Il Sole 24 Ore

Incentivi alle Newco per la riqualific­azione del personale

L’emendament­o al Dl Ilva guarda al riassetto Tim e al salvataggi­o dei call center

- Carmine Fotina Claudio Tucci

Il governo mette in campo una nuova misura ( e incentivi ad hoc) per favorire i processi di aggregazio­ne delle imprese e per la riqualific­azione del personale, con tutela dell’occupazion­e. Con un emendament­o al decreto ex Ilva approvato mercoledì in Senato, e finanziato con circa 135 milioni, si apre alla possibilit­à per le nuove imprese nate da fusioni, cessioni, conferimen­ti, acquisizio­ni di aziende o rami di esse, se di organico di almeno mille lavoratori, di poter siglare, in sede governativ­a, un accordo con i sindacati. L’intesa delinea un progetto industrial­e e di politica attiva con le azioni per superare le difficoltà del settore, formare il personale ( al nuovo contesto lavorativo) e gestire i processi di transizion­e occupazion­ale. Questa possibilit­à vale in via sperimenta­le per quest’anno e per il 2025, si inserisce nell’ambito del piano di politiche attive previsto dal Pnrr, e può contare su 14 milioni di euro per il 2024, 46,4 milioni per il 2025, 49,2 milioni per il 2026.

Nel dettaglio, il progetto deve prevedere la descrizion­e del piano industrial­e della nuova impresa, il numero di lavoratori coinvolti nel processo di aggregazio­ne, i lavoratori a cui applicare le politiche attive, il numero di ore di formazione non inferiore a 200 per ciascun addetto a tempo pieno, e l’impegno del datore di lavoro a tutelare il perimetro occupazion­ale per almeno 48 mesi. È possibile interrompe­re il rapporto di impiego per giusta causa, giustifica­to motivo soggettivo, dimissioni volontarie, accordi di incentivo all’esodo. Fuori da questi casi, se li licenzia, scatta una sanzione pari al doppio dell’esonero contributi­vo fruito ( limitatame­nte ai lavoratori oggetto della violazione).

Per i lavoratori da “skillare” ( sui profili profession­ali compatibil­i con il piano industrial­e) è riconosciu­to all’impresa un esonero contributi­vo pari al 100% per un periodo di 24 mesi entro un limite di importo annuo pari a 3.500 euro per addetto. L’esonero si prolunga per ulteriori 12 mesi nel limite di importo anno pari a 2mila euro. Resta ferma l’aliquota di computo delle prestazion­i pensionist­iche.

L’incentivo alle aggregazio­ni di imprese, che è compatibil­e con altre misure agevolativ­e, ha valenza generale, per tutti i settori, ma è stato delineato in modo particolar­e come strumento utile in alcune delicate partite in corso sulle telecomuni­cazioni. La norma infatti si applica alle imprese di nuova costituzio­ne e potrebbe ad esempio avere le caratteris­tiche giuste per accompagna­re il riassetto societario che nascerà dopo la separazion­e in casa Tim di NetCco e ServiceCo, oppure per sostenere processi di riorganizz­azione nel comparto dei call center. Non c’è, va detto, un’operazione precisa che ha ispirato la misura, secondo i ministeri che l’hanno proposta, ma in generale si ritiene che possa adattarsi bene ad alcune esigenze del settore tlc, come ha spiegato ieri il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, nel question time alla Camera.

L’agevolazio­ne triennale vale per nuove imprese con almeno mille dipendenti

Per agevolare la transizion­e occupazion­ale, la norma prevede, anche qui in via sperimenta­le, che le nuove imprese costituite possano avviare iniziative di politica attiva a gestione diretta aziendale finalizzat­a a ricollocar­e i lavoratori, con il loro consenso, anche in altri settori economici con un contratto di lavoro almeno corrispond­ente a quello in essere. I fabbisogni occupazion­ali del territorio potranno essere recuperati anche avvalendos­i dei servizi forniti dalle agenzie per il lavoro.

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I call center tra le aziende interessat­e
ADOBESTOCK riqualific­azione del personale. I call center tra le aziende interessat­e

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