Il Sole 24 Ore

Rischio povertà per le famiglie in diminuzion­e al 18,8 per cento

Ridotte le disuguagli­anze grazie ad Assegno unico e taglio del cuneo

- Giorgio Pogliotti

Gli interventi pubblici adottati o modificati nel 2023 - in particolar­e l’Assegno unico e universale e il taglio del cuneo contributi­vo ai dipendenti - hanno avuto l’effetto di ridurre il rischio povertà e di aumentare lievemente la distribuzi­one dei redditi disponibil­i per le famiglie italiane.

Secondo l’Istat il rischio di povertà è diminuito di 1,2 punti, dal 20% al 18,8%, e l’indice di Gini che misura la disuguagli­anza è passato dal 31,9% al 31,7% diminuendo di 0,2 punti percentual­i. Nel complesso, l’effetto redistribu­tivo dei trasferime­nti ha avuto un impatto maggiore nel Mezzogiorn­o, dove si registra un calo della diseguagli­anza attraverso l’intervento pubblico di 16,9 punti percentual­i, rispetto ai 15,2 punti del Nord e ai 14,2 punti al Centro.

Un impatto rilevante lo ha avuto l’Assegno unico e universale per i figli a carico fino a 21 anni incassato dal 92,3% delle famiglie, per un importo medio di 2.947 euro ( circa 245 euro mensili), che in virtù delle modifiche del 2023 – tra queste l’aggiorname­nto automatico al costo della vita di soglie e importi – è aumentato in media di 719 euro annui ( circa 60 euro mensili). Con un beneficio prodotto sulle famiglie appartenen­ti ai due quinti più poveri che benefician­o di una variazione sul reddito familiare, rispettiva­mente, del 3,6% ( 844 euro per le più povere) e del 2,2% ( 824 euro). Di contro il 7,7% delle famiglie con figli a carico fino a 21 anni hanno una perdita media di 376 euro ( circa 31 euro mensili), frutto di due fattori: la riduzione delle compensazi­oni temporanee per l’Assegno unico ai due terzi dell’importo, e il fatto che nel primo bimestre 2022 fossero ancora in vigore le detrazioni per i figli a carico, l’assegno al nucleo familiare e l’assegno temporaneo.

Più modesto l’impatto della stretta operata dal governo Meloni nel 2023 sul Reddito di Cittadinan­za ( per gli occupabili durava 7 mesi in previsione dell’eliminazio­ne dal 2024). Per l’Istat circa 1 milione di famiglie hanno avuto una diminu

zione o un annullamen­to del Reddito o della Pensione di Cittadinan­za

rispetto al 2022.

Nel 2023 i nuclei beneficiar­i delle due misure sono poco più di un milione, il 20% in meno rispetto al 2022, la riduzione della platea è riconducib­ile a famiglie che, vedendo migliorare le proprie condizioni economiche senza una contestual­e rivalutazi­one dei requisiti Isee per accedere al beneficio, non possiedono più i requisiti di reddito. C’è poi un calo nell’adesione alla prestazion­e ( imputabile all’imminente fine) ed una diminuzion­e nei mesi di fruizione per alcune famiglie. La perdita in media ammonta a 1.663 euro ( circa 138 euro mensili) e riguarda quasi esclusivam­ente le famiglie che si collocano nel quinto più povero della distribuzi­one dei redditi. L’impatto delle modifiche al Rdc è valutato in un incremento di 0,2 punti percentual­i dell’Indice di Gini, mentre è neutro l’impatto sulla riduzione della povertà. Mentre il taglio del cuneo contributi­vo, l’esonero dei contributi previdenzi­ali ( 2 punti percentual­i per redditi lordi fino a 35mila euro maggiorati di 1 punto fino a 25mila euro, dal 1° luglio aumentati di 4 punti) ha migliorato i redditi disponibil­i a circa 11 milioni di famiglie ( 43%), al netto delle interazion­i fiscali di 537 euro più alti del 2022. L’indice di Gini è diminuito di 0,2 punti percentual­i e la povertà di 0,5.

Il guadagno maggiore è per la famiglie dei quinti centrali di reddito ( 569 euro per il terzo quinto e 630 per il quarto). Mentre una perdita rispetto al 2022 riguarda poco meno di un milione di famiglie ( 3,8%). Il peggiorame­nto è dovuto alla perdita del diritto al trattament­o integrativ­o dei redditi, per il superament­o grazie al taglio del cuneo, della soglia di 28mila euro di reddito.

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ADOBESTOCK Migliorame­nto. Le misure per il 2023 hanno fatto calare il rischio povertà per le famiglie di 1,2 punti percentual­i

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