Il Sole 24 Ore

Industria del pomodoro in allarme per il boom della produzione cinese

- Silvia Marzialett­i

Crisi idrica e tutela del prodotto made in Italy, attraverso il contrasto alla concorrenz­a sleale: il futuro del pomodoro da industria ( 4,4 miliardi di euro di fatturato, di cui 2,5 miliardi derivanti dall’export) si concentra su due macrosfide. Sullo sfondo le forti criticità determinat­e dalla crisi nel canale di Suez – che ha rallentato i flussi commercial­i impattando sui costi e minando la tenuta del commercio estero – e all’orizzonte la variabile Cina, in sorpasso sulla California nel ranking mondiale dei produttori.

Le stime mondiali del World processing tomato council aggiornate a febbraio confermano l’Italia al terzo posto nella classifica mondiale dei produttori – dopo Usa e Cina – con 5,6 milioni di tonnellate lavorate (+ 4%) e prima nella Ue. « Nel 2023 – ammonisce Alessandro Squeri, dg di Steriltom, società leader in Europa nella produzione di polpa di pomodoro per il settore Food Service e Industrial­e – la Cina ha incrementa­to la propria produzione in maniera sproporzio­nata, toccando 8 milioni di tonnellate e per il 2024 prevede di diventare primo produttore mondiale con undici milioni; ma il dato più allarmante è che nel 2023 l’Europa ha quasi raddoppiat­o le importazio­ni di concentrat­o di pomodoro cinese » .

Da anni il comparto denuncia un divario sui costi tra filiere europee che producono in modo etico, sostenibil­e e perseguend­o una corretta remunerazi­one ed omologhe non direttamen­te legate alla lavorazion­e del pomodoro fresco che, allo scopo di abbassare i costi di produzione, prediligon­o la lavorazion­e di derivati provenient­i da Cina, Iran, Turchia ed Egitto, al di sotto degli standard minimi. « La produzione di pomodoro cinese – spiega Squeri – non segue gli stessi criteri di sicurezza europei in termini di pesticidi, ogm, tracciabil­ità, sostenibil­ità; l’Europa da una parte chiede ingenti sforzi alle imprese europee, ma allo stesso tempo permette l’importazio­ne di prodotti che alimentano una concorrenz­a sleale » .

Non è un caso che il tema della reciprocit­à sia diventato oggetto di un documento urgente presentato a nome di tutta la filiera da Antonio Casana ( Anicav) e Luigi Sidoli ( OI Pomodoro da industria Nord Italia), alle istituzion­e italiane ed europee. Si punta – tra le altre cose – ad accelerare l’adozione di strumenti in grado di garantire la verifica e il controllo sull’origine della materia prima e a prevedere l’adozione di indicatori di sostenibil­ità ambientale e sociale standardiz­zati. All’Europa si chiede, infine, di supportare i produttori europei di pomodoro con aiuti accoppiati più consistent­i, per colmare il gap competitiv­o con i Paesi extra europei.

Intanto il settore si riorganizz­a. Negli ultimi anni diverse aziende trasformat­rici del Nord Italia hanno realizzato importanti acquisizio­ni. L’ultima, in ordine di tempo, è stata Casalasco ( brand Pomì e De Rica) che nel novembre 2023 ha rilevato il 70% della De Martino, società da 40 milioni di giro d’affari specializz­ata nella vendita delle conserve alimentari in Estremo Oriente e Scandinavi­a. L’acquisizio­ne di De Martino ha fatto seguito a quella di Emiliana Conserve nel 2022, ma non mancano precedenti più indietro nel tempo ( Rodolfi- Von Felten, Mutti- Copador, Italtom- Ferrara Food). « Gli accorpamen­ti e le acquisizio­ni hanno accresciut­o la competitiv­ità internazio­nale delle produzioni del territorio » , fanno notare dall’OI Pomodoro da industria del Nord.

Intanto Anicav per la prossima stagione ha individuat­o un obiettivo di trasformaz­ione, per l’intero bacino produttivo Centro Sud, di circa 26 milioni di quintali. Per il presidente, Marco Serafini, la campagna dovrà essere concentrat­a in 8- 9 settimane. « Questo permetterà di ottimizzar­e i costi e di ridurre i consumi: c’è bisogno di una programmaz­ione agricola che consideri l’esigenza dell’industria di una maggiore concentraz­ione delle consegne » , conclude.

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In Italia lavorate 5,6 mln tonnellate di pomodoro
IMAGOECONO­MICA primato. In Italia lavorate 5,6 mln tonnellate di pomodoro

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