Tesla, Apple e Google: stelle cadenti tra le magnifiche sette
Delle big che trainavano Wall Street, tre sono in affanno nel 2024
Le chiamano “magnifiche 7”. Non solo perché guidano la capitalizzazione dell’S& P 500, il più importante indice azionario al mondo. Ma anche perché nonostante siano delle imprese gigantesche riescono a mantenere elevati tassi di crescita nel tempo, come sono più abituate a fare le start- up promettenti. In sostanza hanno un modello di business che genera ricavi mostruosi ( caratteristica delle più grandi aziende value) ma conservano la capacità di crescita delle piccole. Le “magnifiche 7” sono un ibrido. Condensano insieme il pezzo forte dei titoli value ( robustezza e solidità finanziaria) e quello dei titoli growth ( tasso di crescita esponenziale). È come se fossero degli elefanti che, invece, di camminare lentamente, avessero imparato a correre come leopardi. In natura non esistono ma in Borsa sì. E si chiamano Microsoft, Apple, Nvidia, Amazon, Google ( Alphabet), Meta e Tesla. Un anno fa, messe assieme, valevano 5mila miliardi di dollari. Oggi hanno superato i 13mila miliardi. Per intenderci queste sette multinazionali valgono più della somma del prodotto interno lordo di Giappone, Germania e Regno Unito. In questo primo scorcio del 2024 però qualcuna sta dando al mercato segnali contrastanti. Piuttosto che correre, ha iniziato a camminare. Il mercato se ne sta accorgendo e inizia a mettere in dubbio la loro posizione nella categoria privilegiata delle “magnifiche 7”.
Quella che sta soffrendo di più in questo momento è Tesla. Da inizio anno il titolo ha perso il 28%, 214 miliardi in termini di capitalizzazione. La società automobilistica guidata dal visionario Elon Musk ad oggi capitalizza 576 miliardi e tecnicamente non appartiene più al gruppo delle prime sette, stando a questo parametro, superata dalla farmaceutica Eli Lilly , dalla Berkshire Hathaway di Warren Buffett. E anche da Visa e Mastercard.
Cosa sta succedendo a Tesla? Sta perdendo quota di mercato in Cina. A febbraio le consegne sono diminuite del 16% e i dati dell’ultimo trimestre del 2023 hanno conclamato il sorpasso della rivale cinese BYD. Il tutto, nonostante Tesla stia cercando di limitare i danni tagliando i prezzi di vendita. Inoltre, ci sono oggi più dubbi che in passato sulla futura adozione di massa delle auto elettriche, difatti troppo care per l’uomo comune. Nonostante ciò il mercato continua a dare fiducia a Tesla, perché vale 46 volte gli utili attesi a differenza di multipli molto più bassi su cui viaggiano le altre compagnie automobilistiche ( Toyota quota 12 volte gli utili attesi per avere un paragone). Il mercato vede Tesla non come una società che fabbrica auto. Ma come un ibrido tra un’azienda di robotica e di intelligenza artificiale. Ma sta iniziando a dubitare e di conseguenza il prezzo in Borsa ne sta risentendo (- 52% dai massimi storici di novembre 2021).
Appartiene ancora di diritto alle “magnifiche 7” Apple. Ma le cose dalle parti di Cupertino non stanno brillando. Nel 2024 ha perso lo scettro di prima società al mondo per capitalizzazione, che adesso appartiene a Microsoft che con un rialzo dell’ 8% da inizio anno ha superato la barriera dei 3.000 miliardi. Apple invece in questo primo scorcio d’anno ha perso il 12%, ovvero 367 miliardi di valore in Borsa e si trova ora in area 2.600 miliardi. Ma come mai mentre le Borse sono ai massimi storici Apple, che fino a qualche settimana fa era la regina del mercato, sta andando nella direzione opposta? Anche in questo caso c’entra la Cina. Le vendite di iPhone in questo mercato sono calate del 24% nelle prime sei settimane del 2024, a fronte di un + 64% registrato dalla rivale Huawei. In più la società guidata da Tim Cook ha recentemente interrotto il progetto sulla propria auto elettrica spostando le risorse verso l’intelligenza artificiale dove finora ha dimostrato di essere indietro rispetto a Microsoft e alle altre. In primavera si attendono annunci importanti che potrebbero ridare slancio alla Mela. Occhio però al 15 maggio quando l’azionista di maggioranza ( Warren Buffett) pubblicherà il modello 13F dal quale si scoprirà se il guru della finanza avrà continuato a vendere le sue partecipazioni dopo la cessione di 10 milioni di azioni a dicembre.
E poi c’è Google. Con un calo del 6% da inizio anno ( 100 miliardi in termini di capitalizzazione) anche la conglomerata Alphabet non sta partecipando alla festa delle Borse. L’ultima trimestrale ha evidenziato ricavi inferiori rispetto alle attese nella divisione principale, quella dell’advertising ( 65,5 miliardi rispetto ai 65,8 attesi). E poi Gemini, il cavallo di punta del mondo Ai, al momento sembra un po’ indietro rispetto a ChatGpt di OpenAi/ Microsoft. I prossimi mesi, quando le big continueranno a sfidarsi a colpi di intelligenza artificiale, chiariranno meglio il quadro. Scopriremo se il mercato sarà dominato ancora dalle “magnifiche 7” oppure a guidarlo saranno solo “quattro moschettieri”.