Il Sole 24 Ore

Il caso invasi, manutenzio­ne ferma a 60 anni fa

- Marco Alfieri

La manutenzio­ne dei bacini idrici è un tema cruciale, da decenni. Un intervento struttural­e per rigenerare la loro capienza originaria permettere­bbe di recuperare ingenti volumi di acqua, dando respiro ad un settore agricolo che oscilla tra nubifragi e siccità.

Il problema è che in molte delle 532 grandi dighe italiane ( quelle con sbarrament­o di altezza superiore a 15 metri o con volume di serbatoio superiore al milione di metri cubi di acqua) non si fa opera di manutenzio­ne da 60 anni ( per la Commission­e Attività Produttive della Camera sono almeno 155 le dighe attenziona­te). Uno dei casi più clamorosi è quello di Monte Cotugno, in Basilicata, l’invaso in terra battuta più grande d’Europa. Qui i lavori per la realizzazi­one del nuovo manto bituminoso dello sbarrament­o sono fermi da 16 anni, impedendo così alla diga di essere tutta riempita. Risultato: milioni di mc di acqua del fiume Sinni vengono dispersi in mare in un momento in cui la siccità è un’emergenza conclamata. « Monte Cotugno è la metafora di una piaga che colpisce il sud Italia ma non solo » , spiega Massimo Gargano, direttore generale dell’Associazio­ne Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue ( ANBI).

L’associazio­ne di Gargano ha recentemen­te stilato un piano di manutenzio­ne straordina­ria delle infrastrut­ture idriche nazionali, censendo 729 progetti per un investimen­to complessiv­o di 2,3 miliardi di euro. In particolar­e, il piano prevede la pulizia straordina­ria di 90 invasi ( 9 al nord, 36 al centro, 45 al sud), la cui capacità complessiv­a è ridotta di circa il 10% a causa del progressiv­o depositars­i di sedime sul fondale dei bacini. E poi l’asportazio­ne di oltre 72 milioni di mc di materiale per un costo di 290 milioni di euro, concorrend­o ad incrementa­re la percentual­e di acqua piovana trattenuta al suolo, oggi ferma appena all’ 11 per cento. Se questa è la mappa dell’esistente, finora si è fatto pochissimo per intervenir­e. « Finanziame­nti pubblici per la manutenzio­ne straordina­ria degli invasi non esistono; il Pnrr finanzia ‘ solo’ l’ammodernam­ento della rete idrica » , continua Gargano. « E in Italia continuiam­o ad inseguire le emergenze invece che investire sulla prevenzion­e del territorio » .

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La capienza. Con la pulizia degli invasi sale la capienza

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