L’oro vola al record storico sopra 2.140 dollari l’oncia

Rally guidato da fattori tecnici e speculativi: le attese sulla Fed stanno cambiando

L’oro non è mai stato così prezioso. Con un ulteriore strappo al rialzo le quotazioni hanno superato 2.140 dollari l’oncia, spingendosi fino a un picco di 2.145,40 dollari a New York, il massimo storico nella divisa statunitense. Il record precedente è durato appena tre mesi: era stato aggiornato il 4 dicembre, a quota 2.135 dollari, ma il lingotto in breve aveva ritracciato.

Da qualche settimana la corsa ha ripreso fiato, soprattutto dopo la rottura al rialzo della soglia dei 2mila dollari, avvenuta a metà febbraio. E negli ultimi giorni c’è stata un’ulteriore accelerazione, così forte da aver stupito anche molti esperti: in cinque sedute il valore del metallo è aumentato di più di 100 dollari l’oncia.

Il rally in parte viene attribuito alle tensioni geopolitiche, che spingono verso beni rifugio. Ma in gioco ci sono fattori tecnici e speculativi: segnali di mercato cavalcati dai fondi ispirati dal “momentum”, che si accodano alle tendenze e in questo modo le rafforzano. Al Comex, dove si scambiano futures sull’oro, si è innescata un’ondata di ricoperture, ovvero di riacquisti di posizioni “corte” ( ribassiste), che si erano accumulate a febbraio in parallelo a una ripresa del dollaro e dei rendimenti dei Treasuries. Con gli ultimi dati sull’inflazione gli speculatori sono tornati a sperare in una prossima discesa dei tassi d’interesse e si sono affrettati a riposizionarsi.

Il motore che sposta con maggior forza le quotazioni dell’oro è quasi sempre l’attesa di un cambio delle politiche monetarie, soprattutto da parte della Federal Reserve. Gli scenari sui tassi, a onor del vero, restano incerti. Ma il rally di questi giorni – che avviene in parallelo a quello, ancora più potente, del Bitcoin – non sembra fare eccezione alla regola.