Lontano l’obiettivo di raccogliere il 50% dell’acqua piovana
Sarebbe l’uovo di Colombo se non ci fosse di mezzo la burocrazia e un apparato pubblico incapace di sfruttare le potenzialità del territorio, delle imprese agricole, dei consorzi di bonifica e delle società energetiche. Il piano Coldiretti- Anbi ( l’Associazione dei consorzi di bonifica) punta a passare dall’attuale raccolta dell’ 11% delle acque piovane al 50%. Con un piano pluriennale in cui siano coinvolti tutti i soggetti del sistema acqua. « Le imprese agricole » , spiega Alessandro Apolito, il dirigente della Coldiretti che si occupa del Piano, « sono quelle che subiscono la doppia beffa della siccità e delle alluvioni. Ma la scarsità dell’acqua è un grande problema del Paese, non solo dell’agricoltura » .
Per questo, il Piano punta a coinvolgere Governo, Regioni e imprese per sfruttare tutto il potenziale della raccolta. Ci sono circa diecimila infrastrutture che possono essere rese operative nel medio- lungo periodo di cui circa 400 sono immediatamente cantierabili. Si tratta dei laghetti aziendali, molto efficaci in pianura; degli invasi a doppio bacino, ideali per i territori collinari e montani; delle grandi dighe esistenti, che andrebbero manutenute e completate ( alcune sono in costruzione da decenni).
« I laghi aziendali » , spiega Apolito, « sono un’aspirina. Servono per alleviare le difficoltà del singolo imprenditore, ma non risolvono il problema. Servirebbe una semplificazione burocratica per velocizzarne la costruzione. Oggi passano fino a tre anni per autorizzarne uno. Le imprese agricole sono sommerse dalla pratiche burocratiche » . Eppure non prevedono l’uso di cemento o la costruzione di vasche.
Ma la chiave di volta sarebbero gli invasi a doppio bacino, ideali per la raccolta delle acque e la produzione di energia elettrica, grazie al sistema dei pompaggi. « Coldiretti » , racconta Apolito, « ha fatto dei progetti pilota molto efficaci e ha sottoscritto degli accordi di programma con Acea, Enel e Terna che hanno le competenze tecniche per costruirli. Ma per mettere a terra i progetti serve un Piano nazionale pluriennale finanziato e, magari, affidato al Commissario per l’emergenza idrica dotandolo di poteri autorizzativi straordinari » .
L’obiettivo del Piano Coldiretti è ambizioso: raccogliere il 50% delle acque piovane, che nei prossimi anni saranno sempre meno.