Incentivi alle Newco per la riqualificazione del personale
L’emendamento al Dl Ilva guarda al riassetto Tim e al salvataggio dei call center
Il governo mette in campo una nuova misura ( e incentivi ad hoc) per favorire i processi di aggregazione delle imprese e per la riqualificazione del personale, con tutela dell’occupazione. Con un emendamento al decreto ex Ilva approvato mercoledì in Senato, e finanziato con circa 135 milioni, si apre alla possibilità per le nuove imprese nate da fusioni, cessioni, conferimenti, acquisizioni di aziende o rami di esse, se di organico di almeno mille lavoratori, di poter siglare, in sede governativa, un accordo con i sindacati. L’intesa delinea un progetto industriale e di politica attiva con le azioni per superare le difficoltà del settore, formare il personale ( al nuovo contesto lavorativo) e gestire i processi di transizione occupazionale. Questa possibilità vale in via sperimentale per quest’anno e per il 2025, si inserisce nell’ambito del piano di politiche attive previsto dal Pnrr, e può contare su 14 milioni di euro per il 2024, 46,4 milioni per il 2025, 49,2 milioni per il 2026.
Nel dettaglio, il progetto deve prevedere la descrizione del piano industriale della nuova impresa, il numero di lavoratori coinvolti nel processo di aggregazione, i lavoratori a cui applicare le politiche attive, il numero di ore di formazione non inferiore a 200 per ciascun addetto a tempo pieno, e l’impegno del datore di lavoro a tutelare il perimetro occupazionale per almeno 48 mesi. È possibile interrompere il rapporto di impiego per giusta causa, giustificato motivo soggettivo, dimissioni volontarie, accordi di incentivo all’esodo. Fuori da questi casi, se li licenzia, scatta una sanzione pari al doppio dell’esonero contributivo fruito ( limitatamente ai lavoratori oggetto della violazione).
Per i lavoratori da “skillare” ( sui profili professionali compatibili con il piano industriale) è riconosciuto all’impresa un esonero contributivo pari al 100% per un periodo di 24 mesi entro un limite di importo annuo pari a 3.500 euro per addetto. L’esonero si prolunga per ulteriori 12 mesi nel limite di importo anno pari a 2mila euro. Resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.
L’incentivo alle aggregazioni di imprese, che è compatibile con altre misure agevolative, ha valenza generale, per tutti i settori, ma è stato delineato in modo particolare come strumento utile in alcune delicate partite in corso sulle telecomunicazioni. La norma infatti si applica alle imprese di nuova costituzione e potrebbe ad esempio avere le caratteristiche giuste per accompagnare il riassetto societario che nascerà dopo la separazione in casa Tim di NetCco e ServiceCo, oppure per sostenere processi di riorganizzazione nel comparto dei call center. Non c’è, va detto, un’operazione precisa che ha ispirato la misura, secondo i ministeri che l’hanno proposta, ma in generale si ritiene che possa adattarsi bene ad alcune esigenze del settore tlc, come ha spiegato ieri il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, nel question time alla Camera.
L’agevolazione triennale vale per nuove imprese con almeno mille dipendenti
Per agevolare la transizione occupazionale, la norma prevede, anche qui in via sperimentale, che le nuove imprese costituite possano avviare iniziative di politica attiva a gestione diretta aziendale finalizzata a ricollocare i lavoratori, con il loro consenso, anche in altri settori economici con un contratto di lavoro almeno corrispondente a quello in essere. I fabbisogni occupazionali del territorio potranno essere recuperati anche avvalendosi dei servizi forniti dalle agenzie per il lavoro.