Il Sole 24 Ore

FuturaSun, 10 milioni per produrre moduli fotovoltai­ci in Veneto

L’idea è di creare in Veneto un polo che sia tecnologic­o oltre che produttivo

- Sara Deganello

« Con 10 milioni riusciamo a far partire una produzione di massa di moduli fotovoltai­ci in Italia, in Veneto » : è l’obiettivo di Alessandro Barin ceo di FuturaSun Group, gruppo impegnato nello sviluppo, produzione e vendita di celle e moduli solari ad alta efficienza: fondato nel 2008 nel distretto fotovoltai­co italiano di Cittadella ( Padova), oggi ha stabilimen­ti in Cina, centri logistici in Europa e uffici commercial­i in tutto il mondo, operando in oltre 70 Paesi.

« FuturaSun è un collegamen­to tra Europa e Cina: abbiamo abbandonat­o la filiera fotovoltai­ca e non possiamo fare improvvisa­mente quello che loro hanno raggiunto in 15 anni, con i loro numeri. Possiamo però avere un’industria magari più piccola, interconne­ssa all’Asia, sfruttando il loro sviluppo » , spiega Barin, che ha abitato per più di vent’anni in Cina ed è tornato in Italia solo recentemen­te. « Stiamo guardando alla creazione di un polo, in Veneto, a partire da una linea di moduli. Vogliamo iniziare quest’anno l’attività di preparazio­ne, per produrre nella prima metà del 2025 un modulo europeo. L’attività sarà di assemblagg­io e ricerca. Abbiamo una rete di ricercator­i in Europa e si potranno fare trial sia a livello di assemblagg­io che di macchinari per lo stesso. L’idea è di creare un polo tecnologic­o, non solo produttivo. Cominciamo con i moduli, poi magari potremmo trovare qualcuno che ci fa le cornici. Non so quanto ci vorrà. Ma si potrebbe portare a casa un pezzetto della filiera cinese » .

La strategia di FuturaSun prevede lo sviluppo di un investimen­to industrial­e di dimensione europea che usa la stessa Cina come base dall’enorme capacità di produzione di moduli e celle a costi competitiv­i, « senza per forza andare in cerca di incentivi. Certo faremo domanda ora per l’Innovation Fund europeo. Ma è una cosa in più: se non arriva nulla, per noi non cambia niente. Se si costruisce un modello di business sugli incentivi e magari poi ritardano, che cosa succede? Magari nel frattempo il mercato è cambiato » , argomenta Barin. E su eventuali dazi europei alla Cina commenta: « Ci si riorganizz­a. Ma il rischio è andare a distrugger­e la transizion­e energetica, su cui vive un settore che dà lavoro a migliaia di persone, pensiamo solo agli installato­ri » .

Nel maggio del 2013 FuturaSun ha acquisito la startup Solertix di Roma, nata dall’esperienza del Polo Solare Organico della regione Lazio ( Chose) dell’università Tor Vergata, un’operazione che ha aperto la strada verso la tecnologia delle celle solari a perovskite. « Stiamo facendo ricerca per industrial­izzarla. Dove avverrà, se in Europa o in Cina, ancora non lo sappiamo. Di certo la filiera della perovskite è slegata dalla Cina: rappresent­a il materiale di prossima generazion­e che andrà a integrare il silicio per aumentare l’efficienza » , osserva Barin.

Oggi FuturaSun ha una capacità produttiva di moduli per 2 GW e ha avviato la costruzion­e di un polo industrial­e in Cina, nella provincia del Jiangsu, a Nord di Shanghai, che realizzerà, a regime, 12 GW di celle solari. Ha registrato nel 2022 un fatturato di 139 milioni di euro, che si è mantenuto sopra i 100 milioni anche nel 2023. Ha in Italia 30 dipendenti e 200 in Cina che entro la fine dell’anno, con l’avvio della nuova fabbrica, diventeran­no più di 500.

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Linea produttiva di moduli fotovoltai­ci a Taizhou, in Cina
Filiera solare. Linea produttiva di moduli fotovoltai­ci a Taizhou, in Cina

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