essere possa approfittare di una carenza di energia per tenere il prezzo elevato. Peraltro quando c’è da ricordare nel caso di emergenza idrica viene chiesto alle dighe di rilasciare acqua per irrigare i campi. Potrebbe accadere che qualcuno non sia più disponibile a farlo » .