Milano, varata la stretta contro gli abusi edilizi
Palazzo Marino ha scelto un piano di autotutela dopo le inchieste della procura D’ora in poi verranno adottati piani attuativi o permessi Tancredi: « Noi corretti »
Approvata la delibera, a Milano si passa alle linee guida concrete per il settore urbanistico, alla luce delle principali inchieste della procura, che nel corso del 2023 ha messo nel mirino, con l’ipotesi di reato di abuso edilizio, le costruzioni di via Crescenzago, via Stresa e piazza Aspromonte.
Ieri Palazzo Marino ha emanato una sorta di vademecum per indicare ai propri funzionari e dirigenti le scelte operative da adottare di fronte a nuove richieste di autorizzazione a costruire, dopo che la Giunta lo scorso 23 febbraio aveva già approvato una delibera di “autotutela”. Per quanto riguarda le nuove costruzioni o le demolizioni finalizzate alla ricostruzione « con diversa sagoma » , con altezza superiore ai 25 metri o con volumetria superiore ai 3 metri cubi ogni metro quadrato, gli interventi dovranno essere o sottoposti a « piani attuativi » - qualora ci siano interventi con elementi di rilevante « discostamento rispetto alle norme morfologiche previste dal Pgt » o in caso di « interventi in ambito inedificato o poco edificato » - o sottoposti a « approfondimenti specifici » , al fine di valutare meglio il contesto urbano, la presenza di spazi o aree libere, la necessità di urbanizzazioni, e qualora il contesto sia già urbanizzato si può procedere con il « permesso di costruire o permesso di costruire convenzionato » . Infine si spiega che nel caso non ci siano tracce dell’immobile preesistente o cambi il numero degli edifici, l’intervento verrà classificato come nuova costruzione.
Per quanto riguarda la monetizzazione, ovvero il meccanismo per cui un privato compensa il pubblico per le mancate opere di urbanizzazione qualora non ci siano gli spazi, si aggiunge che « risulta opportuno valutare l’interesse pubblico » , che sarà effettuata con il « coordinamento della Direzione Generale che valuterà il coinvolgimento delle direzioni competenti » .
Il Comune quindi prende atto dell’orientamento degli inquirenti e del gip milanese, contrari alla prassi comunale usata da decenni secondo cui una Scia ( una sorta di autocertificazione) è sufficiente a demolire e ricostruire un edificio di oltre 25 metri. Per il giudice delle indagini preliminari infatti, accogliendo le contestazioni dei pm, serve invece un permesso o un vero e proprio piano attuativo, che prenda atto dei nuovi bisogni di infrastrutture. L’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi sottolinea la sua convinzione che « l’amministrazione comunale abbia operato in modo corretto, ma data la situazione pensiamo di dover assumere questo come atto di responsabilità. Rimane tuttavia prioritaria una soluzione rapida da parte degli organi di Giustizia o del legislatore » .