Il caso invasi, manutenzione ferma a 60 anni fa
La manutenzione dei bacini idrici è un tema cruciale, da decenni. Un intervento strutturale per rigenerare la loro capienza originaria permetterebbe di recuperare ingenti volumi di acqua, dando respiro ad un settore agricolo che oscilla tra nubifragi e siccità.
Il problema è che in molte delle 532 grandi dighe italiane ( quelle con sbarramento di altezza superiore a 15 metri o con volume di serbatoio superiore al milione di metri cubi di acqua) non si fa opera di manutenzione da 60 anni ( per la Commissione Attività Produttive della Camera sono almeno 155 le dighe attenzionate). Uno dei casi più clamorosi è quello di Monte Cotugno, in Basilicata, l’invaso in terra battuta più grande d’Europa. Qui i lavori per la realizzazione del nuovo manto bituminoso dello sbarramento sono fermi da 16 anni, impedendo così alla diga di essere tutta riempita. Risultato: milioni di mc di acqua del fiume Sinni vengono dispersi in mare in un momento in cui la siccità è un’emergenza conclamata. « Monte Cotugno è la metafora di una piaga che colpisce il sud Italia ma non solo » , spiega Massimo Gargano, direttore generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue ( ANBI).
L’associazione di Gargano ha recentemente stilato un piano di manutenzione straordinaria delle infrastrutture idriche nazionali, censendo 729 progetti per un investimento complessivo di 2,3 miliardi di euro. In particolare, il piano prevede la pulizia straordinaria di 90 invasi ( 9 al nord, 36 al centro, 45 al sud), la cui capacità complessiva è ridotta di circa il 10% a causa del progressivo depositarsi di sedime sul fondale dei bacini. E poi l’asportazione di oltre 72 milioni di mc di materiale per un costo di 290 milioni di euro, concorrendo ad incrementare la percentuale di acqua piovana trattenuta al suolo, oggi ferma appena all’ 11 per cento. Se questa è la mappa dell’esistente, finora si è fatto pochissimo per intervenire. « Finanziamenti pubblici per la manutenzione straordinaria degli invasi non esistono; il Pnrr finanzia ‘ solo’ l’ammodernamento della rete idrica » , continua Gargano. « E in Italia continuiamo ad inseguire le emergenze invece che investire sulla prevenzione del territorio » .