Arriva una cordata per il salvataggio
Una nuova banca regionale americana è sull’orlo del collasso. La New York Community Bancorp, scossa da spirali di passivi immobiliari, è a caccia di iniezioni di capitali per rafforzare la sua posizione finanziaria e orchestrare un salvataggio in extremis.
Le perdite, assieme a dubbi sulla solidità manageriale e dei controlli interni, hanno schiacciato il titolo in Borsa, che ieri ha ceduto oltre il 40% accelerando flessioni iniziate a gennaio e che ad oggi hanno fatto evaporare oltre il 70% del suo valore a Wall Street. Le azioni sono scivolate sotto i due dollari e poi sono state sospese dalle contrattazioni. In serata è arrivata la notizia che la banca ha raccolto oltre 1 miliardo da una cordata di investitori guidata dall’ex segretario al Tesoro statunitense Steve Mnuchin e la nomina di Joseph Otting, ex comproller of the currency, come nuovo ceo della banca.
La saga, più in generale, ha riportato alla ribalta i rischi per la rete di banche locali e regionali negli Stati Uniti, dopo che i crack l’anno scorso di tre influenti gruppi tra i quali Silicon Valley Bank avevano minacciato contagi anche più ampi nel sistema creditizio portando a interventi di autorità federali e di grandi istituti. Nelle ultime ore il nervosismo serpeggiato tra gli investitori ha punito altri marchi regionali, da Valley
National Bancorp a Citizens Financials a Wall Street, assieme all’indice settoriale
Kbw Regional Banking Index.
Le pressioni sull’istituto si sono moltiplicate da quando a inizio anno ha rivelato perdite trimestrali legate al portafoglio di proprietà commerciali, un passivo che si è gonfiato a 2,7 miliardi con 2,4 miliardi di svalutazioni. Ha inoltre annunciato tagli del dividendo del 70% per preservare risorse e rispettare requisiti di capitale.
La banca è particolarmente esposta, per circa metà dei suoi prestiti, alla categoria dei palazzi con affitti regolamentati nella città di New York, un segmento che ha sofferto sotto gli aumenti dei tassi di interesse e nuove regole per limitare i rincari ai danni dei consumatori. In totale il suo portafoglio prestiti a fine dicembre era di 84,6 miliardi, con oltre l’ 8% stimato come a più elevato rischio di default.
La spirale negativa per la banca è stata aggravata nei giorni scorsi dall’ammissione di aver scoperto “debolezza materiali” nelle stesse pratiche utilizzate per valutare e monitorare i prestiti, notizia che ha scatenato immediati declassamenti del rating sotto la soglia di investment grade da parte di Fitch e Moody’s. A nulla sono valse le assicurazioni della banca di avere depositi stabili, con quasi 400 filiali in sette stati. Nè la decisione di cambi al vertice, dove un nuovo chief executive, Alessandro DiNello, ha preso le redini dalla scorsa settimana.
La salute del settore bancario e la sua supervisione sono stati anche al centro di dichiarazioni del chairman della Federal Reserve Jerome Powell al Congresso Usa, questa volta però per tener conto delle resistenze dei giganti del settore ad aggravi degli oneri. A margine di un’audizione semestrale sulla politica monetaria, Powell ha indicato che sono in programma significativi cambiamenti nelle proposte per rafforzare i requisiti di capitale dei più grandi istituti, in risposta a critiche sui costi e sul potenziale impatto economico del cosiddetto
Basel III endgame.