Il varco dei Popolari Ue alla premier e gli spazi di Salvini
L’Abruzzo, in queste ore, è certamente il primo dei pensieri per la maggioranza ma la prospettiva strategica resta l’Europa e ieri è successo qualcosa che presto sarà la priorità della premier. Al congresso dei Popolari europei, che si è aperto a Bucarest, si è infatti visto uno spostamento delle posizioni verso destra riscrivendo quei punti maggiormente sotto attacco: frenata sul green deal e soprattutto i migranti. Si sta così creando, nel Ppe, un ambiente più accogliente e coerente per partiti come quello di Meloni e, anche la ricandidatura di Von der Leyen alla Commissione Ue, ne favorisce l’avvicinamento e – chissà – un futuro ingresso.
Non è chiaro, però, chi stia facendo più passi incontro all’altro, se i Popolari adeguandosi a un’agenda di destra oppure Meloni che in questo anno e mezzo ha dato prova di “europeismo”, oltre che di atlantismo. Così slogan sui migranti come quello detto dal presidente Ppe Weber - « chi viene qui lo decide l’Europa con gli Stati membri, non i trafficanti » - accarezzano le orecchie della premier che si trova davanti a un varco appena aperto. Dunque, basterà entrare senza alcuna forzatura. Vuol dire - allora - che nei Popolari è cominciata un’operazione di agganciamento verso destra e di sganciamento dei Socialisti? Ovviamente dipenderà dall’esito delle europee ma sembra che si stiano allestendo “due forni” per dare al Ppe la possibilità di essere l’arbitro della futura maggioranza. E magari imporre anche le new entry come quella della premier, che il Pse rifiuta.
« Non ci sono solo i Socialisti. Poi, non essendo il primo partito, non possono decidere e dettare le regole » , diceva ieri Tajani da Bucarest evocando i due anni da presidente del Parlamento europeo ( 2017/ 2019) grazie proprio a quell’alleanza tra Popolari, Liberali e Conservatori che auspica possa tornare.
Per l’Italia questo vorrebbe dire riunire due dei partiti di maggioranza se non nello stesso gruppo europeo almeno nella stessa maggioranza, diversamente da com’è oggi. In effetti, se le cose andassero secondo i piani del ministro degli Esteri, si consoliderebbe l’asse con FdI mentre Salvini ( che è nel gruppo Ue con Marine Le Pen) resterebbe fuori dai giochi a Bruxelles e magari anche a Roma. Nel senso che continuerebbe nel suo gioco tattico di fastidio al Governo. Del resto, ieri, il suo fedelissimo vice, Andrea Crippa, ha ricordato che c’è stato un momento in cui la Lega ha occupato lo spazio moderato ( Governo Draghi) ma poi i voti poi sono andati a Meloni. Insomma, la spina nel fianco destro della premier resta. Prima e dopo le europee.