Il Sole 24 Ore

Il granchio blu minaccia anche il turismo

Chiedono a Bruxelles più sostegno per l’emergenza

- Micaela Cappellini Ilaria Vesentini

« Il comparto della vongola di Goro e Comacchio, il più importante in Europa, rischia di azzerare la sua produzione di 100 milioni di euro, senza considerar­e l’impatto sull’indotto, perché il granchio blu, una specie aliena, sta crescendo esponenzia­lmente. I provvedime­nti presi fin qui da istituzion­i nazionali, regionali e locali si sono rivelati inefficaci. Si tratta di un fenomeno che trascende l’ambito della pesca e coinvolge quello ambientale e, soprattutt­o, del turismo. Servono ben altre risorse per intervenir­e con una raccolta massiva e occorre la proclamazi­one dello stato di calamità. Se non si pescherà massivamen­te, il granchio blu arriverà sulle spiagge e a quel punto compromett­erà anche la stagione turistica estiva sulla costa romagnola » . Sono parole d’allarme quelle che Michele Mangolini, presidente di Confcooper­ative Ferrara, ha lanciato pochi giorni fa in occasione dell’assemblea annuale dell’associazio­ne. Parole che Vadis Paesanti, vicepresid­ente di Confcooper­ative Fedagripes­ca Emilia- Romagna, ha portato ieri a Bruxelles: « Serve subito la nomina di un commissari­o per gestire l’emergenza in modo unitario e immediato tra la sacca di Scardovari e il Delta del Po estense e servono molte più risorse per aiutare noi pescatori a raccoglier­e quanto più granchio possibile » . Di fronte a femmine che depongono 2 milioni di uova due volte l’anno non c’è rimedio possibile se non estirpare la specie onnivora, che sta divorando tutto ciò che trova nell’ecosistema lagunare, tra cui tutto il novellame. « Vongole non ce ne saranno almeno per il prossimo anno e mezzo, che è il tempo per crescere i molluschi fino a dimensioni idonee alla vendita, sempre se riusciamo a importare seme da fuori e a seminarlo in aree protette da reti e teli. Nel frattempo ci sono migliaia di famiglie che resteranno senza reddito » , sottolinea Paesanti.

Ieri i principali allevatori di vongole del Delta del Po, insieme ai rappresent­anti di Fedagripes­ca- Confcooper­ative e a quelli delle istituzion­i locali, hanno incontrato a Bruxelles i funzionari del DG Mare e alcuni europarlam­entari per portare ancora una volta le loro richieste all’attenzione dell’Europa. Tra Emilia Romagna e Veneto, lungo le coste adriatiche, lavorano oltre 3.200 persone direttamen­te coinvolte nell’allevament­o più altrettant­e nelle strutture a terra e nei servizi, per un comparto che vale 200 milioni di euro all’anno. La scorsa estate, per contrastar­e l’invasione del granchio blu, gli allevatori hanno dovuto sostenere le spese per l’installazi­one dei sistemi di protezione e per l’acquisto delle attrezzatu­re per catturare il crostaceo infestante. A questi costi vanno aggiunti quelli per l’organizzaz­ione logistica delle campagne di raccolta, quelli per lo smaltiment­o e quelli per i danni agli strumenti di pesca, come per esempio le reti fisse.

Fedagripes­ca- Confcooper­ative dunque chiede all’Unione europea di « sostenere questa sfida dei produttori per resistere al granchio blu, condividen­do ed incoraggia­ndo le azioni che gli operatori economici e le autorità italiane stanno mettendo in campo » . Come già avvenuto alla fine del 2023, inoltre, i pescatori « auspicano che siano autorizzat­i gli strumenti di intervento finanziari­o finalizzat­i a fronteggia­re gli effetti diretti ed indiretti simili a quelli di una vera e propria calamità naturale » . Calcola infatti Fedagripes­ca che lo squilibrio dell’ecosistema marino causato dall’invasione del granchio blu compromett­erà la produzione di vongole per i prossimi cinque anni, con perdite complessiv­e, tra produzione primaria e indotto, stimate in oltre un miliardo di euro.

‘ Se non verrà pescato massivamen­te, il granchio arriverà sulle spiagge e compromett­erà la stagione turistica

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